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Vinted: oltre le truffe c’è feticismo. Attenzione ai minori

Tempo di lettura: 3 minuti. Dopo le numerose segnalazioni di truffe sulla piattaforma di scambio, scoppia il caso di feticisti e venditrici non sempre inconsapevoli. Il problema resta ai minori.

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Vinted è un sito per adulti? Sembrerebbe di sì. Secondo le ultime segnalazioni arrivate alla redazione di Matrice Digitale #️⃣, la piattaforma di vendita di abiti usati è diventata un must amatoriale all’interno dei circuiti underground del mondo dei feticisti. Sono tante le immagini di donne che posano negli annunci per vendere i loro prodotti usati e finiscono esposte all’interno dei siti amatoriali attenzionate dai feticisti che non si riservano nell’esprimere commenti. Le foto che girano sono quelle che ritraggono donne che sfilano con sottoveste o completini intimi e che hanno attirato già l’attenzione dei frequentatori di siti amatoriali che pubblicano link o foto scaricate dalla piattaforma degli annunci dove si lasciano a dei commenti abbastanza espliciti.

Oltre a questo, c’è anche da segnalare contiguità tra prodotti di intimo e completini da sexy shop che vengono esposti in alcuni casi anche senza censura avvicinando molti minorenni al contesto del vietato ai minori di 18 anni.

Altro caso interessante riguarda proprio la vendita di completi intimi ad un valore maggiore rispetto a quello di mercato solo perché già indossati da modelle ed in questo caso si profila uno scenario stile giapponese dove le donne vendono i propri indumenti intimi usati ad uomini che le desiderano.

Un mondo sommerso che traina un’intera piattaforma finita oramai nel bel mezzo di un ciclone di cattiva reputazione a causa delle tante critiche piovute da molti utenti truffati? Su alcuni siti di rating, la reputation aziendale raccoglie poche stelle di gradimento e non sorprende affatto leggere i commenti di persone deluse.

C’è anche chi nell’immaginario hard ha fatto in modo di associare il nome del brand ad un video porno dove la protagonista offre sesso in cambio di un prodotto regalato su Vinted.

Il caso dei film per adulti, di cui non c’è evidenza che proponga una scena reale, rappresenta il paradosso estremo di utilizzo di una app nata in un modo, ma che viene fruita dai frequentatori dell’underground senza regole etiche e morali.

L’unica possibilità di uscita da questo vortice potrebbe essere la prevenzione soprattutto in favore dei minori che riescono a guadagnare qualche cosa di soldi mettendo in vendita oggetti che non utilizzano più allestendo quella che un tempo era la bancarella estiva allestita sulle spiagge dai ragazzini. I genitori dovrebbero consigliare ai minori di non esporre il loro volto e di non pubblicare foto con trasparenze in modo da non essere riconoscibili ed allo stesso tempo preda dei feticisti della rete, soprattutto verso quella parte che ha una preferenza particolare nei confronti degli under 18.

La piattaforma, dal suo canto, dovrebbe invece segnare contenuti under 18 tutti quelli venduti nei sexy shop con copertine esplicite, tutelando dalla visualizzazione di immagini non pertinenti con l’età.

Perché è vero che c’è poco da fare quando si prendono le proprie immagini da un social, ma proprio per questo è giusto ricordare che c’è sempre qualcuno che può fare un uso poco consuetudinario delle nostre foto.

Che uno dei business più prolifici di Vinted sia la vendita di intimo usato invece non è un dato che si può ricavare, ma è certo che appassioni una cricca di feticisti che non solo prova eccitazione su foto di inconsapevoli, non sempre, modelle amatoriali, anche minorenni a volte, che posano con abiti trasparenti e vendono mutandine, reggiseni e body che mostrano di aver indossato.

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro la pedopornografia online, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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