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Perchè l’intervista di Tucker Carlson a Putin è giornalismo e fa paura?

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Tucker Carlson ha intervistato Vladimir Putin nell’indifferenza della stampa d’Occidente che è partita subito all’attacco accusando il controverso giornalista americano, se consideriamo i suoi trascorsi a Fox news da cui è stato allontanato, di aver prestato il fianco alla propaganda elettorale russa.

Il contesto in Europa

Il contesto in cui matura l’intervista di Tucker Carlson al presidente russo è un pericolo per l’Europa e tutta la corrente Atlantista che gestisce il fronte della comunicazione in vista delle nuove elezioni europee del 2024. La Commissione Europea si trova in una situazione di grande imbarazzo perché sorregge il peso della storia degli ultimi due anni, soprattutto le posizioni intraprese sull’Ucraina a cui sono state fornite armi ed i soldi dell’Occidente. Per giustificare queste scelte che oggi i cittadini pagano a suon di inflazione ed impoverimento dello Stato Sociale si aggiungono tutte le promesse ed i proclami fatti dall’Unione Europea che non si sono avverati, costando il massacro di una popolazione maschile e giovane come quella dell’Ucraina.

Si aggiunge a questo il fatto che, nel primo pacchetto di sanzioni, l’Europa meritevole di essere il paese con la democrazia più avanzata con le libertà di espressione e di stampa maggiormente garantite rispetto a tutto il mondo, ha censurato le fonti che provenivano dalla Russia. In questo contesto l’intervista di Tucker Carlson a Putin dà voce ad un politico, fino a ieri di primissimo piano, che è stato bandito totalmente dai media occidentali, creando un punto di incontro con la popolazione europea abituata a sentirne solo narrazioni sul suo conto: da presunte morti e malattie fino ad arrivare alle destituzioni sommarie da parte dei suoi fedelissimi.

Il contesto negli USA

Oltreoceano, da cui proviene Tucker Carlson, si accosta l’intervistatore al mondo repubblicano atipico dell’ala indipendente di Donald Trump sia per appartenenze storiche sia per strategie di delegittimazione a suo carico. Grande sostenitore della teoria per cui il sistema di voto americano sia stato messo a dura prova attraverso degli hackeraggi nelle ultime elezioni che hanno portato alla vittoria di Biden, Tucker Carlson è stato licenziato da Fox news con presunte accuse di molestie sessuali che ancora devono essere dimostrate. Nel mentre l’America trova in Trump un forte dissidente nei confronti della politica guerrafondaia messa in piedi dai democratici e dall’Occidente, i repubblicani a suo seguito stanno boicottando l’invio ulteriore di armi all’Ucraina ed allo stesso tempo provano a denunciare nelle sedi opportune i malaffari di Joe Biden e le colpe democratiche nell’amministrazione degli Stati Uniti d’America, oramai in profonda crisi di identità.

E’ una previsione assodata quella sulla vittoria politica di Donald Trump, nel caso dovesse diventare presidente degli USA per la seconda volta, e della sua pericolosità per l’Unione Europea che si ritroverebbe incastrata tra il potere statunitense ed il potere russo che intratterrebbero rapporti commerciali come ai tempi del primo mandato e questo non giocherebbe a favore dell’economia del Vecchio Continente a cui gli Stati Uniti d’America hanno fatto capire che deve iniziare ad armarsi per poter sostenere eventuali assalti dall’esterno, compresi quelli russi smentiti da Putin.

L’intervista a Tucker Carlson è giornalismo?

Così come è successo per il caso Lavrov, intervistato da Giuseppe Brindisi tra mille polemiche di un governo Draghi e di una stampa che censurava qualsiasi voce provenisse dalla Russia e creava addirittura delle liste di proscrizione come ai tempi delle migliori dittature, nel mondo atlantista sono stati scattate subito proteste contro il modo di fare giornalismo da parte di Tucker Carlson. Una piccola curiosità: in registra sembrerebbe in realtà essere sfuggito anche ai sistemi di intelligence statunitensi che già una volta lo avevano avvisato di non intervistare né a Putin né a Kim Jong UN della Corea del Nord. Sulla tipologia del giornalismo l’intervista di Carlson ha un taglio istituzionale dove lascia a Putin lo spazio per poter parlare in modo ampio e vasto di determinati argomenti riferiti alla guerra in Ucraina partendo dalla storia del conflitto e dalla nascita dello Stato stesso della Ucraina con una ricostruzione storica che sicuramente non piacerà.

Guarda l’intervista INTEGRALE IN ITALIANO SU YOUTUBE A CURA DI VISIONE TV

Molti hanno accusato questo modo di non essere giornalisticamente corretto, ma in realtà c’è un errore di valutazione perché, in un contesto dove la voce di Putin è censurata da ogni parte ed è richiesta, intervistarlo in realtà è lo scoop del secolo. Così come sorprende che chi associa l’intervista a Putin ad una spalla nei confronti della propaganda in realtà sta uscendo egli stesso dalla logica del giornalismo che deve dare la notizia, non accorgendosi forse di  entrare anche egli nella sua bolla di propaganda.

L’Editore di Carlson? Elon Musk

L’aspetto ancora più interessante di questa vicenda resta la posizione di Elon Musk che si sta posizionando all’interno dello scenario globale internazionale come traghettatore di una nuova componente di pensiero e di azione. Presupposti che a primo impatto sembrerebbero essere positivi dal fronte della libertà di espressione, ma restano meno rassicuranti per quel che concerne la globalizzazione ed il rispetto del cambiamento climatico e delle necessità per contrastarlo. Molti credevano che Tucker Carlson fosse spacciato una volta uscito da Fox che rappresenta una TV repubblicana ma che in realtà, come vuole la tradizione statunitense è sempre rispettosa della controparte avversaria tanto da sentirsi costretta nell’appoggiare Trump e non un politico di razza. Una volta entrato nelle grazie di Elon Musk che ha in X un progetto non solo di social media , ma di centro Media con un’ampia visibilità per i creators, con servizi di pagamento elettronico e fruizione delle videochiamate e chiamate vocali come se fosse un qualsiasi gestore telefonico grazie alla tecnologia satellitare di Space x. Carlson ha battuto sulla rete Internet il record che incassava su Fox News dove aveva la trasmissione più seguita d’America, fino ad arrivare con l’intervista a Putin dove ha totalizzato 100 milioni di visualizzazioni nei primi giorni.

Carlson ha ridicolizzato i propagandisti nascosti da giornalisti

L’intervista nei fatti mette in difficoltà molti di quei giornalisti che in questi mesi si sono spesi per fornire una narrazione quanto più coerente, e distorta, con la richiesta di invio di armi da parte degli ucraini e che ha posto l’informazione dinanzi a un bivio di appartenenza: informazione e propaganda, allestendo il Ministero della Verità con la compiacenza dell’Europa. Un giornalista con un minimo di ambizione professionale, e dignità, che abbia un’attitudine etica, avrebbe voluto sicuramente fare un’intervista a Putin come lo ha fatto Tucker. Tutti coloro che si oppongono a questa visione non sono giornalisti, ma semplicemente persone munite di un tesserino professionale che ragionano come funzionari di partito di bassa Lega. Perché l’intervista può essere discussa, criticata nei contenuti e nel modo con cui è stata condotta, ma non si può negare che ci troviamo davanti allo scoop del secolo, come lo fu Brindisi con Lavrov, e soprattutto non si è visto, come accaduto nelle conferenze stampa di Draghi o nelle sue interviste realizzate dai giornalisti italiani, Tucker Carlson applaudire Putin, nemmeno notato il giornalista americano annuire alle parole di Putin, ma, per quanto possibile, abbiamo assistito anche a qualche interruzione che ha irritato il presidente russo. Al netto di quello che il capo del Cremlino ha detto, l’intervista è durata anche poco se consideriamo che erano anni che non si ascoltava Putin parlare.

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro l’abuso dei minori, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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