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Inchieste

Reaper,2019-2020, l’APT della Nord Corea esperto di RAT, Spear phishing e macro di Office dannose

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Dopo aver affrontato la storia di Reaper dagli inizi fino al 2018, giungiamo nel 2019 e precisamente tra Luglio e Ottobre 2019, quando l’Unit 42 ha osservato diverse famiglie di malware tipicamente associate al gruppo Konni utilizzate per colpire principalmente un’agenzia governativa degli Stati Uniti facendo leva sui problemi di relazioni geopolitiche in corso riguardanti la Corea del Nord. Lo scopo era quello di attirare gli obiettivi ad aprire allegati di e-mail dannose. Le famiglie di malware utilizzate in questa campagna consistevano principalmente in documenti dannosi con downloader CARROTBAT con payload SYSCON, ma includevano anche un nuovo downloader malware che Unit 42 ha soprannominato CARROTBALL.

CARROTBALL, inizialmente scoperto in un attacco nel mese di ottobre 2019, è una semplice utilità di downloader FTP che facilita l’installazione di SYSCON, un trojan (RAT) ad accesso remoto completo che sfrutta l’FTP per il comando e il controllo (C2). È stato trovato incorporato in un documento Word maligno inviato come esca di phishing a un’agenzia governativa statunitense e a due cittadini stranieri non statunitensi associati professionalmente alla Corea del Nord.

Nel corso della campagna, Unit 42 ha infine osservato un totale di sei esche di documenti dannosi inviati come allegati da quattro indirizzi e-mail russi a 10 obiettivi. L’oggetto delle esche presentava articoli scritti in russo relativi a questioni di relazioni geopolitiche in corso riguardanti la Corea del Nord. Di questi documenti dannosi, cinque contenevano downloader CARROTBAT e uno conteneva un downloader CARROTBALL. Tutti i payloads maligni del secondo stadio erano SYSCON.

Questa campagna ha dimostrato una certa evoluzione nelle tattiche, tecniche e procedure (TTP) dell’attore con l’uso di una nuova famiglia di downloader e un nuovo codice dannoso sotto forma di macro di documenti Word, la maggior parte dei suoi attributi ha una forte somiglianza con la campagna Fractured Block precedentemente riportata da Unit 42 nel novembre 2018. Come tale, Unit 42 ha soprannominato questa campagna Fractured Statue.

ESRC (ESTsecurity Security Response Center) ha scoperto l’attacco APT mobile furtivo, dove APT37 ha anche distribuito un’app dannosa (APK) attraverso il sito mascherato come un servizio di raccolta fondi per sostenere i disertori nordcoreani. Il sito web è stato sviluppato costruito su piattaforma WordPress ed il dominio è stato creato il 23 agosto 2019 per poi essere aggiornato il 22 ottobre quando al portale è stato associato un link di installazione dell’app Android (Google Play).

La trappola virtuale mascherata da sito di beneficenza ingannava i disertori nordcoreani e le organizzazioni legate alla Corea del Nord a installare le applicazioni utilizzando la promozione di strategie in molte forme diverse.

Gli smartphone “zombi“, sfruttati dall’operazione cibernetica, sono poi emersi come una minaccia importante che non doveva essere trascurata visti i diversi tentativi registrati di rubare SMS e rubriche telefoniche, il potenziale spionaggio delle conversazioni telefoniche compresi i messaggi della nota piattaforma sud coreana KakaoTalk che apparivano nelle finestre di notifica. Vale anche la pena notare che celebrità piuttosto popolari sono state esposte a all’attacco APT ‘Dragon Messenger’.

L’ESRC ha chiamato l’operazione “Dragon Messenger” sulla base dei diversi fattori interessanti trovati nella campagna, come l’applicazione maligna che raccoglie i dati attraverso il percorso “DragonTask” e l’attacco eseguito travestito da messaggero sicuro.

Il 7 dicembre 2020 è stato identificato un documento dannoso ed è stato caricato su Virus Total che si presentava come una richiesta di incontro probabilmente usata per colpire il governo della Corea del Sud. La data della riunione menzionata nel documento era il 23 gennaio 2020 e si allineava con il tempo di compilazione del documento del 27 gennaio 2020, indicando che questo attacco ha avuto luogo quasi un anno fa.

Il file conteneva una macro incorporata che utilizzava una tecnica di auto decodifica VBA per decodificarsi all’interno degli spazi di memoria di Microsoft Office senza scrivere sul disco ed incorporando una variante del RokRat in Notepad.

Sulla base del payload utilizzato è tornato subito in mente Reaper e la campagna con suffisso “Fractured” che in passato era nota per colpire grazie alla manipolazione di documenti Hangul Office (file hwp): un software comunemente usato in Corea del Sud.

Come abbiamo visto, l’attore ha utilizzato il concetto di auto-decodifica VBA nella sua macro per la prima volta nel 2016.

Una macro dannosa è codificata all’interno di un’altra che viene poi decodificata ed eseguita dinamicamente.

Il principale vettore di infezione iniziale utilizzato da APT37 è lo spear phishing, in cui l’attore invia un e-mail a un obiettivo contenente un documento dannoso. Il caso analizzato era uno dei pochi in cui non hanno usato file Hwp (Hangul Office) come documenti phish e invece hanno usato documenti Microsoft Office armati con una macro di auto decodifica. Questa tecnica si è rivelata una scelta intelligente che bypassava diversi meccanismi di rilevamento statico e nascondeva l’intento principale di un documento dannoso. Il payload finale utilizzato da questo attore di minacce era il già noto RAT personalizzato (RokRat) che il gruppo ha utilizzato in campagne precedenti. In passato, RokRat era stato iniettato in cmd.exe, mentre qui hanno scelto Notepad.exe.

I ricercatori dell’ESRC (ESTsecurity Security Response Center) hanno poi identificato una nuova campagna APT condotta dal gruppo sponsorizzato dallo stato chiamato ‘Geumseong121’, ma è sempre Reaper, all’inizio di marzo 2020. Un rapporto intitolato “The stealthy mobile APT attack carried out by Geumseong121 APT hacking group“, pubblicato nel novembre del 2019, rivelava che il gruppo ha tentato di eseguire attacchi informatici mirati a una vasta gamma di dispositivi tra cui computer e dispositivi mobili. In particolare, il gruppo si è infiltrato in un sito web non specificato e lo ha sfruttato come un server di controllo del comando (C2) nella campagna “Operation Dragon Messenger“. Inoltre, si è notata una certa evoluzione delle strategie di attacco nei server web, che sono stati costruiti dal gruppo utilizzando il suo design, per essere utilizzati nell’attacco appena scoperto. L’uso di tattiche di attacco basate sulla fiducia come Google Play Store o YouTube si distingue dalle strategie di attacco esistenti che sono state utilizzate dalla maggior parte degli attori delle minacce. La campagna APT ha utilizzato le tecniche avanzate di spear-phishing con il file esca contenente prove di disertori nordcoreani per ingannare i destinatari delle e-mail a credere di aver ricevuto una e-mail da una fonte affidabile. L’ESRC ha denominato la campagna APT d i Reaper “Operazione Spy Cloud” sulla base dell’uso di Google Drive e del servizio PickCloud.

Verso dicembre del 2019 l’APT37 è stato scoperto per aver manomesso un programma di messaggistica di investimenti in azioni private con il fine di condurre un attacco alla catena di approvvigionamento. Fino a poco tempo, l’organizzazione utilizzava principalmente attacchi di spear phishing.

Il 16 ottobre 2020 si è verificato un caso dove un programma di messaggistica è stato creato sotto forma di programma di installazione NSIS (Nullsoft Scriptable Install System).

NSIS è un sistema di installazione basato su script per Windows ed è uno strumento di creazione del programma di installazione fornito da Nullsoft, noto per la creazione di Winamp.

Sono stati due i tipi trovati questa volta e il comando ‘wmic.exe‘ si connetteva a un server FTP specifico e scarica file di comando aggiuntivi. I file aggiuntivi ricevuti vengono eseguiti in base al comando VBS e ‘OracleCache’, PackageUninstall‘ e ‘USODrive‘ venivano creati nella sottocartella %ProgramData%. Quindi, si connetteva al server ‘frog.smtper[.]co‘ ed eseguivano comandi aggiuntivi.

Il programma operativo qui utilizzato è ‘ usopub.vbs‘ creato nella cartella ‘OracleCache‘, che periodicamente tentava anche di connettersi all’indirizzo FTP tramite il comando wmic.

Quindi, l’attore della minaccia selezionava la persona infetta in base alle informazioni primarie raccolte e inviava uno strumento di controllo remoto (RAT) aggiuntivo. Inoltre, il server utilizzato dagli aggressori ha registrato il programma di invio email Leaf Smtper. ESRC ha anche trovato un file di documento dannoso utilizzando la stessa tecnica. Questo file manipolava lo schermo come se fosse un documento protetto e induceva gli utenti a fare clic sul pulsante [Usa contenuto] e se ciò avveniva la comunicazione veniva eseguita al server FTP (search.greenulz[.]com) designato dall’attore della minaccia tramite lo stesso comando wmic os get incluso all’interno.

L’ESRC ha rivelato a suo tempo che Reaper ha utilizzato la tecnica “XSL Script Processing” per attacchi di nicchia e non solo negli attacchi di spear phishing dannosi basati su documenti, ma anche negli attacchi alla catena di approvvigionamento che in questo caso erano rivolti agli investitori in azioni con il fine di ottenere rendimenti finanziari.

Inchieste

Papa Francesco sarà al G7 e l’Italia festeggia il DDL AI

Tempo di lettura: 6 minuti. Papa Francesco partecipa al G7, focalizzato su etica e IA e il Parlamento discute il DDL AI con Meloni che promuove l’IA umanistica.

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Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, ha recentemente annunciato l’eccezionale partecipazione di Papa Francesco alla sessione del G7 dedicata all’intelligenza artificiale con in tasta il DDL sul tema. Questo evento sottolinea l’importanza crescente delle questioni etiche e umanistiche connesse allo sviluppo tecnologico.

Un impegno umanistico nell’era digitale

Durante la presidenza italiana del G7, si discuterà ampiamente su come l’intelligenza artificiale possa essere guidata da principi etici che pongono l’umanità al centro. Meloni ha enfatizzato che l’intelligenza artificiale rappresenta la più grande sfida antropologica dei nostri tempi, portando con sé notevoli opportunità ma anche rischi significativi.

La premier ha citato l’esempio della “Rome Call for AI Ethics” del 2022, una iniziativa avviata dalla Santa Sede per promuovere un approccio etico allo sviluppo degli algoritmi, un concetto noto come algoretica. L’obiettivo è sviluppare una governance dell’IA che rimanga sempre centrata sull’essere umano.

L’intervento di Papa Francesco al G7 sarà cruciale per rafforzare questa visione, offrendo una prospettiva che combina tradizione e innovazione nell’affrontare le sfide poste dall’IA alla società contemporanea.

Intelligenza Artificiale: innovazioni legislative in Italia con il DDL

L’Italia si posiziona all’avanguardia nel panorama europeo con l’approvazione di un nuovo disegno di legge sull’intelligenza artificiale. Questa legislazione pionieristica mira a promuovere un utilizzo etico e responsabile dell’IA, con un forte accento sulla protezione dei diritti fondamentali e sull’inclusione sociale.

Differenza tra Disegno di Legge e Decreto Legge

Prima di procedere, è doveroso spiegare la differenza tra un “DDL” (Disegno di Legge) e un “DL” (Decreto Legge) e che riguarda principalmente il processo legislativo e la loro natura giuridica all’interno del sistema legale italiano. Ecco i dettagli chiave:

Disegno di Legge (DDL)

  1. Definizione: Un DDL è una proposta legislativa elaborata e presentata al Parlamento per la discussione e l’approvazione. Può essere presentata da membri del Parlamento o dal Governo.
  2. Processo: Dopo essere presentato, il DDL segue un processo di esame approfondito che include discussioni, emendamenti e votazioni sia in commissione che in aula nelle due Camere del Parlamento (Camera dei Deputati e Senato della Repubblica). Questo processo può essere lungo e richiede l’approvazione finale di entrambe le Camere.
  3. Natura: Il DDL è di natura ordinaria, significando che non ha effetto immediato e deve seguire il normale iter parlamentare prima di diventare legge.

Decreto Legge (DL)

  1. Definizione: Un DL è uno strumento legislativo che il Governo può adottare in casi straordinari di necessità e urgenza. Questo decreto ha forza di legge dal momento della sua pubblicazione, ma è temporaneo.
  2. Processo: Un DL deve essere convertito in legge dal Parlamento entro 60 giorni dalla sua pubblicazione, attraverso un processo che può includere modifiche e approvazioni. Se non convertito, perde efficacia retroattivamente.
  3. Natura: Il DL ha un’immediata efficacia legale ma è temporaneo e condizionato alla sua conversione in legge ordinaria, che stabilizza le disposizioni contenute nel decreto.

Confronto e uso

  • Velocità ed Efficienza: Il DL è molto più rapido nel rispondere a situazioni di emergenza, dato che entra in vigore immediatamente. Tuttavia, questa rapidità viene bilanciata dalla necessità di una successiva conferma parlamentare.
  • Stabilità e Riflessione: Il DDL segue un processo più riflessivo e può essere soggetto a più ampie discussioni e revisioni, il che può contribuire a una legislazione più ponderata e dettagliata.

Il DL è utilizzato per situazioni urgenti che richiedono una risposta legislativa immediata, mentre il DDL è il mezzo standard per la creazione di nuove leggi, offrendo più opportunità per l’esame e la discussione parlamentare.

Focus sui Principi Generali e innovazioni

Il disegno di legge definisce norme precise per la ricerca, lo sviluppo, e l’implementazione dell’IA, assicurando che ogni applicazione tecnologica rispetti la dignità umana e le libertà fondamentali, come stabilito dalla Costituzione italiana e dal diritto dell’Unione Europea. Tra i principi chiave, spicca l’impegno verso la trasparenza, la sicurezza dei dati, e l’equità, evitando discriminazioni e promuovendo la parità di genere.

Uno degli aspetti più rilevanti è l’introduzione di un quadro normativo per garantire che l’IA non sostituisca ma supporti il processo decisionale umano, mantenendo l’uomo al centro dell’innovazione tecnologica. In particolare, il disegno di legge enfatizza l’importanza della cybersicurezza e impone rigidi controlli di sicurezza per proteggere l’integrità dei sistemi di IA.

La legge stabilisce principi chiave per l’adozione e l’applicazione dell’IA in Italia, focalizzandosi su trasparenza, proporzionalità, sicurezza e non discriminazione. Viene data particolare attenzione al rispetto dei diritti umani e alla promozione di una IA “antropocentrica”, ossia che metta al centro le esigenze e il benessere dell’individuo.

Settori di impatto e disposizioni specifiche

La legislazione tocca vari settori, dalla sanità al lavoro, dalla difesa alla sicurezza nazionale, delineando norme specifiche per ciascuno:

Sanità

L’IA dovrebbe migliorare il sistema sanitario senza discriminare l’accesso alle cure. Si promuove l’uso dell’IA per assistere la decisione medica, ma la responsabilità finale rimane sempre nelle mani dei professionisti. L’impiego dell’intelligenza artificiale nel settore sanitario, come delineato nella nuova legislazione italiana, è concepito per migliorare l’efficacia e l’efficienza dei servizi sanitari, pur salvaguardando i diritti e la dignità dei pazienti. La legge impone che l’introduzione di sistemi di IA nel sistema sanitario avvenga senza discriminare l’accesso alle cure e che le decisioni mediche rimangano prerogativa del personale medico, sebbene assistito dalla tecnologia. È previsto inoltre che i pazienti siano adeguatamente informati sull’uso delle tecnologie di intelligenza artificiale, ricevendo dettagli sui benefici diagnostici e terapeutici previsti e sulla logica decisionale impiegata.

Implicazioni della Legge sulla Sicurezza e Difesa Nazionale:

Le applicazioni di IA per scopi di sicurezza nazionale devono avvenire nel rispetto dei diritti costituzionali, con una regolamentazione specifica che esclude queste attività dall’ambito di applicazione della legge generale. La legge tratta specificamente l’applicazione dell’intelligenza artificiale per scopi di sicurezza e difesa nazionale, stabilendo che queste attività siano escluse dall’ambito di applicazione delle norme generali sulla regolamentazione dell’IA. Tuttavia, è chiaro che tali attività devono comunque svolgersi nel rispetto dei diritti fondamentali e delle libertà costituzionali. Si prevede che l’uso dell’IA per la sicurezza nazionale sia regolato da normative specifiche, garantendo la conformità ai principi di correttezza, sicurezza e trasparenza, e imponendo controlli rigorosi per prevenire abusi.

Lavoro

Viene regolato l’utilizzo dell’IA per migliorare le condizioni lavorative e la produttività, garantendo trasparenza e sicurezza nell’uso dei dati dei lavoratori. L’adozione dell’intelligenza artificiale nel settore lavorativo, secondo la nuova normativa italiana, mira a migliorare le condizioni di lavoro e accrescere la produttività mantenendo al centro la sicurezza e la trasparenza. Gli impieghi di sistemi di IA devono avvenire nel rispetto della dignità umana e della riservatezza dei dati personali. I datori di lavoro sono obbligati a informare i lavoratori sull’utilizzo dell’IA, delineando chiaramente gli scopi e le modalità di impiego. La legge pone un’enfasi particolare sulla non discriminazione, assicurando che l’IA non crei disparità tra i lavoratori basate su sesso, età, origine etnica, orientamento sessuale, o qualsiasi altra condizione personale.

Iniziative per l’inclusione e la formazione

Significative sono le disposizioni per garantire l’accesso all’IA da parte delle persone con disabilità, assicurando pari opportunità e piena partecipazione. Viene inoltre data importanza alla formazione e all’alfabetizzazione digitale in tutti i livelli educativi per preparare i cittadini a interagire con le nuove tecnologie.

Il disegno di legge promuove attivamente la formazione e l’alfabetizzazione digitale come componenti fondamentali per l’integrazione dell’intelligenza artificiale nella società. Questo include l’implementazione di programmi di formazione sia nei curricoli scolastici che nei contesti professionali, al fine di preparare studenti e lavoratori a interagire efficacemente e eticamente con le tecnologie avanzate. Si prevede inoltre che gli ordini professionali introducano percorsi specifici per i propri iscritti, affinché possano acquisire le competenze necessarie per utilizzare l’IA in modo sicuro e responsabile nel rispetto delle normative vigenti.

Tutela della Privacy e della Proprietà Intellettuale

La legge enfatizza la protezione dei dati personali e introduce regole per garantire che i contenuti generati o manipolati tramite IA siano chiaramente identificati, proteggendo così l’integrità informativa e i diritti d’autore. La nuova legislazione italiana stabilisce criteri rigorosi per la protezione della privacy degli individui nell’ambito dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Si impone che ogni applicazione di IA che tratti dati personali debba avvenire in modo lecito, corretto e trasparente, conformemente alle normative dell’Unione Europea. La legge richiede inoltre che le informazioni relative al trattamento dei dati personali siano comunicate agli utenti in un linguaggio chiaro e accessibile, garantendo loro la possibilità di comprendere e, se necessario, opporsi al trattamento dei propri dati. Viene enfatizzata la necessità di una cybersicurezza efficace in tutte le fasi del ciclo di vita dei sistemi di IA, per prevenire abusi o manipolazioni.

Per quanto riguarda la proprietà intellettuale, il disegno di legge introduce misure specifiche per assicurare che le opere generate attraverso l’intelligenza artificiale siano correttamente attribuite e tutelate sotto il diritto d’autore. Viene riconosciuto il diritto d’autore per le opere create con l’ausilio dell’IA, purché vi sia un significativo contributo umano che sia creativo, rilevante e dimostrabile. Inoltre, la legge prevede che ogni contenuto generato o modificato significativamente da sistemi di IA debba essere chiaramente identificato come tale, per mantenere la trasparenza e prevenire la diffusione di informazioni ingannevoli o falsificate.

Libertà di Informazione e dati personali

L’articolo 4 del DDL stabilisce che l’uso dell’IA nel settore dell’informazione deve avvenire senza compromettere la libertà e il pluralismo dei media, mantenendo l’obiettività e l’imparzialità delle informazioni. È essenziale che l’intelligenza artificiale non distorca la veridicità e la completezza dell’informazione a causa di pregiudizi intrinseci nei modelli di apprendimento automatico.

Trasparenza e correttezza nel Trattamento dei Dati

Viene enfatizzato il trattamento lecito, corretto e trasparente dei dati personali, in linea con il GDPR. Il DDL richiede che le informazioni sul trattamento dei dati siano fornite in modo chiaro e comprensibile, consentendo agli utenti di avere pieno controllo sulla gestione dei propri dati.

Consapevolezza e controllo per i minori

Una specifica attenzione è rivolta alla protezione dei minori nell’accesso alle tecnologie AI. I minori di quattordici anni necessitano del consenso dei genitori per l’utilizzo di tali tecnologie, mentre quelli tra i quattordici e i diciotto anni possono dare il consenso autonomamente, purché le informazioni siano chiare e accessibili.

Governance e collaborazione tra Agenzie

Il DDL promuove un approccio di governance “duale”, coinvolgendo l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) e l’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) per assicurare che l’applicazione delle tecnologie AI sia conforme sia alle normative nazionali che a quelle dell’Unione Europea. Queste agenzie lavoreranno insieme per stabilire un quadro regolatorio solido che promuova la sicurezza senza soffocare l’innovazione.

Leggi il DDL sull’Intelligenza Artificiale

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Cloud Provider Italiani: quali sono le caratteristiche preferite dagli specialisti IT?

Tempo di lettura: 7 minuti. I Managed Service Providers (MSP) aiutano le aziende che desiderano esternalizzare la gestione della propria infrastruttura IT. Questo modello di outsourcing consente alle imprese di affidare le attività IT ad un partner esterno, garantendo efficienza, riduzione dei costi e miglioramento delle prestazioni.

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Dopo aver approfondito attraverso una serie di inchieste lo stato del cloud in Italia concentrandoci sul mercato e sulle sue tendenze, Matrice Digitale termina l’inchiesta a puntate con un’analisi su un interrogativo che può sfuggire a molti ed interessarne a pochi: qual è il cloud che scelgono i professionisti it?

Perchè comprendere dove le aziende IT posizionano il loro cloud?

Le imprese italiane, in piena migrazione di in massa verso i servizi cloud, sono assistite da esperti del settore IT che quotidianamente disegnano e realizzano architetture informatiche di tipo pubblico, privato ed ibrido.

I fruitori del Cloud è possibile dividerli in tre categorie che rispecchiano il mercato IT:

  • Singoli utenti
  • Aziende
  • Pubblica Amministrazione

Secondo un’analisi effettuata da Matrice Digitale, l’offerta dei servizi proposta dalle aziende individuate come operatori rilevanti di servizi cloud, è suddivisa in 17 soggetti che hanno prodotti standard, complementari o simili (come approfondito in precedenza) e soprattutto rivolti generalmente ad un pubblico di ampio target.

Confronto Canali di Vendita

Confronto canali di vendita

FornitoreDiretti PrivatiDiretti AziendeDiretti Pubblica AmministrazioneCanale ICT (MSP, Rivenditori)
Aruba
Cdlan
CoreTech
Elmec
Fastweb
Hosting Solutions – Genesys informatica
Naquadria
Netalia
Netsons
Noovle (TIM)
Reevo – It.net
Register – Keliweb
Retelit
DHH (Seeweb ed altri)
ServerPlan
Tiscali
Vianova – Host.it

Un mercato in crescita rivolto a tutti, ma di pochi

Le offerte nel mondo del cloud computing sembrano tante, ma sono poche se poi si stringe il cerchio sulle reali capacità delle imprese che erogano i servizi sulla carta. Le aziende IT che si rivolgono al mondo delle PMI e medie imprese sono più orientate verso soluzioni distanti dalle multinazionali, soprattutto dopo che Broadcom ha rilevato VMware ed ha creato grande panico nei confronti di coloro che necessitano di virtualizzare i server per il loro business, aumentando di molto i costi delle licenze. Un ricatto costante, quello tecnologico, che ciclicamente vede le multinazionali falciare chi non ha un piano B pronto e dipende totalmente dal loro schema che diventa sempre più costoso con meno servizi inclusi.

Anche il Cloud può essere Made in Italy

Il caso Broadcom non è isolato e soprattutto non è il primo nell’ambito informatico. Le aziende italiane che svolgono attività nel settore del cloud computing in opposizione alla forte concorrenza, spesso sleale che si nasconde dietro il concetto di economia di scala, sono quelle che preferiscono la nicchia al ventaglio di prodotti multiservizi. Solo Serverplan e CoreTech, con la differenza che la seconda si contraddistingue per la vendita al solo Canale di specialisti IT, svolgono questo tipo di attività come unica fonte di guadagno e di business. Molti imprenditori nel settore IT si affidano per i servizi cloud ad altri specialisti per continuare a produrre il proprio servizio o prodotto senza snaturare la propria impresa inglobando risorse materiali e umane ed i relativi costi per sostenerli che ne aumentano il rischio d’impresa. Per fronteggiare l’avanzata aggressiva delle Big Tech nel mercato Cloud, c’è chi gioca in favore come un qualsiasi rivenditore commerciale acquistando prodotti confezionati e chi invece si rivolge ad aziende di pari dimensione per ottenere prodotti che garantiscono servizi di assistenza meno freddi e forniscono prodotti di sicurezza inclusi come forma di garanzia di qualità di un prodotto. Non è un caso, infatti, che il mercato del lavoro attuale non solo richiede numerose figure specializzate in informatica, ma non apprezza quelle già presenti perché formate non secondo le esigenze della domanda nel settore. Questa mancanza di figure qualificate, mista all’insoddisfazione delle imprese, rende ancora più prezioso il lavoro di chi invece è altamente specializzato e preferisce rivolgersi ad una clientela di alto profilo.

Dubbio amletico sulla natura delle nuvole tricolori

Sulla base degli approfondimenti e delle riflessioni maturate attraverso questo lungo viaggio nel cloud italiano, Matrice Digitale si è immedesimata in un individuo che vuole acquistare in piena autonomia un servizio cloud ed ha scoperto che non tutte le aziende hanno la caratteristica di un servizio del tutto pubblico nonostante si promuovano in questo modo nella fase di posizionamento sul mercato.

Pricing trasparente

Prospettiva Pricing Trasparente

FornitorePubblicoNon presente su sito
Aruba
Cdlan
CoreTech
Elmec
Fastweb
Hosting Solutions – Genesys informatica
Naquadria
Netalia
Netsons
Noovle (TIM)
Reevo – It.net
Register – Keliweb
Retelit
DHH (Seeweb ed altri)
ServerPlan
Tiscali
Vianova – Host.it

Dalla ricerca effettuata da Matrice Digitale, la metà delle aziende presenti in lista (CdLan, Elmec, Fastweb, Netalia, NoovleTim, Retelit, Reevo, Tiscali, Vianova) non è munita di un listino prezzi consultabile liberamente online con annesso carrello elettronico per acquistare i servizi in ogni momento senza passare per un ufficio vendita-commerciale.

Le implicazioni di un pricing poco trasparente

Un fattore che fa riflettere sia in positivo perché si pensa ad un prodotto “su misura”, seppur odori di strategia di marketing, sia in negativo perché chi nel mondo IT cerca un prodotto come il cloud computing sa quali sono le sue esigenze, conosce anche i costi di mercato e riconosce chi espone i prezzi come un venditore specializzato in quel campo con un business già avviato e per nulla improvvisato. Inoltre, c’è anche il rischio che dinanzi ad alcune offerte di servizio ci sia chi fornisce il servizio di “housing” proponendolo al potenziale cliente come Cloud, ma nella pratica non farà altro che ospitare nella propria infrastruttura informatica un server fisico. Proprio per questo motivo, da profani apriamo una riflessione che rimettiamo al mercato sul se chi non espone i prezzi sia da considerare un “Cloud Pubblico” e non invece privato che offre successivamente lo spazio sui suoi server ai clienti che sottoscrivono un’offerta omnicomprensiva di servizi che spaziano dalla connettività fino ad arrivare alla fonia.

Qual è il cloud degli specialisti dell’IT?

Gli specialisti del settore IT di lunga data non acquistano dai soliti rivenditori la tecnologia su cui costruire la nuvola per i propri clienti che, ricordiamo, per la maggiore sono Piccole o Piccole Medie Imprese. Molti MSP impiegano in forma esclusiva prodotti delle multinazionali svolgendo in primis un ruolo di rivenditori dei prodotti di terzi. Questa scelta potrebbe fornire più garanzie sulla carta, ma potrebbe rafforzare allo stesso tempo sistemi di potere già consolidati, traghettandoli verso una posizione monopolistica che riconosca un potere incontrastato nello stabilire un prezzo di mercato che con il tempo diventi insostenibile per le aziende. Oltre alla pura logica di mercato, c’è anche un problema identitario dell’azienda che subentra e dove è messo a rischio il brand del fornitore di servizi nel caso che il cliente continui ad interfacciarsi con prodotti di terze parti ignorando il valore del fornitore tanto da credere di poterlo sostituire perché tanto utilizza un prodotto di terze parti di marchi ben più noti e commerciali e facilmente sostituibile.

Se è consideriamo che l’87 per cento della spesa è riservata alle grandi imprese che sono più propense nel chiudere accordi con i grandi gruppi e spesso hanno uffici interni preposti all’Information Technology, c’è un tessuto produttivo composto da piccole e medie imprese che quotidianamente si affida al Canale composto dai già noti MSP (Managed Service Provider), sviluppatori e fornitori IT.

Cloud pubblico

Il Cloud Pubblico è un modello di cloud computing in cui i servizi e le infrastrutture sono ospitati da un provider di cloud e resi disponibili al pubblico o a grandi gruppi industriali tramite Internet. Queste risorse, come server e storage, sono di proprietà e gestite dal provider di cloud e condivise tra tutti i clienti. Gli utenti accedono ai servizi e li gestiscono tramite un browser web e pagano in base al consumo, senza dover investire in hardware o manutenzione. Ecco una lista dei cloud pubblici italiani in concorrenza con i big USA Amazon Web Services (AWS), Microsoft Azure e Google Cloud Platform (GCP) che forniscono servizi Cloud, ma lo fanno da piattaforme fisiche dislocate all’estero.

FornitoreCloud PubblicoCloud PrivatoData Center-ColocationMSP/System IntegratorFornitore CyberSecurityFornitore ConnettivitàFornitore Telefonia
Aruba
Cdlan
CoreTech
Elmec
Fastweb
Hosting Solutions – Genesys informatica
Naquadria
Netalia
Netsons
Noovle (TIM)
Reevo – It.net
Register – Keliweb
Retelit
DHH (Seeweb ed altri)
ServerPlan
Tiscali
Vianova – Host.it

Anche il metodo di classificazione di un’azienda che fornisce servizi Cloud risulta difficile agli occhi degli utenti e delle imprese. Un’impresa che eroga il servizio di noleggio delle infrastrutture informatiche sulla “nuvola” non può essere confusa né con chi vende servizi di connettività né con chi offre uno spazio sui propri server ai siti Internet dei clienti come da usanza delle web agencies che li realizzano. Partire da 2 milioni di euro di fatturato è un giusto parametro per avere una garanzia sia sul core business e sia per intuire la presenza di una fidelizzazione della clientela nei confronti dei servizi offerti dal fornitore del servizio di Cloud Computing.

Chi sono gli utenti del Cloud?

Le grandi imprese rappresentano l’87% della spesa complessiva nel cloud, evidenziando come queste organizzazioni stiano guidando l’adozione del cloud in Italia. Tuttavia, anche le PMI stanno rapidamente abbracciando il cloud, con una crescita del 34% nella spesa per servizi in Public Cloud, raggiungendo i 478 milioni di euro. Oltre la metà delle applicazioni aziendali nelle grandi imprese (51%) risiede ora nel cloud, segnalando un punto di svolta nella digitalizzazione del settore aziendale italiano. Un settore in espansione che mette alla luce diverse criticità soprattutto se si considera che il bene fisico dove sono custoditi i dati spesso viene abbandonato e dato in pasto ad aziende estranee, così come l’acquisto di licenze software per l’ufficio è sempre più sotto forma di abbonamento che, una volta scaduto, potrebbe minare il processo produttivo dell’azienda e la custodia “pro manibus” dei propri dati allontanandola da una capacità di essere indipendente e proprietaria nel medio lungo periodo.

Cos’è un MSP?

I Managed Service Providers (MSP) aiutano le aziende che desiderano esternalizzare la gestione della propria infrastruttura IT. Questo modello di outsourcing consente alle imprese di affidare le attività IT ad un partner esterno, garantendo efficienza, riduzione dei costi e miglioramento delle prestazioni.

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Managed Service Providers in Italia: numeri di un mercato in crescita

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Nel contesto italiano, caratterizzato da un tessuto imprenditoriale prevalentemente composto da piccole e medie imprese, gli MSP stanno emergendo come una componente importante per la trasformazione digitale dell’intero contesto produttivo del Bel Paese.

Cos’è un MSP?

I Managed Service Providers (MSP) aiutano le aziende che desiderano esternalizzare la gestione della propria infrastruttura IT in un modello di outsourcing che consente alle imprese di affidare le attività IT ad un partner esterno, garantendo efficienza, riduzione dei costi e miglioramento delle prestazioni delegando la gestione IT che con il tempo diventa sempre più complessa. L’attività degli MSP varia dalla normale amministrazione di tipo hardware e di rete fino all’offerta di una soluzione più complessa come quella di un cloud o di piattaforme software diverse sulla base ai settori di appartenenza dei propri clienti.

Un mercato in crescita

Con l’aumento della diffusione digitale nelle imprese, cresce anche l’esigenza di essere più completi e professionali da parte di coloro che lavorano nel settore IT. Questo fenomeno sta incidendo notevolmente sul fatturato degli MSP che tende a crescere in virtù della forte domanda di mercato e questo fa il paio con il bisogno costante di reperire nel mercato del lavoro personale altamente qualificato a cui sono richieste competenze spesso orizzontali e che rimane un ostacolo a causa della poca offerta lavorativa specializzata.

Costo del personale rispetto al fatturato

Secondo un’analisi emersa all’MSP Fest 2023 si è rivelato che il costo medio del personale nel settore ICT è del 30,8% del fatturato totale, un indicatore di quanto le aziende investono nelle loro risorse umane. Questo dato varia significativamente tra i diversi cluster:

Partner ERP (Enterprise Resource Planning), software che consente di gestire l’intera attività d’impresa, sostenendo l’automazione dai processi di finanza, risorse umane, produzione, supply chain, servizi, approvvigionamento e altro, mostrano una coerenza interna con un costo del personale che oscilla tra il 29% e il 33%.

MSP: registrano un costo inferiore, ridotto di circa 9-10 punti percentuali rispetto ai partner ERP, suggerendo una maggiore efficienza o un modello di business differente che minimizza i costi del personale.

Software House: presentano la variabilità più alta, con una media del 37% che in alcuni casi raggiunge il 70%, indicando un elevato investimento in capitale umano, tipico delle aziende che dipendono fortemente dalla manodopera qualificata.

Questi dati suggeriscono che le strutture aziendali, le strategie di outsourcing e l’automazione possono influenzare significativamente il rapporto tra costo del personale e fatturato.

Fatturato per dipendente

Passando alla produttività misurata come fatturato per dipendente, emergono ulteriori dettagli rilevanti:

Software House: alcune registrano cifre allarmanti come 50k€/anno per dipendente, un livello basso che potrebbe indicare margini ridotti e sostenibilità a lungo termine a rischio.

Media del settore: il fatturato medio per dipendente si attesta intorno ai 145k€, con punte superiori ai 200k€ in aziende più efficienti. Questo dato riflette una variazione sostanziale basata sulla natura del modello di business e sulla capacità di generare ricavi aggiuntivi attraverso la vendita di licenze software, servizi o hardware.

Questo indicatore è cruciale per valutare l’efficacia con cui le aziende utilizzano il loro personale. Un fatturato per dipendente elevato può indicare un’alta produttività e un modello di business efficace, mentre valori bassi possono segnalare la necessità di rivedere le strategie operative.

Più della metà degli MSP ad oggi tende a superare mediamente il milione di euro di fatturato, segnalando una maturazione del settore. Questo dato dimostra che ci si sta allontanando da un mercato composto prevalentemente da micro-imprese ed indica una tendenza verso una dimensione non più da incubatore di professionalità, bensì di aziende strutturate.

MSP a chi si rivolgono

I primi fruitori del mercato IT sono prevalentemente imprese produttive e studi professionali e questo consente di tracciare una linea di indirizzo generale sui prodotti necessari a garantire uno standard di qualità minimo ed uguale per tutti. Questo indirizzo operativo permette di affinare le offerte di servizi e di aumentare l’efficienza di gestione attraverso la standardizzazione e la personalizzazione delle soluzioni per i clienti di nicchia. Se prima ci si rivolgeva al negozio sotto l’ufficio o all’amico di famiglia più pratico con i computer, oggi la gestione delle reti informatiche e la manutenzione dei computer aziendali, compreso tutto l’aspetto che riguarda la complessa, quanto sentita, messa in sicurezza del perimetro cibernetico, sono gestiti dagli MSP che si presentano sul mercato con contratti annuali o con la possibilità di una tariffazione oraria. Un’altra capacità che è richiesta ai Managed Service Providers è l’affinare la propria scalabilità nella gestione di un numero di clienti che può aumentare anche repentinamente.

Tecnologia e innovazione

L’adozione di tecnologie avanzate come il monitoraggio remoto, l’automazione dei processi di servizio e la gestione avanzata dei ticket sta diventando sempre più comune rispetto alla telefonata amichevole di un tempo. Questi strumenti non solo migliorano l’efficienza operativa ma permettono agli MSP di offrire un livello di servizio superiore, indispensabile per competere in un mercato tecnologicamente avanzato ed in continua evoluzione sulla base delle esigenze del mercato. La convergenza tra la crescente necessità di servizi IT gestiti e le capacità avanzate offerte dagli MSP suggerisce un ruolo sempre più centrale per questi ultimi nel supportare le imprese italiane nel percorso di trasformazione digitale e questo richiede una formazione costante dei quadri dirigenziali e di tutto il personale e non solo attraverso la lettura di articoli tecnici. In aggiunta agli aggiornamenti generali del settore su riviste specializzate come Matrice digitale, gli MSP si concentrano su diversi campi specifici per il proprio sviluppo professionale, evidenziando le seguenti aree principali:

Cybersecurity

Con la crescente incidenza di minacce informatiche, la cybersecurity rimane un campo di primaria importanza. Gli MSP riconoscono la necessità di fortificare le proprie competenze in questo ambito per proteggere efficacemente le infrastrutture IT dei loro clienti.

Conoscenza dei prodotti utilizzati

Un’approfondita conoscenza dei prodotti è essenziale per gli MSP per garantire l’efficienza e l’efficacia delle soluzioni implementate. Questo include una comprensione dettagliata dei software e degli hardware impiegati nelle loro operazioni quotidiane.

Organizzazione e processi Aziendali

L’efficienza operativa attraverso l’organizzazione e la gestione ottimizzata dei processi aziendali è un altro pilastro fondamentale. Gli MSP investono in formazione per migliorare la gestione dei progetti, il flusso di lavoro, e le pratiche operative generali.

Sales & Marketing

Le competenze in vendita e marketing sono cruciali per gli MSP per attrarre e mantenere una clientela ampia. Questo aspetto della formazione è orientato a strategie di comunicazione efficaci, generazione di lead e tecniche di negoziazione.

Helpdesk e Customer Service

Queste aree sono vitali per il mantenimento delle relazioni con i clienti positive e per la gestione efficiente delle richieste di supporto e assistenza.

Il ruolo sociale degli MSP

Chi ha l’onere ed il compito di gestire le infrastrutture informatiche di porzioni della produttività italiana non solo ha il dovere di gestirle a dovere, avendo cura dei dati che gli vengono affidati, ma ha il compito di trasmettere valori educativi nel campo digitale verso tutti i suoi assistiti che non sono solo le imprese, ma anche i dipendenti. Questo aspetto non andrebbe sottovalutato in un momento storico dove gli attacchi informatici crescono sempre ed il primo contatto tra criminali ed imprese, sono proprio i dipendenti che aprono inconsapevolmente le porte alle azioni coordinate.

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