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Europol: chiede i dati di un attivista: Ammonito dal Garante Europeo per la Protezione della Privacy
Tempo di lettura: 4 minuti. Europol ha chiesto di consegnare i dati personali di un attivista olandese etichettato come “terrorista” dalla polizia olandese
Europol è stato ammonito dal Garante europeo della protezione dei dati per la seconda volta quest’anno, per non aver dato seguito alla richiesta di un attivista politico olandese di accedere ai dati in suo possesso dell’agenzia di polizia. L’indagine del Garante europeo per la protezione dei dati ha riscontrato una serie di mancanze da parte dell’agenzia nel rispetto della legge, in un momento in cui i suoi poteri di raccolta e trattamento dei dati sono stati notevolmente aumentati da una recente riforma legale.
All’Europol è stato chiesto di consegnare i dati personali a un attivista olandese
L’Europol “non ha dimostrato la necessità” di rifiutare all’attivista olandese Frank van der Linde l’accesso ai dati personali che l’agenzia detiene su di lui, secondo una decisione formale del Garante europeo della protezione dei dati (GEPD), l’autorità di controllo dell’Europol in materia di protezione dei dati, che rivela anche che l’Europol ha cercato di cancellare i dati di van der Linde per cercare di evitare di soddisfare la richiesta.
In precedenza l’Europol aveva negato a van der Linde l’accesso ai suoi dati, affermando che alcuni erano stati cancellati dal loro database operativo e altri non potevano essere condivisi a causa di requisiti di riservatezza per motivi di sicurezza nazionale. Tuttavia, dopo un’indagine durata due anni, il GEPD ha ordinato a Europol di fornire a van der Linde la “serie completa di informazioni che ha diritto di ricevere” secondo la legge che regola Europol.[1]
La decisione del GEPD giunge in un momento in cui crescono le preoccupazioni[2] sulla mancanza di rispetto da parte di Europol per la tutela dei diritti fondamentali alla protezione dei dati nelle sue operazioni, e con l’agenzia ora in grado di esercitare nuovi poteri di trattamento dei dati grazie a una recente riforma giuridica[3].
Frank van der Linde ha risposto alla decisione:
“Scoprire che i dati sono stati inviati a Europol con l’etichetta di area di criminalità e terrorismo è un incubo. Scoprire che Europol ha cancellato il mio file dopo che l’avevo richiesto è un vero orrore. E come faccio a sapere se Europol ha detto la verità al GEPD?”.
Il direttore legale (Europa) di Fair Trials, Laure Baudrihaye Gérard, ha dichiarato:
“Questa decisione è benvenuta, ma il signor van der Linde non avrebbe dovuto appellarsi al GEPD o subire un’indagine così lunga. Non si può permettere a Europol di operare senza responsabilità o controllo. Per troppo tempo le istituzioni europee hanno chiuso un occhio sulla sorveglianza di massa. Abbiamo bisogno di un controllo e di una regolamentazione adeguati, nonché di un risarcimento per coloro che sono rimasti coinvolti nella raccolta massiccia di dati di Europol”.
Il contesto
Frank van der Linde è un attivista olandese di sinistra coinvolto “in varie piattaforme di social media, proteste e iniziative contro il razzismo e la discriminazione”, secondo la descrizione del GEPD di un messaggio inviato dalla polizia olandese a Europol. Nonostante non abbia precedenti penali, è stato messo sotto sorveglianza dalla polizia olandese e indicato come potenziale sospetto terrorista.
Dopo una serie di richieste di accesso alla polizia olandese, van der Linde è stato informato che le sue informazioni personali erano state inviate a Europol. Nel 2019 ha chiesto a Europol se i suoi dati personali fossero in suo possesso. Nel giugno 2020 è stato informato che: “presso Europol non ci sono dati che la riguardano a cui lei ha diritto di accedere”.
Reclamo legale
Per esercitare il suo diritto di accesso ai dati personali, e in particolare per rettificare eventuali informazioni errate conservate dall’agenzia di polizia europea, van der Linde ha contestato la decisione di Europol al GEPD.
Indagine del GEPD
Le precedenti indagini del GEPD hanno richiesto fino a sette mesi,[4] ma la mancanza di cooperazione da parte di Europol ha richiesto due anni.
Inizialmente, quando il GEPD ha chiesto a Europol di esaminare i dati personali di van der Linde trattati dall’agenzia, gli è stato risposto che erano stati cancellati. Solo quando due agenti di Europol si sono recati di persona a Bruxelles con un computer portatile protetto, il GEPD ha potuto consultare i dati.
L’indagine ha rilevato che sono state conservate due serie di dati personali sul denunciante. La polizia olandese ha inviato a Europol dati personali che ha chiesto all’agenzia di cancellare dopo che van der Linde ha presentato una richiesta di accesso. Europol ha inoltre memorizzato informazioni sull’account Twitter di van der Linde legate a un’indagine in corso su una persona di interesse nei Paesi Bassi.
Le conclusioni del GEPD
Il GEPD ha confutato le giustificazioni di Europol per la mancata divulgazione dei dati personali di Frank.
Sull’esenzione per motivi di riservatezza sulle operazioni di Europol
Il diritto di accesso può essere limitato per garantire il corretto svolgimento dei compiti di Europol (articolo 36, paragrafo 6, del regolamento Europol). Tuttavia, questa deroga non può essere invocata in tutti i casi e senza giustificazioni.
Il GEPD ha richiamato l’Europol per aver limitato il diritto di accesso di van der Linde senza produrre una valutazione interna che descrivesse l’impatto che la divulgazione avrebbe avuto sulle operazioni dell’Agenzia di polizia europea.
Sulla cancellazione dei dati personali a seguito di una richiesta di accesso
Non appena van der Linde ha presentato la sua richiesta, hanno tentato di cancellare tutte le prove che l’agenzia aveva effettivamente ricevuto e conservato i suoi dati personali. L’indagine del GEPD mostra che la polizia olandese ed Europol hanno pensato che la cancellazione dei dati dal database operativo di Europol” potesse essere una soluzione al problema”[5]. Si tratta di un chiaro tentativo di ostacolare il diritto fondamentale di van der Linde alla protezione dei dati. Il diritto di Van der Linde di sapere quali dati sono stati condivisi con Europol e messi a disposizione di altre autorità di contrasto in Europa è stato chiaramente compromesso.
Il GEPD ha avvertito che “se Europol avesse cancellato (in modo permanente) i dati personali relativi al denunciante, ciò costituirebbe una mancata cooperazione con il GEPD e una grave violazione del regolamento Europol”.
Il prossimo passo:
Europol e van der Linde possono presentare nuovi elementi entro un mese dalla decisione di revisione della decisione del GEPD. Qualsiasi ricorso contro la decisione può essere presentato alla Corte di giustizia dell’Unione europea entro due mesi.
Il GEPD non ha indicato un termine entro il quale Europol deve conformarsi alla sua decisione, né ha imposto alcuna sanzione (ad esempio, una multa) in caso di mancata conformità.
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Kapeka: nuova backdoor di Sandworm per l’Est Europa
Tempo di lettura: 3 minuti. Kapeka, nuova backdoor utilizzata da Sandworm in attacchi all’Europa orientale, con capacità avanzate di controllo e flessibilità operativa.
Una nuovo backdoor denominata “Kapeka” è stato individuato mentre veniva impiegato in attacchi mirati contro l’Europa orientale, inclusi Estonia e Ucraina. Questo malware, sviluppato dal gruppo di minaccia persistente avanzato (APT) collegato alla Russia, noto come Sandworm, ha mostrato capacità estremamente sofisticate nell’esecuzione di cyber-attacchi, secondo un rapporto di WithSecure.
Caratteristiche del Backdoor Kapeka
Kapeka è una backdoor flessibile scritta in C++ e confezionato come una DLL di Windows. È progettato per mascherarsi da componente aggiuntivo di Microsoft Word per sembrare legittimo e evitare il rilevamento. Il malware è dotato di una configurazione di comando e controllo (C2) incorporata che stabilisce contatti con server controllati dall’attaccante e ottiene istruzioni su come procedere.
Funzionalità del malware
Le funzionalità di Kapeka includono la capacità di leggere e scrivere file, lanciare payload, eseguire comandi shell e persino aggiornare o disinstallare se stesso. Utilizza l’interfaccia COM di WinHttp 5.1 per la comunicazione di rete e impiega il formato JSON per inviare e ricevere dati dal suo server C2. Il backdoor può anche aggiornare la propria configurazione C2 “al volo”, ricevendo una nuova versione dal server C2 durante il polling.
Metodi di propagazione e associazioni
La modalità esatta di propagazione di Kapeka non è ancora stata pienamente identificata, ma le analisi indicano che il dropper del malware viene recuperato da siti web compromessi utilizzando il comando certutil, un esempio di utilizzo di binari legittimi per eseguire attacchi (LOLBin). Kapeka è stato collegato a precedenti famiglie di malware come GreyEnergy e Prestige, suggerendo che potrebbe essere un successore di quest’ultimo, usato in intrusioni che hanno portato al dispiegamento del ransomware Prestige alla fine del 2022.
Implicazioni e significato
L’uso di Kapeka in operazioni di intrusione dimostra un’attività di livello APT, con un alto grado di stealth e sofisticazione, tipico di attacchi attribuibili a origini russe. La sua vittimologia sporadica e il targeting di specifiche regioni geopoliticamente sensibili come l’Europa orientale, evidenziano l’uso strategico di questo malware in operazioni di cyber spionaggio o sabotaggio.
Il backdoor Kapeka rappresenta una minaccia significativa per la sicurezza delle informazioni nelle aree colpite. Le organizzazioni in regioni potenzialmente a rischio dovrebbero rafforzare le loro difese e monitorare attivamente per rilevare segni di questo malware sofisticato, adottando misure proattive per proteggere i loro sistemi dagli attacchi.
APT44: pericolo globale del gruppo Sandworm
APT44, noto anche come Sandworm, è una delle unità di sabotaggio informatico più pericolose, attiva nell’ambito dei conflitti geopolitici a favore degli interessi russi. Questo gruppo è associato a numerosi attacchi di alto profilo e continua a rappresentare una minaccia elevata per governi e operatori di infrastrutture critiche a livello mondiale.
Caratteristiche e attività di APT44
APT44 è un gruppo avanzato di minaccia persistente (APT) che ha mostrato una capacità notevole e una tolleranza al rischio elevata nei suoi sforzi per supportare la politica estera russa. L’ampio mandato di questo gruppo lo rende una minaccia imprevedibile, pronta a colpire a breve termine ovunque i suoi obiettivi si allineino agli interessi nazionali russi.
Rischio di proliferazione di nuove tecniche
Le continue innovazioni di APT44 nell’uso di capacità cyber distruttive hanno potenzialmente abbassato la barriera all’ingresso per altri attori statali e non statali interessati a sviluppare i propri programmi di attacco informatico. Questo rischio di proliferazione è una preoccupazione crescente, poiché potrebbe portare a un aumento globale di attacchi cyber sofisticati e distruttivi.
Protezione e Azioni della Comunità
La ricerca di Google ha portato all’identificazione di varie misure per proteggere gli utenti e la comunità più ampia:
- Protezione attraverso Google’s Threat Analysis Group (TAG): I risultati della ricerca migliorano la sicurezza dei prodotti di Google.
- Aggiunte a Safe Browsing: I siti e i domini identificati sono stati aggiunti per proteggere gli utenti da ulteriori sfruttamenti.
- Allerte per attacchi supportati dal governo: Gli utenti di Gmail e Workspace coinvolti ricevono notifiche.
- Programmi di notifica delle vittime: Dove possibile, le vittime vengono informate tramite programmi dedicati.
- Risorse di VirusTotal: Una collezione di indicatori di compromissione legati ad APT44 è disponibile per gli utenti registrati.
Il continuo impegno di APT44 nel campo del cyber sabotage rappresenta una delle minacce più severe e pervasive a livello globale. È essenziale che la comunità internazionale rimanga vigile e preparata a fronteggiare le sfide poste da gruppi come Sandworm, specialmente in contesti geopolitici delicati.
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Miner di criptovalute arrestato per aver evaso pagamenti di Server Cloud per 3,5 Milioni di Dollari
Tempo di lettura: 2 minuti. Un miner di criptovalute è stato arrestato per aver evaso pagamenti per 3,5 milioni di dollari in servizi di server cloud
Charles O. Parks III, noto anche come “CP3O”, è stato arrestato e accusato di aver utilizzato server cloud noleggiati per minare criptovalute, causando un debito di 3,5 milioni di dollari con due fornitori di servizi cloud, senza mai saldare i conti.
Dettagli del caso
Parks ha ideato un sistema ingegnoso creando identità aziendali fittizie, come “MultiMillionaire LLC” e “CP30 LLC”, per aprire numerosi account presso fornitori di servizi cloud, ottenendo così accesso a una potenza computazionale significativa. Anche se il Dipartimento di Giustizia (DOJ) non ha nominato esplicitamente i fornitori coinvolti, le indicazioni geografiche suggeriscono che si tratti di Amazon e Microsoft, situati rispettivamente a Seattle e Redmond, Washington.
Metodologia e abuso
Utilizzando questi account, Parks è riuscito a ottenere l’accesso a server dotati di potenti schede grafiche, essenziali per il mining di criptovalute come Ether (ETH), Litecoin (LTC) e Monero (XMR). Ha lanciato decine di migliaia di queste istanze di server, utilizzando software di mining e strumenti per massimizzare l’efficienza energetica e monitorare l’attività di mining in varie pool.
Riciclaggio e lifestyle
Le criptovalute estratte venivano poi riciclate acquistando token non fungibili (NFT), convertendole e trasferendole su varie piattaforme di scambio di criptovalute, o attraverso pagamenti online e conti bancari tradizionali. I proventi, convertiti in dollari, erano utilizzati da Parks per finanziare uno stile di vita lussuoso, includendo viaggi in prima classe e l’acquisto di articoli di lusso e auto.
Implicazioni legali e prevenzione
Parks è stato arrestato il 13 aprile 2024 nel Nebraska, con una prima udienza programmata il giorno successivo in un tribunale federale di Omaha. L’imputazione include accuse di frode informatica, riciclaggio di denaro e transazioni monetarie illegali, con una pena massima prevista di 30 anni di prigione. Il caso evidenzia anche l’importanza per i fornitori di servizi cloud di adottare misure più rigorose per verificare l’identità degli utenti, stabilire limiti di uso per i nuovi account e migliorare i sistemi di rilevamento delle anomalie per minimizzare le perdite.
Questo caso di cryptojacking sottolinea la necessità di una vigilanza continua e di politiche più severe da parte dei fornitori di servizi cloud per prevenire abusi simili, proteggendo così l’integrità dei loro servizi e dei loro clienti.
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USA, arrestata per un’accusa di Sextortion da 1,7 Milioni di Dollari
Tempo di lettura: 2 minuti. Una donna del Delaware è stata arrestata per aver preso di mira giovani ragazzi in uno schema di sextortion che ha fruttato 1,7 milioni
Una donna del Delaware, Hadja Kone, è stata arrestata per il suo presunto coinvolgimento in un vasto schema internazionale di sextortion che ha mirato a giovani maschi, guadagnando circa 1,7 milioni di dollari tramite estorsioni. Questo caso sottolinea la crescente problematica della sextortion su Internet, che colpisce migliaia di giovani in tutto il mondo.
Dettagli del caso
Hadja Kone, 28 anni, è stata collegata a un’operazione che mirava principalmente a giovani uomini e minori negli Stati Uniti, Canada e Regno Unito. I truffatori si fingevano giovani donne attraenti online, iniziando conversazioni con le vittime e invogliandole a partecipare a sessioni di video chat dal vivo, durante le quali venivano registrate segretamente. Successivamente, le vittime venivano minacciate di diffondere i video a meno che non pagassero somme di denaro, generalmente tramite Cash App o Apple Pay.
Implicazioni Legali e Risposta delle Autorità
Kone e i suoi co-conspiratori sono accusati di cyberstalking, minacce interstatali, riciclaggio di denaro e frode via cavo. Siaka Ouattara, un altro presunto co-conspiratore di 22 anni dalla Costa d’Avorio, è stato arrestato dalle autorità ivoriane a febbraio. Se condannati, entrambi potrebbero affrontare fino a 20 anni di prigione per ciascun capo di imputazione.
Preoccupazioni crescenti e misure di prevenzione
Questo caso rientra in una tendenza allarmante di aumento dei casi di sextortion, specialmente tra i minori. Nel gennaio 2024, il FBI ha lanciato un avvertimento sulla crescente minaccia di sextortion, sottolineando che i giovani maschi di età compresa tra 14 e 17 anni sono particolarmente a rischio, ma qualsiasi bambino può diventare vittima. Piattaforme come Instagram e Snapchat hanno iniziato a implementare nuove protezioni e risorse educative per combattere la sextortion e proteggere i giovani utenti.
Il caso di Hadja Kone evidenzia l’importanza di una maggiore consapevolezza e educazione sulle pratiche di sicurezza online. Le piattaforme social stanno rispondendo con nuove misure, ma è essenziale che i genitori, gli educatori e i giovani stessi siano informati sui segni di avvertimento e sulle strategie di prevenzione della sextortion
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