L'Altra Bolla
Parsi sciacallo di guerra, Orsini di pace: chi ha ragione?
Orsini e Parsi sciacalli in nome della Pace e della Guerra. Volendo non esprimere giudizi sui due fronti accademici dei front man social-tv sul conflitto russo ucraino in corso, si può definire in questo modo il punto di vista del professore della LUISS Alessandro Orsini e di quello dell’Università Cattolica Vittorio Emanuele Parsi.
Del docente di sociologia dell’università romana si sa molto, e forse troppo, mentre di quello della stessa “accademia” di Cottarelli ben poco, ma è diventato famoso al pubblico dopo aver sciacallato sull’immagine del competitor quando negli studi di Bianca Berlinguer si alzò e se ne andò “perché gli accordi erano che avremmo parlato di cose concrete”. Da quel giorno, gli entusiasti della resistenza Ucraina, che quotidianamente dedicano passaggi al limite della decenza sul docente dalle origini napoletane, hanno creduto di aver trovato finalmente pane per i denti delle tesi pacifiste, considerate anche filorusse da alcuni, del biondino sempre in tiro, contrapponendogli un accademico che si presenta al grande pubblico sciatto con una parlantina meno divulgativa e più da salotto.
Dopo il conflitto in tv, ne è nato uno sui social colto da Parsi per presentare il suo libro in contrapposizione a quello già uscito di Orsini. Il docente della Cattolica è molto vicino agli ambienti degli Stati Uniti ed è un ex ufficiale della Marina, a differenza di Orsini che è stato vicino agli ambienti italiani essendo il suo centro di ricerca stato per anni finanziato dall’ENI a cui ha tolto i fondi in concomitanza con il conflitto ucraino e in virtù di una necessità di fare accordi energetici in giro per il mondo più sconvenienti sul gas. Tanto sconvenienti che al g20 la Meloni ha chiesto a Biden la cortesia di avere uno sconto sul gas quando prima del conflitto aveva un costo irrilevante.
ENI taglia i fondi, Orsini è stato eliminato dalla LUISS. C’è lo zampino della Tocci?
Dalle registrazioni audiovideo che vengono pubblicate a suon di spot, è facile intuire che l’indirizzo di Parsi è quello di resistere ai russi invasori fornendo più armi, ma la narrazione delle sue tesi scricchiola in continuazione sia per alcune imprecisioni storiche sia perché i fatti sulla resistenza Ucraina più volte vengono smentiti dalle indiscrezioni che provengono Oltreoceano. La sintesi della parabola di Parsi è che prima si doveva armare e sconfiggere l’orso del Cremlino dando armi a morire agli Ucraini con sovvenzionamenti economici di pari passo, poi invece ha iniziato a misurare le parole dicendo che sono i russi che dovranno capire di andarsene. In poche parole, il discorso del docente di una università Cattolica, nonostante sia totalmente vicino al sistema Altantico, è quello di “perseguire la pace con guerra” proprio come predicava Draghi nove mesi fa invitando gli italiani a rinunciare ai condizionatori.
Per quanto riguarda Orsini, invece, dopo le notizie false che narravano l’aver cancellato i suoi tweet passati, smentita da Matrice Digitale con una ricerca dove invece si evidenziava che non aveva mai twittato e nonostante questo aveva acquisito un pubblico da 4 zeri, il docente di sociologia della LUISS ha rotto il silenzio sul Fatto Quotidiano descrivendo come le sue teorie siano state screditate e bollate con “non c’ha preso manco il nome della mamma”, ma l’analisi da lui formulata non solo è corrispondente a quanto accaduto, ma evidenzia come le scelte di Draghi e la narrazione occidentale in favore della guerra per armare la resistenza Ucraina non abbiano trovato alternative migliori all’escalation militare e alla crisi economica di un intero Sistema Occidentale.
Al netto delle teorie espresse dai due, non sappiamo come sarebbe stato il conflitto con le teorie enunciate da Orsini su eventuali trattative di pace, mentre conosciamo bene dove quello che riferisce Parsi ci ha portato ed è sotto gli occhi di tutti. La domanda che sorge spontanea è: dopo nove mesi non sarebbe il caso di portare avanti un tentativo alla Orsini? Più passa il tempo, più ci sono notizie di una guerra senza fine proprio da chi l’ha finanziata con 100 miliardi di dollari, si fa sempre più forte il sospetto che iniziare a “sciacallare” sulla pace potrebbe arrecare meno danni piuttosto che farlo sulla guerra.
L'Altra Bolla
YouTube Shorts genera entrate per il 25% dei canali nel Partner Program
Tempo di lettura: < 1 minuto. YouTube genera entrate per il 25% dagli Shorts, dimostrandosi sempre più simile a TikTok con il quale cala l’attenzione sui filmati lunghi
YouTube Shorts sta dimostrando il suo impatto nel mondo dei contenuti video brevi, contribuendo alle entrate di oltre il 25% dei canali all’interno del YouTube Partner Program. Questa cifra rappresenta una crescita significativa per la piattaforma, lanciata nel 2021 come concorrente di TikTok, che ha introdotto la condivisione delle entrate all’inizio del 2023.
Crescita e impatto finanziario
Da quando YouTube ha iniziato a condividere le entrate generate dai Shorts, una quota notevole di creatori ha iniziato a beneficiarne finanziariamente. Il fatto che più di un quarto dei canali nel YouTube Partner Program ora guadagni attraverso questa modalità di contenuto evidenzia il successo e l’accettazione dei Shorts nella comunità dei creatori.
Ulteriori opportunità di Monetizzazione
Oltre ai guadagni diretti dai Shorts, l’80% dei creatori che hanno soddisfatto i requisiti del Partner Program grazie ai loro contenuti brevi sta ora sfruttando altre funzionalità di monetizzazione su YouTube, come il fan funding e YouTube Shopping. Questo dimostra come l’ingresso nella creazione di Shorts possa aprire le porte a ulteriori opportunità di guadagno sulla piattaforma.
YouTube Shorts si sta rapidamente affermando come un potente strumento di guadagno per i creatori, incentivando la produzione di contenuti innovativi e coinvolgenti e contribuendo significativamente all’ecosistema di monetizzazione di YouTube.
L'Altra Bolla
Twitch aggiorna le Linee Guida: stop a schermate su parti intime
Tempo di lettura: < 1 minuto. Twitch aggiorna le linee guida per vietare la focalizzazione su parti intime del corpo, in risposta alla tendenza di proiettare gameplay su seni e glutei.
Twitch ha annunciato un aggiornamento delle proprie linee guida per la community, introducendo una regola specifica che vieta la focalizzazione prolungata su parti intime del corpo durante le trasmissioni. Questa mossa risponde direttamente alla recente tendenza, detta “meta”, in cui i streamer proiettano il gameplay su parti del corpo come seni o glutei, utilizzando schermi verdi.
Nuove regole per una Community Migliore
A partire dal 29 marzo, contenuti che mettono in evidenza per periodi prolungati parti intime del corpo non saranno più permessi su Twitch. Questa decisione mira a contrastare una pratica diventata popolare grazie a Morgpie, streamer nota per esplorare i limiti delle politiche di Twitch. In precedenza, aveva trasmesso sessioni di gioco di Fortnite con il gioco proiettato sulle proprie natiche e, in un’altra occasione, aveva indossato una maglietta con taglio green screen che lasciava visibili solo testa e torace.
Altri streamer hanno seguito questa “nuova meta” proiettando il gameplay su varie parti del corpo. Tuttavia, con l’annuncio di oggi, tale attività diventerà un reato punibile con il ban.
Riflessioni sulle Politiche di Twitch
Questo aggiornamento è l’ultimo di una serie di modifiche alle linee guida di Twitch, che si sforza di tenere il passo con i creatori di contenuti più audaci della piattaforma. A dicembre, Twitch aveva allentato la propria politica sulla nudità, consentendo l’evidenziazione di seni, glutei o regioni pelviche, purché lo stream fosse etichettato correttamente. Tuttavia, la politica è stata rapidamente revocata dopo che gli streamer hanno superato i limiti consentiti.
In gennaio, Twitch ha aggiornato nuovamente le sue linee guida per bandire la nudità implicita, in risposta a creatori, inclusa Morgpie, che trasmettevano in angolazioni che suggerivano l’assenza di vestiti.
L’ultima regola entrerà in vigore il 29 marzo. Resta da vedere come gli streamer reagiranno e si adatteranno a questa nuova restrizione.
L'Altra Bolla
LinkedIn sperimenta Feed Video in stile TikTok
Tempo di lettura: < 1 minuto. LinkedIn testa un feed di video brevi in stile TikTok per promuovere contenuti professionali, offrendo nuove opportunità di interazione e scoperta.
LinkedIn sta testando un nuovo feed di video brevi simili a TikTok, segnando l’ultima piattaforma ad adottare questa tendenza dopo il successo di TikTok. Questo feed video, individuato per la prima volta da Austin Null di McKinney, mira a promuovere l’interazione e la scoperta di contenuti professionali in formati brevi e coinvolgenti.
Nuovi Orizzonti per i Creatori su LinkedIn
Contrariamente ai feed video brevi di altre app, che offrono un’ampia gamma di contenuti, il feed di LinkedIn mantiene un focus su carriera e professionalità. Sebbene la pubblicazione di video su LinkedIn non sia una novità, il feed dedicato mira ad aumentare l’interazione e la scoperta sulla piattaforma con video concisi che gli utenti possono facilmente sfogliare.
Microsoft, proprietaria di LinkedIn, afferma che i video stanno diventando uno dei formati preferiti dagli utenti per imparare da professionisti ed esperti. Questa sperimentazione offre un nuovo modo per gli utenti di scoprire video pertinenti. Attualmente in fase di test iniziale, la maggior parte degli utenti non avrà ancora accesso a questa funzione.
Il lancio di questa nuova caratteristica avviene in un momento in cui molti creatori su TikTok hanno guadagnato notevole seguito condividendo consigli ed esperienze su crescita professionale, ricerca di lavoro e sviluppo professionale. Il nuovo feed di LinkedIn offre ai creatori un nuovo spazio per condividere i loro contenuti video e potenzialmente raggiungere un pubblico più ampio, con la possibilità che LinkedIn possa in futuro monetizzare il feed per incoraggiare i creatori a postare i loro contenuti sull’app.
Tuttavia, alcuni utenti potrebbero non vedere di buon occhio l’aggiunta di questo nuovo feed nell’app, data la saturazione di feed video brevi su molte app popolari.
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