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Editoriali

La patente sociale dell’Emilia Romagna: uno strumento ottimo, ma speriamo non venga gestito alla “Facebook”

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In questi giorni di guerra ha destato scalpore l’iniziativa del comune di Fidenza dell’istituire una patente sociale per i cittadini virtuosi a cui si è aggiunto anche l’interesse di altri comuni. Non è un caso che la patente sociale subentri ad un periodo appena trascorso nel quale c’è stato un “semaforo” sociale: il Greenpass. Uno strumento anche questo politico, come hanno ammesso tutte le parti coinvolte in causa, ma anche un precursore e nuovo parente della già sperimentata patente a punti che ha rallentato la marcia di molte auto in autostrada e nelle extraurbane.

La patente sociale è essenzialmente una card, fisica e virtuale, dove il cittadino parte da una base di partenza. Più virtuoso è e più guadagna punti, più punti guadagna più ha diritto a dei benefit e, nel caso di Fidenza, sicuramente è conosciuto: il diritto alla casa.

All’interno del documento vengono riportate le tabelle “dei divieti e degli obblighi legati all’alloggio e agli spazi accessori”, entrati in vigore dal 19 marzo scorso. Tra i divieti, figurano “l’utilizzo di barbecue e griglie sul balcone” (pena la perdita di 10 punti) o l’ospitare “persone estranee al nucleo senza la preventiva autorizzazione del Comune e/o dell’Ente gestore”, comportamento che si tradurrebbe in una multa di 50 euro e nella decurtazione di 25 punti dalla “Carta dell’assegnatario”. Per quanto riguarda, invece, gli spazi comuni è vietato consumare alcolici o “distribuire cibo alle popolazioni libere di colombi e volatili in genere”, pena la perdita di 10 punti. Nel caso di segnalazioni e quindi di possibili “comportamenti illeciti”, il nuovo regolamento approvato dal Comune di Fidenza prevede l’intervento di un “agente accertatore” formato da ACER, la società che gestisce gli alloggi popolari in Emilia-Romagna. Al funzionario è assegnata la facoltà di ispezionare gli alloggi e sanzionare i nuclei familiari.

fonte https://www.lindipendente.online/2022/03/23/il-comune-di-fidenza-introduce-la-patente-a-punti-per-le-case-popolari/

“Più curi il tuo immobile comunale, più paghi regolarmente e più punti prendi”. Chi invece non lo fa? Non è degno di vivere in un alloggio comunale.

Detto così suona bene per il classico spot all’italiana dove le persone amano dividersi tra giustizialisti ed antifascisti “anomali”, così definiti perché quelli veri sono quasi sempre a favore di queste iniziative nazionalpopolari e lo notiamo dal padrino dell’iniziativa: il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini che aspira ad essere il leader nazionale del Partito Democratico e per forza di cose deve dare l’esempio della società modello del futuro, che richiede una trasformazione in questo presente fatto di crisi del lavoro e geopolitiche.

La società della sorveglianza composta dal monitoraggio costante delle nostre vite, adesso si sposta a quella del controllo dove vige la missione “ti sorveglio, ma posso anche decidere la tua vita in modo arbitrario“.

No, quanto virgolettato non è una forzatura, ma come si è detto è un punto positivo su cui si può essere d’accordo anche visto che il cittadino onesto è quello che non ha difficoltà nel rispettare le regole ed essere ligio agli ordini del quieto vivere.

Il problema reale, però, risiede nel metodo e nel contesto perché un precedente di credito sociale c’è in Cina ed online. Il modello cinese, oltre ad avere un sistema di sorveglianza all’avanguardia tanto da avergli noi italiani affidato le telecamere delle strutture governative, comprese quelle dell’intelligence dove il regime non tollera per esempio la libertà di espressione e di manifestare, ne consegue che le persone se aprono bocca vengono penalizzate e “bullizzate” quando si trovano nei luoghi affollati ed i monitor di strada avvisano la gente lì presente della presenza di persone “indegne” perché prive di crediti sociali.

In poche parole, quali sono le regole alla base che consentono di fare questo?

Se l’Italia dovesse attuare delle regole sempre più stringenti per via delle crisi senza fine che contraddistingueranno i prossimi anni, siamo sicuri che il credito sociale non diventi uno strumento intimidatorio?

Altro aspetto da non sottovalutare, come funzioneranno le sanzioni?

Ci sarà modo di appellarsi alle decisioni? Oppure sceglieranno il modello Facebook?

Ecco, questo è un altro problema su cui vale la pena riflettere: una persona accusata di compiere reati ed è innocente, come si colloca in questo schema?

Gli vengono tolti i punti oppure ha modo di appellarsi? E in che modo?

Facebook, che ha dichiarato in questi mesi di avere lo scopo di tutelare i reati di opinione in primis e già questo puzza di fascismo e di regole avverse alla piazza libera di Internet, quando una persona ha da ridire sulla decisione, cosa succede?

Questo è possibile già spiegarlo. Innanzitutto Facebook commina delle penalità singole o congiunte come l’impossibilità di postare, di pubblicare nei gruppi e quella peggiore, soprattutto quando lo fa verso un professionista dell’informazione o una persona coinvolta socialmente, di togliere la visibilità per diversi mesi ai post dell’utente.

Se ci si appella, non si ha la certezza che il ricorso venga osservato da una persona manualmente e se pure forse non c’è possibilità di riscrivere manualmente delle memorie difensive, come fa Google, mancando di rispetto all’utente. In poche parole, i ricorsi vengono sempre respinti e viene fornita una ulteriore opportunità come quella di rivolgersi ad un comitato indipendente che però “esamina casi campione una tantum“, ci fanno sapere dal social che si prefigge di essere i social modello di democrazia.

Ecco, che intenzione c’è quindi nel gestire la premialità di questi crediti sociali che non interessano lo spazio virtuale, ma la vita reale?

Proprio perché la tecnologia aiuta, idem una eventuale schedatura, è possibile capire come si collocherà la tecnologia sulle fasce deboli digitalmente parlando?

L’aspetto rischioso è proprio questo: il contesto ibrido. Una tecnologia del genere dovrebbe abolire l’arbitrio umano per funzionare meglio ed impiegarlo solo nei casi estremi per certificare le gravi sanzioni comminate delle “macchine” ed il fattore patente a punti lo dovrebbe insegnare. Un tutor scatta la foto, l’agente l’approva, e arriva in automatico la multa a casa o sul cassetto fiscale.

In questo caso, i punti come verranno decurtati e a quali leggi faranno riferimento?

Quale sarà la possibilità di manipolazione degli esseri umani sulle scelte delle macchine di sorveglianza?

Interrogativi che lasciano spazio a delle decisioni apparentemente superficiali e che rispondono al comando “bisogna partire e poi si aggiustano le cose“: concetto corretto se non fosse che in ballo ci sia la dignità sociale delle persone ed i diritti basilari. Un altro aspetto fondamentale è quello del valutare l’affidamento del trattamento dati al pubblico o al privato con tutta la discussione che ne deriverebbe, come già avvenuto nel caso di Immuni. Oltre a questo, è innegabile la pericolosità per la democrazia l’iniziare a mettere in piedi un progetto di questa portata per poi modificarlo ed il greenpass lo ha dimostrato.

Da semaforo vaccinale a semaforo sociale che ha limitato alcuni diritti fondamentali e non per questioni sanitarie, ma politiche visti gli effetti e la stessa ammissione della componente politica dirigenziale del Bel Paese.

In conclusione, l’idea dell’istituzione del credito sociale può essere utile, ma in periodi così incerti di guerra rappresenta un rischio concreto per l’attuazione di un sistema “provvisorio” fallace sotto molti punti di vista e che possa stabilizzarsi con evidenti rischi per il funzionamento democratico del Paese.

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro la pedopornografia online, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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