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Europol: nel 2021 crescono frodi e attacchi ransomware

L’Europol ha presentato il rapporto sulla criminalità informatica e le organizzazioni criminali nei vari ambiti dell’universo digitale. Il risultato dell’anno trascorso è impietoso sotto molti punti di vista, ma la Giustizia congiunta dei paesi europei non ha perso il suo smalto, anzi, sono tante le azioni di polizia che hanno portato agli arresti di diverse organizzazioni criminali smantellando delle parti di settori criminali redditizi. Quello che però non sorprende, è il tenore dei contenuti esposti dall’organizzazione europea che garantisce la sicurezza sul territorio perché rappresentano attività oramai consolidate nel settore della cronaca tecnologica.
Cosa è l’Europol?
Inutile fornirvi una descrizione autoprodotta perché quella contenuta in Wikipedia è la migliore per sintesi e concetti da acquisire. L’ufficio europeo di polizia (anche Europol, contrazione da European Police Office) è un’agenzia dell’Unione Europea finalizzata alla lotta al crimine nel territorio degli Stati membri dell’Unione europea, divenuta operativa il 1º luglio 1999. La sede dell’organismo è all’Aia ed il suo obiettivo è migliorare l’efficienza dei servizi competenti degli Stati membri e la loro cooperazione in settori sempre più numerosi:
- la prevenzione e la lotta contro il terrorismo;
- il traffico illecito di stupefacenti;
- la tratta di esseri umani;
- le reti d’immigrazione clandestina;
- il traffico illecito di materie radioattive e nucleari;
- il traffico illecito di autoveicoli;
- la lotta contro la falsificazione dell’euro;
- il riciclaggio dei proventi di attività criminali internazionali.
Ed ha le seguenti funzioni prioritarie:
- agevolare lo scambio di informazioni fra gli Stati membri;
- raccogliere e analizzare le informazioni e le segnalazioni;
- comunicare ai servizi competenti degli Stati membri le informazioni che li riguardano e informarli immediatamente dei collegamenti constatati fra fatti delittuosi;
- facilitare le indagini negli Stati membri;
- gestire raccolte informatizzate di informazioni.
Il rapporto IOCTA
Ogni anno l’Europol stila un rapporto sul crimine organizzato che risponde alla sigla IOCTA. Quest’anno il report è molto più ristretto di quello precedente, sono in tutto 45 pagine, ed ha cambiato anche stile editoriale proponendo al lettore più grafici e meno testi. Lo studio, che non è altro che il sunto del monitoraggio costante della rete Internet e dei crimini connessi ad essa nel quotidiano, è suddiviso in pochi ma brevi capitoli che interessano: la criminalità trasversale, Crimine strettamente informatico, Materiale di abusi sui minori, Frodi Online e Dark Web.
Ransomware: un business per tutti
Aumentano gli strumenti di attacco e l’intensità degli stessi. Il caso dei Ransomware è lampante perché oramai esiste una vasta gamma di prodotti che esistono sul mercato e la maggiore difficoltà degli inquirenti sta proprio nel servizio che oramai viene offerto ai criminali in erba. Non solo gruppi che rendono inutilizzabili le reti informatiche delle multinazionali per chiedere dei riscatti milionari o bloccano i servizi digitali essenziali di interi paesi per conto di stati canaglia, ma cresce il numero dei pesci piccoli che acquistano i servizi RAAS (Ransomware as a service) da cui scaturiscono attacchi con riscatto su larga scala indipendentemente dalla dimensione delle attività che vengono colpite, sia professionali sia produttive che statali. Una dispersione del reato che scaturisce dalla accessibilità a chiunque sia munito di buona volontà con una somma da investire e voglia di svolgere attività criminali in proprio. In base alle denunce giunte presso l’Europol in materia, i ransomware più utilizzati sono in ordine Sodinokibi, Pysa, Ryuk e Conti. Le strategie più diffuse invece sono miste, nel senso che oltre all’infezione vera e propria dei dispositivi in uso nelle aziende, precede sempre una attività di monitoraggio dei dipendenti che vengono contattati informalmente e a cui vengono chieste informazioni riservate tramite tecniche di ingegneria sociale, ma è anche vero che la strategia preferita è quella di esercitare una pressione sui media e sui mercati, soprattutto nel caso delle aziende quotate in borsa, per ottenere il riscatto utile allo sblocco delle attività compromesse dall’attacco. Cresce il fenomeno della doppia estorsione dove oltre allo sblocco dell’attività si pretende altro denaro per non diffondere i dati esfiltrati durante l’attacco, qui è spiegato meglio il procedimento.
Aumentano le frodi online
La pandemia ha collegato per maggior tempo le persone ad Internet ed è cresciuto il fenomeno delle truffe in rete. Il vettore principale delle frodi restano il phishing, con il smishing via sms, e l’ingegneria sociale che intercettano dati sensibli e personali di utenti connessi che abboccano alle tante trappole che vengono architettate con strategie di marketing efficaci. Anche il fenomeno degli investimenti in rete si dimostra un fattore di rischio come spiegato nell’approfondimento domenicale sul mondo del trading e delle criptovalute. Anche il settore delle consegne sta subendo una trasformazione criminale volta al mercato della ricettazione. Aumentano, infatti, i casi di persone che non ricevono i prodotti acquistati tramite le piattaforme di e-commerce che, nel caso non si tratti di truffa in fase di acquisto, c’è chi fa “sparire” i pacchi e li reimmette sul mercato attraverso canali paralleli. Aumenta il fenomeno delle truffe via mail nel campo del business con le BEC che sollecitano pagamenti fraudolenti tra una azienda ed i criminali informatici che si appropriano delle credenziali dei propri fornitori. Anche l’espansione dei RAT che si appropriano del controllo delle macchine, aiuta a far crescere il mercato delle informazioni sensibili e aziendali.
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Mélofée: un nuovo malware Linux collegato ai gruppi APT cinesi
Tempo di lettura: 2 minuti. Un gruppo di hacker sponsorizzato dallo stato cinese è stato collegato a un nuovo malware per server Linux

Un gruppo di hacker sconosciuto, sponsorizzato dallo stato cinese, è stato collegato a un nuovo tipo di malware indirizzato ai server Linux. La società francese di cybersecurity ExaTrack ha scoperto tre campioni del malware precedentemente documentato, risalenti all’inizio del 2022, e lo ha denominato Mélofée.
Il funzionamento del malware Mélofée
Uno degli artefatti di Mélofée è progettato per rilasciare un rootkit in modalità kernel basato su un progetto open source chiamato Reptile. Secondo le informazioni della società, il rootkit ha un set limitato di funzionalità, principalmente l’installazione di un hook progettato per nascondersi.
Sia l’impianto che il rootkit vengono distribuiti utilizzando comandi shell che scaricano un programma di installazione e un pacchetto binario personalizzato da un server remoto. L’installer prende il pacchetto binario come argomento e poi estrae il rootkit e un modulo di impianto server attualmente in fase di sviluppo.
Le funzionalità di Mélofée non sono diverse da altre backdoor simili, consentendo al malware di contattare un server remoto e ricevere istruzioni che gli permettono di eseguire operazioni sui file, creare socket, avviare una shell ed eseguire comandi arbitrari.
Collegamenti del malware alla Cina
I collegamenti del malware alla Cina derivano da sovrapposizioni infrastrutturali con gruppi come APT41 (noto anche come Winnti) e Earth Berberoka (noto anche come GamblingPuppet). Earth Berberoka è il nome dato a un attore sponsorizzato dallo stato che mira principalmente a siti web di gioco d’azzardo in Cina dal 2020, utilizzando malware multi-piattaforma come HelloBot e Pupy RAT. Secondo Trend Micro, alcuni campioni del Pupy RAT basato su Python sono stati nascosti utilizzando il rootkit Reptile.
Un’altra minaccia per la sicurezza informatica
ExaTrack ha inoltre scoperto un altro impianto chiamato AlienReverse, che condivide similitudini nel codice con Mélofée e utilizza strumenti pubblicamente disponibili come EarthWorm e socks_proxy. “La famiglia di impianti Mélofée è un altro strumento nell’arsenale degli attaccanti sponsorizzati dallo stato cinese, che mostra costante innovazione e sviluppo”, ha dichiarato la società. “Le capacità offerte da Mélofée sono relativamente semplici, ma possono consentire agli avversari di condurre i loro attacchi sotto il radar. Questi impianti non sono stati ampiamente osservati, il che indica che gli aggressori stanno probabilmente limitando il loro utilizzo a obiettivi di alto valore”.
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Il dark web preoccupa le aziende ma si fa poco per risolvere il problema
Tempo di lettura: 2 minuti. Un nuovo rapporto rivela che le aziende sono preoccupate per le minacce provenienti dal dark web, ma fanno poco per affrontarle

Un recente rapporto di Searchlight Cyber evidenzia come gli addetti all’intelligence siano preoccupati per le numerose minacce che si verificano nel dark web e come le aziende, pur essendo consapevoli del problema, non stiano facendo abbastanza per risolverlo.
I risultati del sondaggio di Searchlight Cyber
Searchlight Cyber, un’azienda leader nell’intelligence sul dark web, ha condotto un sondaggio su circa 1000 addetti all’intelligence di grandi aziende, scoprendo che il 93% di loro è preoccupato per i pericoli provenienti dal dark web, mentre il 72% ritiene che una soluzione fondamentale sia acquisire informazioni sui cybercriminali per proteggere le aziende.
Cosa fanno realmente le aziende?
Le aziende si stanno concentrando sulla raccolta di informazioni relative a strumenti e reti legati al dark web, ma non stanno facendo abbastanza per affrontare il problema. Secondo gli esperti, il 71% degli addetti all’intelligence vorrebbe vedere i fornitori colpiti sul dark web, ma in realtà il 32% delle persone che utilizzano i dati di intelligence provenienti dal dark web li impiega per pianificare e attuare attacchi alla catena di fornitura.
La posizione di Ben Jones, capo di Searchlight Cyber
Ben Jones sostiene che le aziende non stiano facendo abbastanza e che abbiano un percorso difficile davanti a loro. Egli osserva un modello distinto tra la raccolta di molte informazioni sulle minacce e i dati provenienti dal dark web, utilizzati per ottenere una buona postura di sicurezza. Raccogliendo più informazioni, le aziende potranno familiarizzare con il modo in cui i criminali operano e aumentare le possibilità di identificare gli attacchi.
Differenze tra settori nell’affrontare le minacce del dark web
Le ricerche mostrano che le aziende di vari settori rispondono in modo diverso alle minacce provenienti dal dark web. Il settore finanziario è quello più attivo nella raccolta di dati, con l’85% delle aziende che estraggono informazioni da questa parte del web. Al secondo posto si trova il settore sanitario, con il 57%, mentre il settore petrolifero e del gas potrebbe migliorare, dato che solo il 66% dei CISO raccoglie dati dal dark web.
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Google: utilizzato spyware prodotto in Spagna per colpire utenti negli Emirati Arabi Uniti
Tempo di lettura: 2 minuti. Gli utenti di Samsung Android browser negli Emirati Arabi Uniti sono stati presi di mira da un gruppo di hacker che utilizza il software spia Variston.

Google ha recentemente rivelato che gli hacker stanno usando il software spia Variston per colpire utenti negli Emirati Arabi Uniti.
Il software spia Variston e il suo utilizzo negli Emirati Arabi Uniti
Il Gruppo di Analisi delle Minacce (TAG) di Google ha scoperto che gli hacker stavano prendendo di mira le persone negli Emirati Arabi Uniti che utilizzavano il browser Android nativo di Samsung, una versione personalizzata di Chromium. Gli attaccanti hanno utilizzato una serie di vulnerabilità concatenate insieme e inviate tramite link web monouso inviati ai bersagli tramite messaggi di testo. Tra le quattro vulnerabilità nella catena, due erano zero-day al momento dell’attacco, il che significa che non erano state segnalate al produttore del software ed erano sconosciute fino a quel momento.
Campagna di hacking e vittime potenziali
Non è chiaro chi sia dietro la campagna di hacking o chi siano le vittime. Un portavoce di Google ha dichiarato a TechCrunch che il TAG ha osservato circa 10 link web dannosi in natura. Alcuni dei link reindirizzavano a StackOverflow dopo lo sfruttamento e potrebbero essere stati i dispositivi di test dell’attaccante, ha detto Google.
Variston e i suoi fondatori
Ralf Wegener e Ramanan Jayaraman sono i fondatori di Variston, secondo Intelligence Online, una pubblicazione di notizie online che copre l’industria della sorveglianza. La società ha sede a Barcellona, in Spagna, e nel 2018 ha acquisito l’azienda italiana di ricerca sulle vulnerabilità zero-day Truel.
La scoperta di altre campagne di hacking
Google ha anche annunciato di aver scoperto hacker che sfruttano un bug zero-day di iOS, corretto a novembre, per piantare a distanza spyware sui dispositivi degli utenti. I ricercatori hanno osservato gli aggressori che abusano del difetto di sicurezza come parte di una catena di exploit che prende di mira i proprietari di iPhone con iOS 15.1 e versioni precedenti in Italia, Malesia e Kazakistan.
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