Categorie
Inchieste

Google licenzia 28 dipendenti in protesta per il Cloud con Israele

Tempo di lettura: 3 minuti. Google ha licenziato 28 dipendenti dopo proteste riguardanti un contratto cloud con Israele: una scelta che farà discutere

Tempo di lettura: 3 minuti.

Google ha recentemente licenziato 28 dipendenti in seguito alla protesta legata al suo contratto cloud con Israele del progetto Nimbus. Queste proteste, avvenute negli uffici di New York e Sunnyvale, hanno portato a comportamenti giudicati inaccettabili dalla compagnia, inclusa la presa di controllo di spazi ufficio, danneggiamenti della proprietà, e ostacoli fisici all’attività lavorativa di altri dipendenti.

Dettagli del licenziamento

Le proteste hanno portato alla defenestrazione e al danneggiamento della proprietà di Google, comportamenti che l’azienda ha categoricamente condannato. I dipendenti coinvolti sono stati immediatamente messi sotto indagine e i loro accessi ai sistemi di Google sono stati revocati. Alcuni di questi, che si sono rifiutati di lasciare gli uffici, sono stati arrestati dalle forze dell’ordine. Dopo un’indagine approfondita, Google ha deciso di terminare il rapporto lavorativo con 28 dei dipendenti coinvolti.

Politiche e standards di Comportamento

Google ha ribadito che il comportamento manifestato viola molteplici politiche aziendali, tra cui il Codice di Condotta e le politiche su Molestie, Discriminazione, Ritorsioni, Standard di Condotta e Preoccupazioni sul Posto di Lavoro. L’azienda ha sottolineato che tali azioni non trovano spazio all’interno del suo ambiente lavorativo e che qualsiasi violazione delle politiche interne è soggetta a severe sanzioni, inclusa la possibile terminazione del contratto di lavoro.

Implicazioni per il Futuro

Questo episodio segnala un chiaro messaggio agli impiegati di Google: l’azienda prende molto sul serio le politiche interne e non tollererà comportamenti che le violino. È atteso che i leader aziendali comunichino ulteriormente sui standard di comportamento e discorso ammissibili in ambito lavorativo, riaffermando l’impegno di Google nel mantenere un ambiente professionale e rispettoso.

Dichiarazione dei Lavoratori Google sulla Campagna No Tech for Apartheid e i Licenziamenti di Massa

Una recente dichiarazione rilasciata dai lavoratori di Google associati alla campagna “No Tech for Apartheid” solleva preoccupazioni serie riguardo alle azioni dell’azienda. I lavoratori denunciano licenziamenti di massa come atto di ritorsione per le loro proteste contro il contratto Project Nimbus di Google con il governo israeliano, che considerano supporto a operazioni militari contro i Palestinesi.

Dettagli dei licenziamenti

La dichiarazione specifica che Google ha licenziato indiscriminatamente più di due dozzine di lavoratori, inclusi alcuni che non hanno partecipato direttamente alle proteste di 10 ore che hanno avuto luogo nelle sedi di New York e Sunnyvale. I lavoratori descrivono questi licenziamenti come una chiara dimostrazione che Google dà priorità ai suoi contratti da miliardi con il governo israeliano rispetto al benessere dei suoi dipendenti.

Accuse di Comportamenti Inaccettabili

Secondo la dichiarazione, durante le proteste, Google avrebbe chiamato la polizia sugli stessi lavoratori, portando all’arresto di nove persone. I licenziamenti sono stati giustificati dall’azienda con accuse di “bullismo” e “molestie”, che i lavoratori ritengono infondate, sottolineando che anche i colleghi palestinesi, arabi e musulmani hanno subito discriminazioni e molestie supportate dalla tecnologia Google.

Reazioni e Supporto Interno

Nonostante la pressione e le azioni legali, i lavoratori affermano di aver ricevuto un supporto massiccio e positivo durante le proteste, smentendo le affermazioni di Google su danni alla proprietà o impedimenti al lavoro di altri. La dichiarazione evidenzia l’importanza del sostegno collettivo e la determinazione dei lavoratori di continuare a organizzarsi fino a che Google non abbandonerà Project Nimbus.

I lavoratori di Google chiamano in causa la leadership dell’azienda, in particolare Sundar Pichai e Thomas Kurian, accusandoli di trarre profitto da azioni considerate genocidi. La dichiarazione termina con una nota di sfida, promettendo di intensificare gli sforzi organizzativi nonostante i licenziamenti, mirando a porre fine al supporto di Google a ciò che percepiscono come azioni di genocidio.

Il licenziamento di questi 28 dipendenti da parte di Google evidenzia la tensione tra libertà di espressione dei lavoratori e le necessità di mantenere un ambiente di lavoro ordinato e conforme alle politiche aziendali. Questo evento è destinato a influenzare il dialogo interno sulla gestione delle proteste e delle espressioni di dissenso all’interno dell’azienda.

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro l’abuso dei minori, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

Pronto a supportare l'informazione libera?

Iscriviti alla nostra newsletter // Seguici gratuitamente su Google News
Exit mobile version