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Salta accordo tra Mediaset e Repubblica per il Ministero della Verità?

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Sono giorni di tensione nel mondo dell’editoria che conta dopo le dimissioni di Giuliano Amato dal comitato Intelligenza Artificiale dell’Editoria voluto dal sottosegretario forzista Barachini. La notizia dell’operazione Amato svelata da Matrice Digitale, nel mentre la società civile si interrogava sulla pasta e patate o se l’ex presidente della Corte Costituzionale avesse i titoli, alzava più di un sospetto su un accordo sottobanco tra Mediaset ed il gruppo Gedi garantito da una figura “sinistra” nominata di nascosto alla Premier dall’ex giornalista del Biscione ora sottosegretario al ramo.

A questa nomina, si è ribellata Meloni che con il suo fidele sottosegretario Alessio Butti ha lanciato un comitato di esperti sull’intelligenza artificiale rigettando la scelta improvvisa di Baracchini nel nominare Amato ed un’intera Commissione di perfetti sconosciuti nell’ambito di radio, televisioni e web.

Nell’istante in cui si è arrivati ad un accordo sulla figura dell’ex Presidente del Consiglio, vicino a Mario Draghi, i giornalisti di Repubblica sono stati ospiti nei salotti televisivi più insospettabili di Mediaset invitati spesso da Augusto Minzolini: mediatore nel suo salotto televisivo tra gli acerrimi nemici e l’azienda che gli ha dato una seconda attività dopo le esperienze parlamentari ed alla direzione del TG1.

Che ci fosse qualche strana coincidenza, Matrice Digitale l’ha evidenziato con una inchiesta pubblicata il giorno prima della conferenza di inizio anno del premier Giorgia Meloni ed allo stesso tempo ha mostrato al pubblico un lato diverso della figura di Amato come se fosse parte di un accordo sottobanco. Chi conosce gli equilibri dei media non ha potuto non notare la puzza di bruciato dall’oltretomba di Berlusconi che si sarà rivoltato guardando personaggi di realtà a lui sempre ostili ospiti nei suoi studi trattati con grande riverenza dai suoi dipendenti.

C’è agitazione al Ministero della Verità

Nel momento in cui Amato si dimette, avviene un caso abbastanza singolare ed improvviso come una notizia di Repubblica dove si parla di Fact-checking da parte del Governo Meloni che potrebbe portare il “Ministero della verità”. Una notizia che fa paura soprattutto per chi, come il direttore di Repubblica Molinari, ha presentato le proposte per il codice di condotta dell’informazione presso l’Associazione della Stampa Romana ed ospita colui che da anni lotta contro la disinformazione in rete attraverso società straniere di certificazione, scuole di giornalismo e contratti milionari con Google e che risponde al nome di Gianni Riotta.

Non è un caso che il codice di condotta dell’informazione, il sistema di fact-checking ospita una buona parte di intellighenzia degli italiani presenti nelle istituzioni europee come Gentiloni e del Direttore Generale Abbamonte che ha finanziato Gianni Riotta e la Luiss con fondi milionari dalle casse della Commissione attraverso i centri media europei. Lo stesso Gianni Riotta è anche nel board di NewsGuard, la finta ONG che ha certificato TGcom come “bufalaro” per la questione dell’origine artificiale del Covid ed ha il potere di penalizzare le società sui motori di ricerca, social media soprattutto su piattaforma Microsoft con cui Riotta ha condiviso convegni presso l’università Luiss. Dopo le dimissioni di Amato scomunicato da Meloni dinanzi a tutti i giornalisti, Repubblica ha paventato un Ministero della Verità attraverso la volontà di certificare le notizie dimenticando tutti i conflitti d’interesse elencati in forma breve nelle righe precedenti, accusando la Meloni di aver monopolizzato tutte le TV. L’iniziativa di Mollicone da cui è partita la polemica è stata smentita dal diretto interessato anche se non convince del tutto chi ben conosce la normativa europea vigente.

La risposta di Mediaset

Mediaset, dal canto suo, ha risposto con un servizio del TG5 dove invita Repubblica e La Stampa di preoccuparsi dei numeri di profondo rosso che interessano le copie dei quotidiani e degli affari in generale. Una strategia di scontro che mai ci saremmo aspettati da un Piersilvio Berlusconi sempre pacato anche verso chi, sempre Repubblica e soci, aveva diffuso la notizia della vendita di Mediaset degli eredi del Cavaliere poco dopo la scomparsa del patron Silvio.

Una rottura insanabile?

Assolutamente no, se consideriamo che Gianni Riotta è nel Think Tank del Ministro Crosetto su come comunicare al meglio le attività del Ministero della Difesa. Altro aspetto da non sottovalutare è sicuramente quello della nomina del Prof. Padre Paolo Benanti al posto di Amato che è editorialista sui giornali del gruppo Gedi, oltre che sull’Avvenire, ed ex membro della squadra di Codice su RAI 1. Benanti, lo si ricorda ai lettori che vengono confusi dagli entusiasmi di brigata che spesso si leggono, non è italiano di appartenenza perchè dipende dal Vaticano.

Note dell’Editore

Eppure da questa storia emerge un dettaglio che sposa in pieno il parere di Matrice Digitale: la certificazione delle notizie concepita ed applicata fino ad oggi è l’opposto del giornalismo e soprattutto fa gola a chiunque perchè è uno strumento di controllo, di ricatto attraverso tagli pubblicitari – fondi pubblici e di censura con tecniche come lo shadow banning dai social proposto dalla stessa Luiss di Gianni Riotta come soluzione democratica contro la disinformazione.  

Se l’asse Gentiloni, PD e giornali vicini a quell’area hanno inventato e legittimato il funzionamento del fact-checking e della certificazione di notizie, Meloni ha fiutato il rischio di un accordo tra Mediaset e Agnelli in suo danno, ed ha rotto l’equilibrio sancito dal sottosegretario Baracchini. Dopo il caso Giambruno, il Premier ha compreso che i primi assalti nemici sono quelli di TeleMeloni e non sempre gli attacchi provenienti dall’opposizione che ha avuto la lungimiranza di creare il Ministero della Verità perdendolo prima della sua formalizzazione istituzionale.

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro l’abuso dei minori, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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