Inchieste
Greenpass italiani falsi: l’analisi degli esperti sui 2200 certificati verdi esposti

Tempo di lettura: 4 minuti.
La notizia della presenza di un archivio .zip di 1001 green pass italiani disponibile in rete pubblicata in esclusiva da Matrice Digitale ha destato non poco scalpore tra gli addetti ai lavori. Nei giorni precedenti abbiamo raccontato la questione spinosa delle chiavi private straniere che circolavano su internet e che garantivano la creazione, con relativa validazione, di certificati verdi intestati a cittadini italiani, anche fittizi come Hitler e Craxi, seppur risultava l'avvenuta vaccinazione al di fuori dei confini italici che in fase di verifica nei locali poteva far sorgere qualche dubbio.
Nuove indagini della redazione

Quello che sappiamo del leak è che il creatore ha utilizzato un Mac ed ha caricato sì 2000 certificati verdi tutti italiani, ma al netto dei duplicati, il numero effettivo è di 1001 come dichiara il ricercatore sonoclaudio, che aggiunge la possibilità concreta che vengono da una farmacia. Perchè si è arrivati a questa conclusione? Semplicemente perché le farmacie oltre a fornire vaccinazioni e tamponi, sono anche deputate a scaricare i certificati verdi delle persone anziane che non hanno dimestichezza con le piattaforme digitali.
Secondo nuove indiscrezioni raccolte dalla redazione, i file sono stati raccolti nei mesi di agosto, settembre e ottobre 2021 da una persona che ha avuto tempo e luogo per poterli collezionare. I greenpass non sono riferiti a tamponi, ma a vaccinazioni e quindi questo fa intendere che potrebbe essere stato un medico o un farmacista. C'è anche però da sottolineare che i metatag dei file sono vuoti e quindi le tracce di creazione dei file sono state cancellate e chi si è preoccupato di svolgere questa azione ha una conoscenza informatica non propriamente di base.
Mancano i Qr code dei Greenpass?
No, sono presenti nei pdf e, purtroppo, si possono estrarre con un semplice script per chi mastica la materia informatica, anzi, ci è giunta da una fonte anonima la notizia che la tendenza a sporcare i qr code per poi pubblicarli sulle testate giornalistiche, può essere pericolosa perché in caso di lettura, gli stessi codici visivi sono rigenerabili e quindi potenzialmente duplicabili e diffusi in giro.
Non si sa chi siano le 1001 persone esposte, ma chi di dovere “dovrebbe iniziare a pensare di creare un archivio con i nominativi delle persone esposte”, come sostiene l'esperto di sicurezza informatica Odisseus, oppure dovrebbe far recapitare direttamente a “domicilio” i greenpass rigenerati ai diretti interessati, invalidando quelli esposti, suggeriamo noi.
Il parere dell'esperto di indagini forensi

Dopo aver ascoltato in precedenza l'opinione dell'ing. Fuga, la redazione ha chiesto un parere sulla vicenda al dott. Andrea Lazzarotto, esperto di consulenza digitale forense, che ha dichiarato “la circolazione di archivi di Green Pass rubati costituisce ovviamente un fatto grave e mette a rischio i dati personali di cittadini ignari. Purtroppo, le attuali modalità di utilizzo dello strumento rendono il fatto ancora più pericoloso. Con la scelta incosciente di rimuovere un elemento obbligatorio (cioè il controllo dell'identità con la validazione del documento) si permette a chiunque di riutilizzare comodamente i Green Pass altrui, comprese vittime inconsapevoli. La si può definire una “falla di implementazione”, perché la certificazione verde necessita di un documento di identità per funzionare come lasciapassare e tale verifica dovrebbe essere resa obbligatoria in tutti i locali pubblici. In realtà le persone prive di scrupoli non necessitano di centinaia di codici rubati, ma ne è sufficiente uno che si “avvicini” per età e genere a chi desidera utilizzarlo illecitamente. In questi mesi abbiamo visto pubblicare incautamente codici validi su grandi quotidiani nazionali e persino in una campagna pubblicitaria del Ministero della Cultura. La mancanza di controlli e la scarsa prudenza rendono la vita fin troppo facile a chi è intenzionato a violare le regole“.
Un'osservazione, quella di Lazzarotto, sicuramente acuta, ma che fa a cazzotti con la digitalizzazione di un processo, quello del certificato verde, che perderebbe così tutta la sua comodità in caso di doppia verifica manuale, che nasconde un'altra insidia e precisamente quella della falsificazione dei documenti di identità sulla base dei nominativi presenti sui certificati verdi diffusi in rete. Oltre ai rischi, però, è anche giusto segnalare che nei giorni precedenti la Asl campana ha fatto un blitz su Capri ed ha controllato 66 locali, verificando più di 300 persone. Il risultato ottenuto è stato del 100% di green pass originali e soprattutto nessuno colto senza nei luoghi dove richiesto.
La scelta di effettuare un clickbait nell'articolo su come scaricare 2200 green pass italiani, indicando un presunto link per scaricarli, fa parte di una campagna di sensibilizzazione lanciata da Matrice Digitale non solo sull'utilizzo corretto dello strumento, ma anche informando i lettori sul reato che scaturisce dall'utilizzo improprio di dati, personali e sensibili. L'opposto di quanto sta accadendo in questi giorni su Media nazionali e sui profili social di personaggi vip.
Inchieste
La CIA sotto accusa aiutata da NewsGuard nella narrazione sull’origine del COVID-19
Tempo di lettura: 2 minuti. La CIA e NewsGuard sotto accusa: nuove rivelazioni sollevano dubbi sulla narrazione ufficiale dell’origine del COVID-19.

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In una recente rivelazione che potrebbe gettare nuova luce sull'origine della pandemia di COVID-19, un alto ufficiale della CIA ha accusato l'agenzia di aver tentato di manipolare le testimonianze di alcuni analisti per sostenere la teoria della trasmissione del virus dagli animali agli esseri umani, piuttosto che dalla fuga da un laboratorio a Wuhan, in Cina. Questa accusa, riportata dal New York Post, è stata confermata da una lettera inviata al direttore della CIA, William Burns, e ha sollevato nuove domande sulla credibilità delle informazioni fornite dall'agenzia.
Il ruolo di NewsGuard
In questo contesto, è importante sottolineare il ruolo svolto da NewsGuard, una società che si occupa di monitorare e valutare la veridicità delle notizie pubblicate online. Secondo una inchiesta condotta da Matrice Digitale, NewsGuard ha avuto un ruolo significativo nell'avallare la narrazione ufficiale sull'origine del virus, etichettando come false le notizie che sostenevano la teoria della creazione artificiale del virus nei laboratori di Wuhan.
Critiche e controversie
La redazione di Matrice Digitale ha criticato aspramente l'approccio di NewsGuard, accusandola di aver creato una lista di proscrizione delle testate giornalistiche che diffondevano notizie contrarie alla narrazione ufficiale, e di aver ignorato altre informazioni false e fuorvianti circolate in merito alla pandemia. Questa situazione ha sollevato gravi preoccupazioni riguardo alla libertà di espressione e al diritto all'informazione, con Matrice Digitale che sottolinea la necessità di una maggiore trasparenza e responsabilità da parte delle agenzie di controllo delle notizie.
Questioni politiche e di credibilità
L'inchiesta di Matrice Digitale mette in luce anche le divergenze tra le narrazioni politiche negli Stati Uniti riguardo all'origine del virus, con il Partito Democratico che sostiene la teoria della trasmissione zoonotica, mentre il Partito Repubblicano sospetta una creazione artificiale del virus nei laboratori di Wuhan. In questo scenario, la credibilità di NewsGuard viene messa in discussione, con accuse di favoritismo politico e mancanza di obiettività nella valutazione delle notizie.
In conclusione, le recenti rivelazioni sulla possibile manipolazione delle informazioni da parte della CIA, insieme alle critiche mosse a NewsGuard, sollevano seri dubbi sulla veridicità delle informazioni circolate finora riguardo all'origine del COVID-19. È evidente che la questione richiede ulteriori indagini e una maggiore trasparenza da parte delle agenzie coinvolte. Prima della CIA, anche dall'FBI erano giunte indiscrezioni sull'origine artificiale del virus.
Inchieste
Vinted, come ottenere merce e rimborso: “il tuo capo è falso”
Tempo di lettura: 2 minuti. Una lettrice condivide la sua esperienza di truffa su Vinted, evidenziando i rischi delle vendite online e la necessità di maggiore protezione per gli utenti.

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Le truffe online sono in aumento, e le piattaforme di vendita tra privati come Vinted diventano spesso il terreno di gioco per chi cerca di ingannare. Una lettrice ha deciso di condividere con noi la sua esperienza, sperando di mettere in guardia altri utenti e partecipando attivamente allo spirito di collaborazione che Matrice Digitale ha nei confronti dei lettori e della Pubblica Autorità.
La truffa in dettaglio

Dopo aver messo in vendita una sciarpa autentica di Louis Vuitton, la nostra lettrice ha inviato l'articolo a un'acquirente in Francia. Nonostante avesse fornito prove fotografiche dell'autenticità, l'acquirente ha sostenuto che l'articolo fosse falso, ottenendo un rimborso e trattenendo la sciarpa. La foto dell'acquirente sia da monito per evitare di vendere merce senza ottenere soldi e reso.
La piattaforma Vinted e la sua risposta

Nonostante i numerosi tentativi di contatto, Vinted ha risposto una sola volta, sottolineando la sua politica contro la vendita di falsi. Successivamente, ogni tentativo di comunicazione è stato ignorato, e l'acquirente ha bloccato la nostra lettrice che continua a mandare tre messaggi al giorno di media all'assistenza dell'azienda intermediaria già nota per essere terreno fertile di truffe ai danni di compratori e venditori onesti.
Un modus operandi diffuso
La ricerca online ha rivelato che molti altri utenti hanno subito truffe simili su Vinted. Dichiarare un prodotto come “falso” sembra essere una tattica comune tra i truffatori. Sia chiaro, il lettore non prenda questa strategia come consiglio, ma duole segnalare che è un dato di fatto. Un capo rotto è stato anche oggetto di un'altra truffa simile già raccontata dalla redazione.
L'inerzia delle autorità
La vittima ha cercato aiuto presso la Polizia Postale e la Guardia di Finanza. Tuttavia, le mani delle autorità erano legate a causa della residenza estera sia di Vinted che dell'acquirente.
Il prezzo della giustizia
La nostra lettrice ha valutato anche una opzione legale, ma i costi proibitivi di una causa internazionale hanno reso questa strada impraticabile. Lo stesso motivo che ha fatto desistere Matrice Digitale dal fare una causa a Google dopo l'ingiustificato ban del suo canale YouTube
Riflessioni finali
Questa testimonianza evidenzia la necessità per le piattaforme come Vinted di adottare misure più rigorose per proteggere i propri utenti. Nel frattempo, è fondamentale che gli utenti siano sempre vigili e informati quando operano online: il passa parola non sulle abitudini da osservare, bensì sulle truffe del momento, è fondamentale per anticipare le mosse dei criminali. Ecco tutte le inchieste su Vinted realizzate da Matrice Digitale: i prossimi potreste essere voi.
Inchieste
Vinted, how to get goods and refund: “your luxury dress is fake”
Tempo di lettura: 2 minuti. A reader shares her experience of being scammed on Vinted, highlighting the risks of online sales and the need for more protection for users.

Tempo di lettura: 2 minuti.
Online scams are on the rise, and B2B sales platforms such as Vinted often become the playground for those seeking to deceive. One reader decided to share her experience with us, hoping to warn other users and actively participate in the spirit of cooperation that Digital Matrix has with readers and the Public Authority.
The scam in detail

After listing an authentic Louis Vuitton scarf for sale, our reader sent the item to a buyer in France. Despite providing photographic evidence of authenticity, the buyer claimed the item was fake, getting a refund and keeping the scarf. Let the buyer's photo be a warning to avoid selling merchandise without getting money and returns.
The Vinted platform and its response
Despite numerous attempts to contact them, Vinted responded only once, emphasizing its policy against selling fakes. Subsequently, every attempt at communication was ignored, and the buyer blocked our reader who continues to send an average of three messages a day to the intermediary company's support, which is already known to be a breeding ground for scams against honest buyers and sellers.
A widespread modus operandi
Online research has revealed that many other users have experienced similar scams on Vinted. Declaring a product as “fake” seems to be a common tactic among scammers. Let me be clear, the reader does not take this strategy as advice, but it pains to report that it is a fact. A broken garment was also the subject of another similar scam already recounted by the editorial staff.
The inaction of the authorities
The victim sought help from the Postal Police and the Guardia di Finanza. However, the hands of the authorities were tied because of the foreign residence of both Vinted and the buyer.
The price of justice
Our reader also considered a legal option, but the prohibitive costs of an international lawsuit made this route impractical. The same reason that put off Digital Matrix from suing Google after the unjustified banning of its YouTube channel
Final reflections.
This testimony highlights the need for platforms like Vinted to take stronger measures to protect their users. In the meantime, it is crucial for users to be vigilant and informed at all times when operating online: word of mouth not about the habits to observe, but rather the scams of the moment, is key to anticipating the moves of criminals. Here are all the inch
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