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Crosetto sotto attacco della Stampa e dell’intelligence di partito

Tempo di lettura: 6 minuti. Crosetto è lo stakeholder delle aziende italiane della difesa con il bollino NATO, ma lo è anche dell’impresa che produce il trojan di stato. Conflitti di interesse oppure qualcuno è deluso di aver perso Esercito ed intelligence in un colpo solo?

Tempo di lettura: 6 minuti.

Guido Crosetto è diventato Ministro della Difesa del Governo Italiano ed è subito scoppiata una polemica sui suoi conflitti di interesse arricchendo di molto le notizie che circolano in questi giorni su colui che è stato considerato da sempre l’uomo del passo indietro rispetto alla leader Giorgia Meloni. Il piemontese dalle braccia rubate all’agricoltura in favore dell’aerospazio è la persona più esposta sui social quando si tratta di parlare di Fratelli d’Italia opponendosi agli attacchi, a volte fondati altre gratuiti, che vengono posti alla sua leader ed al partito che ha contribuito a governare seppur sia stato distante dal panorama politico degli incarichi ufficiali di Governo e di Territorio. Perché Crosetto ha un lavoro ben remunerato, tanto da consentirgli il lusso di dimettersi dal Parlamento, e le sue fonti di guadagno sono state in questi anni nascoste alla massa grazie al fatto che il non essere parte di quel mondo e delle sue dinamiche torbide che ne orbitano, vedi la stampa o la magistratura, gli ha consentito di dedicarsi ad una vera attività di lobbying nel settore della Difesa.

Quando sei Ministro, diventi casa di vetro

“Crosetto milionario grazie alle bombe ed all’intelligence non può essere rappresentante della Difesa del paese” è la sintesi dei titoli dei giornali che hanno sollevato la questione del conflitto di interessi arpionando la scelta di Giorgia Meloni nel nominarlo rappresentante della forza militare del Paese senza che vi fossero smentite da parte del diretto interessato che ha ovviamente ammesso di essere stato pagato per la sua attività di lobbying ed è giusto chiarire anche che, prima dell’elezione di Giorgia Meloni, Crosetto dichiarò pubblicamente che sia lui e la sua famiglia si è dimessa da tutti gli incarichi in modo tale da non mettere in difficoltà “la sua amica che era diventata molto famosa“, e questo sembrerebbe non essere bastato per sollevare la questione di opportunità che riapre uno scenario fino a ieri dibattuto quando al Governo c’erano Renzi e Giuseppe Conte inerente i conflitti di interesse nel campo dell’intelligence.

Un conflitto di interesse che non esiste

L’aspetto più interessante di questa vicenda è che si prova ad associare la nomina di Crosetto al termine conflitto di interesse, ma che questo non è ravvisato da alcuna parte dell’ordinamento giuridico attuale altrimenti il Presidente della Repubblica avrebbe respinto la sua nomina al mittente. Prendiamo ad esempio il caso Ronzulli dove Mattarella è stato compiacente quando la stampa ha attaccato la fedelissima di Berlusconi pur di non vederla seduta in uno dei ministeri della Repubblica Italiana. E’ giusto precisare al lettore che, quando si viene individuati nel ricoprire un incarico che sia di natura ministeriale, un sottosegretariato, un ruolo di commissario del governo e di fatto governativo, le analisi del sangue tengono traccia di quanto sia stato onorevole e rispettabile almeno l’ultimo quinquennio di vita della persona che deve essere incaricata di rappresentare il Paese. Proprio perché si conoscono bene le vicende della Ronzulli collegate alle questioni berlusconiane, per quanto concerne Crosetto, invece, l’unica cosa che traspare in questi giorni è il suo ruolo di lobbista per quelle che sono considerate le aziende di lusso del nostro Stato specializzate nel settore dell’intelligence e fiore all’occhiello in un contesto internazionale dove la Difesa Italiana sia dal punto di vista della produzione di armi esplosive, logistiche, di difesa e quelle informatiche di ultima generazione sono effettivamente parte di un mondo che fino ieri è stato nascosto.

Chi ha dato i soldi a Guido Crosetto?

Ad oggi figurano Leonardo ed il gruppo Elettronica su cui Matrice Digitale #️⃣ quattro mesi fa ha già approfondito una dinamica internazionale che è stata praticamente tenuta all’oscuro da una vicenda che ha interessato Google e gli interessi americani lesi da un software spia realizzato proprio da una società collegata all’universo della più grande industria di attacco elettronico del Belpaese.

Ancora più interessante la vicenda che riguarda il fatto che Guido Crosetto ha rappresentato da sempre Aiad che sarebbe l’associazione delle imprese di Confindustria nel settore della difesa. Non solo rappresenta l’associazione degli imprenditori più influente nel campo della rappresentanza di quei mercati che tutti sanno essere comunque dei luoghi dove non solo si annida la bravura imprenditoriale, ma contano molto gli aspetti collegati alle relazioni industriali stabiliti anche grazie alle ingerenze e dal gradimento che il mondo della Difesa e dell’Intelligence esprimono. Trovandoci in un contesto dove l’Italia da sempre è un paese collegato alla Nato, le aziende che lavorano nel settore della Difesa devono necessariamente godere non solo di un apprezzamento delle alte sfere delle Forzee Armate e dell’intelligece italiana, ma devono essere provviste anche di una sorta di autorizzazione, o bollino come vogliamo chiamarlo, affidato appunto dalla Nato ed è per questo che non stupisce più di tanto che dinanzi a qualsiasi forma di sospetto, fondato o infondato, il nome di Crosetto è stato gradito ed è stato digerito dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Come spesso accade è un problema di opportunità

Quello che fa interrogare su questa vicenda è la questione di opportunità, che motiva le accuse rivolte al lobbista delle armi che ha lo scotto da pagare ogni volta compirà un atto, un acquisto perchè ci sarà sempre il sospetto di un conflitto di interessi essendoci alla base un conflitto di opportunità e Crosetto Ministro della Difesa sarà sempre accompagnato dalla domanda:

è giusto che il Ministro della Difesa con provenienza da un determinato settore, da una determinata associazione e di un determinato schieramento ideologico rappresenti gli interessi del paese?

È una bella domanda a cui rispondere, alla quale però la risposta potrebbe essere triplice:

  • non è giusto perché sicuramente sta lì per “rubare”, detto alla popolana
  • è giusto perchè è una persona che sa fare il suo mestiere e sa come funziona.
  • è sbagliato perché anche se agisce totalmente nel giusto, ci sarebbe sempre quella forma di sospetto sulla non trasparenza che la gestione della cosa pubblica vorrebbe.

Se i media fossero collegati all’intelligence, Crosetto rappresenta una minaccia

Il clamore sui media ha un motivo abbastanza eloquente: Guido Crosetto è una vera minaccia per quell’universo che orbita intorno al mondo della difesa e che da anni viene gestito politicamente dal Partito Democratico. Fa ancora più scalpore la questione che ha visto Crosetto impegnato in una attività di consulenza retribuita dalla società che produce il Trojan di Stato. Si ricorda ai lettori che quando il Trojan di Stato è stato potenziato ad averlo fatto è stato lo stesso Conte nel mentre si viveva la tragedia del Covid Nel nostro paese.

Articolo del 26/03/2020

Il tutto è avvenuto dinanzi al silenzio della stampa e degli attivisti italiani impegnati ad osservare in tutto il mondo l’adozione dei software spia. Peccato che siano stati in silenzio nel nostro paese ed hanno preso atto solo quando il governo ha approvato l’introduzione ed il potenziamento dei “dittatoriali” trojan di stato senza aprire nessun caso. Proprio per questo motivo bisognerebbe porre una domanda al lettore e a coloro che oggi magari mettono la questione dei conflitti di interessi di Crosetto nel settore della Difesa e sarebbe molto facile:

quando il Trojan di Stato serviva alla magistratura gestita da colui che era considerato il più grande magistrato d’Italia e che ne ha fatto un uso politicizzato e fuorilegge era ovviamente giusta la posizione di Crosetto in Elettronica?

Quando Leonardo era prima affidata all’ecosistema di Marco Minniti per poi passare a quello di Luigi di Maio, ci sono state le stesse polemiche preventive oppure si è preso atto quando quello che oggi consideriamo un conflitto di interessi è diventato ascrivibile al fenomeno delle porte girevoli?

Pochi hanno sollevato in estrema solitudine queste polemiche, meritandosi il silenzio collettivo degli operatori dell’informazione o addirittura la derisione per aver raccontato delle dinamiche complottistiche. E’ ancora più chiaro che in questo momento la lotta non è semplicemente contro Guido Crosetto che ha conflitti di interesse, ma contro un ministero fondamentalmente utilizzato fino a ieri, insieme ad altre aziende collegate all’intelligence dello Stato, da un apparato politico che evidentemente già sente la nostalgia degli abusi fatti in passato non solo nel campo militare, ma nel campo civile come ad esempio quello della magistratura. Guido Crosetto avrà sempre l’ombra del conflitto di interesse anche se sulla carta questo impedimento non c’è, ma lo stesso Ministro della Difesa dovrà dimostrare e dare prova agli italiani di essere un servitore del paese e di riequilibrare quello che evidentemente è stato strumentalizzato da una parte politica che ha commesso l’errore di reputare l’esercito ed il sistema di intelligence non un’arma di difesa e di attacco utile ai cittadini, bensì al servizio del proprio orticello politico.

Che sia la persona giusta al momento giusto? Sarebbe bello che a rispondere sul caso sia lo stesso Mattarella.

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro l’abuso dei minori, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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