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Si va più piano e si consuma di più … e Lo chiamano progresso !

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Un mondo che accelera i tempi, che parla di rivoluzione ambientale, di tecnologia che migliora la qualità di vita propone delle tecnologie che spesso si rivelano l’opposto di quello che promettono.

Che il progresso sia una trovata di marketing e basta?

L’auto elettrica è l’emblema di come la speculazione del mercato sia nociva per l’ambiente dove il progresso è sintomo di minori prestazioni che vengono vendute come efficienza.

Le auto tradizionali hanno l’80 per cento di capacità riciclabile mentre quelle elettriche hanno meno materiali e presentano più difficoltà per il riutilizzo colpevoli le batterie.

Parliamo anche delle risorse impiegate: un auto tradizionale è composta da materiali facilmente reperibili in natura, una batteria elettrica, e l’aumento di processori che rendono più tecnologica, l’auto elettrica è composta da materie rare che sono destinate a sparire.

L’efficienza … se metto 10 litri in un serbatoio di plastica oggi, fra 10 anni quei litri non cambiano, se carico una batteria al 100% oggi, fra 10 anni sarà al 70 per cento del suo potenziale e guai a ricaricarla anche da nuova sempre al 100.

Il Sole 24 ore ha fatto un test ed i dati della foto sono eloquenti: più tempo e più costi. A cui si aggiungono o anche i costi sostenuti per l’acquisto che sono maggiori rispetto a un auto tradizionale.

Per ricaricare l’auto elettrica c’è bisogno di silicio se vogliamo il ciclo a zero emissioni che pure qualche problema di smaltimento ha … così come nella maggior parte dei casi ad alimentare le auto elettriche non ci sono fonti rinnovabili, ma combustioni di idrocarburi ed energia nucleare.

Lo chiamano progresso, ma in realtà è un marketing pericoloso che rischia di far esaurire prima del tempo delle risorse che servono ad apparecchi medicali, sistemi di sicurezza militare e soprattutto che ci porteremo a vita dentro a qualche deserto o in fondo al mare.

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro la pedopornografia online, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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