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INCHIESTA ANONIMATO ONLINE: Parla una vittima di chi abusa dei profili falsi e non ha la scorta della Segre

Tempo di lettura: 3 minuti.

Oggi continuiamo la nostra inchiesta con una persona che per motivi giudiziari deve restare anonima. La chiameremo con un nome di fantasia, Partenope, e ci spiegherà un travaglio ancora in corso con la giustizia italiana dove si è trovata in una situazione di stalking dove la stalker ha denunciato lei ed ha utilizzato profili falsi su Facebook e Whats App per contattarne la cerchia familiare e lavorativa con il fine di diffamarla.

Ciao, parlaci del tuo caso.

Anni fa frequentavo una persona in un rapporto di amicizia e quando ho capito che soffriva di disturbi psichici, ho preferito non frequentarla più.

Per quale motivo?

Abitavamo vicino, nello stesso quartiere, una sera eravamo al telefono serene e pronte per partire per le vacanze e mi disse “tu comunque smettila di rubarmi i fidanzati”. Così si è interrotta la nostra conversazione, non partimmo per le ferie e soprattutto capì successivamente che saltuariamente si sottoponeva a delle cure.

Quindi avete interrotto i rapporti e poi?

Poi non ho avuto più contatti fisici, ma solo squilli sul telefono di casa in continuazione, soprattutto quando ero presente. Squilli singoli, irrintracciabili dalla polizia alla quale mi rivolsi, ma sapevo che era lei perché incontrai un amico in comune che mi parlò di lei e di un suo interessamento nei miei confronti, descrivendola anche “disposta ad utilizzare l’acido perché pazza”.

Hai denunciato?

No, perché oltre agli squilli ogni tanto mi contattava con dei profili falsi, chiamava i miei amici e fidanzati, ma in fondo non era molto fastidiosa, anche se ultimamente ha contattato il mio compagno in privato su WhatsApp e lì l’ho avvisata a non continuare e lei mi ha rinfacciato per l‘ennesima volta che faccio lo stesso con i suoi fidanzati. Non le ho mai dato molto peso fino a quando non mi ha denunciato.

Denunciata? E per cosa?

Lei è andata dalla Autorità Giudiziaria a dire che la seguivo, le mettevo le cimici in auto e sono finita sotto indagine per stalking.

E cosa hai fatto?

Considera che studio, non lavoro, ho dovuto prendere un legale per difendermi da un reato penale, dimostrare che è tutta finzione e l’ho dovuto fare anche con il sospetto che fossi colpevole da parte di un magistrato.

Quindi come è andata a finire

Dopo l’interrogatorio, credevo di aver spiegato tutto e invece il Pubblico Ministero ha chiesto altro tempo, forse perché ha compreso la gravità della sua condizione psicologica, ma è successo qualcosa di grave ancora.

Cosa precisamente?

Con diverse telefonate anonime ha contattato persone della mia famiglia dicendo che io sono una pessima persona, così come con un profilo falso ha chiesto addirittura testimoni nei gruppi FB della mia università. 

Come hai vissuto la vicenda dal punto di vista psicologico?

E’ frustrante avere una persona che ti scheda, che ti segue, che addirittura ti mette nella condizione di non dormire o stare serena per degli squilli intermittenti dove le autorità non possono fare niente. Mi sono trovata disperata quando ha chiamato i miei parenti, anche quelli lontani per diffamarmi, ma almeno loro sanno chi sono. Invece ho pianto ed ho avuto una crisi isterica quando mi sono trovata i suoi commenti nei gruppi Facebook dell’università, dove tra l’altro vorrei affermarmi anche dopo gli studi. 

Cosa si dovrebbe fare secondo te, hai letto la proposta di Marattin circa l’associazione di un documento digitale ai profili social?

Non lo so, non sono convinta, ma una cosa è certa: la Giustizia deve essere più veloce. Non si può immaginare di essere chiamata in giudizio, dimostrare di essere la vittima e non l’aggressore ed essere diffamata pubblicamente sui social durante la procedura di indagine. Quindi, sarei d’accordo in un caso del genere a sequestrare i dispositivi digitali, negare temporaneamente l’accesso ai social, almeno fino al giudizio. Comunque una bella campagna di sensibilizzazione sull’uso dei social andrebbe fatta per educare le nuove generazioni e sui loro educatori.

Se fossi stata famosa, sarebbe stato lo stesso?

No assolutamente, anche quando vengono diffusi i video hard di alcune star, queste diventano addirittura più famose. La Cantone si è suicidata, ad esempio. Quando i VIP vengono diffamati, fanno un post sui social ed hanno cassa di risonanza. Le persone normali come me invece non solo devono spendere soldi per tutelarsi, ma vivono in ambienti ristretti che espongono ad un giudizio falsato, che pregiudica vita privata, carriera lavorativa e soprattutto la serenità. E poi consentimi di dire che se un personaggio famoso alza i toni oltre il consentito, è tutto normale, se lo facessi io invece non solo passerei dalla parte del torto, ma soprattutto si compenserebbe il reato dell’altra persona e questa condizione di passività alle ingiustizie, rende la situazione più devastante.

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