Sensori tattili per robot più affidabili grazie alla rimozione di uno strato isolante nascosto

da Lorenzo De Santis matricedigitale.it
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Un team di ricerca congiunto della Northwestern University e della Tel Aviv University ha identificato e risolto un problema fondamentale che limitava la precisione dei sensori tattili flessibili per robot. Il progresso apre la strada a una nuova generazione di “pelli robotiche” economiche, capaci di distinguere superfici curve e spigoli come farebbe un dito umano, grazie a una maggiore riproducibilità nella risposta elettrica.

L’ostacolo invisibile che comprometteva la sensibilità tattile

I sensori realizzati con compositi in gomma siliconica conduttiva, spesso utilizzati come pelle artificiale per robot, presentavano un comportamento imprevedibile. Il motivo, come dimostrato nello studio pubblicato su Advanced Electronic Materials, risiede nella presenza di un sottile strato isolante naturale che si forma sulla superficie superiore e inferiore del materiale. Questo film impediva il corretto contatto elettrico tra il polimero conduttivo e gli elettrodi di misurazione, generando letture distorte e non ripetibili.

Secondo il professor Matthew Grayson della McCormick School of Engineering di Northwestern, molti scienziati hanno finora ignorato questo dettaglio, confondendo gli effetti del contatto elettrico con quelli del materiale stesso. Questo ha portato alla pubblicazione di dati difficilmente riproducibili, rallentando il progresso nel settore della robotica tattile.

Una soluzione semplice ma cruciale: preparare il contatto

La chiave per superare il problema è stata la rimozione meccanica dello strato isolante, ottenuta mediante levigatura di precisione della superficie. Questo ha permesso al team di ottenere contatti elettrici stabili, migliorando drasticamente l’affidabilità delle misurazioni. Gli studiosi sono riusciti anche a calibrare elettricamente e microscopicamente lo spessore dello strato isolante, fornendo una guida pratica per altri ricercatori del settore.

La scoperta non solo risolve un ostacolo tecnico, ma introduce una pratica standard di controllo qualità che potrà migliorare la consistenza dei futuri studi e applicazioni. In un ambito in cui materiali, elettronica e meccanica si intrecciano, la collaborazione tra competenze è risultata essenziale: da un lato i material scientists israeliani, dall’altro gli ingegneri elettrici americani.

Verso una pelle robotica tattile, flessibile ed economica

Il materiale impiegato, un elastomero riempito con nanotubi di carbonio, si presta bene a essere deformato senza perdere conducibilità elettrica. Quando sottoposto a pressione, varia la propria resistenza, fungendo così da sensore tattile. Con il miglioramento del contatto elettrico, questi materiali diventano candidati ideali per l’integrazione su mani robotiche e dispositivi indossabili, dove il rilevamento del contorno degli oggetti è fondamentale per la presa e l’interazione.

La professoressa Noa Lachman della Tel Aviv University ha sottolineato l’importanza dell’interfaccia tra materiali e elettronica: “Tutte le interazioni significative avvengono all’interfaccia. Per anni abbiamo sospettato l’esistenza di questo strato isolante, ma solo ora possiamo quantificarne gli effetti elettrici.” La sinergia interdisciplinare ha quindi permesso di svelare un dettaglio tecnico critico, rimasto a lungo inosservato nella letteratura.

Riproducibilità e integrità nella ricerca sui sensori tattili

Lo studio pone anche l’accento su un tema più ampio: la riproducibilità scientifica. Secondo Grayson, la mancanza di attenzione alla preparazione dei contatti ha generato una mole di ricerche scientifiche basate su dati non verificabili o incoerenti, con ripercussioni sulla credibilità e sull’avanzamento del settore.

I ricercatori invitano la comunità scientifica ad adottare una nuova linea guida sperimentale, affinché gli articoli futuri includano il controllo esplicito della preparazione dei contatti. Con questo approccio, sarà possibile pubblicare dati che possano essere replicati e messi a confronto, rafforzando la fiducia nei risultati.

Lo sviluppo è stato finanziato dalla National Science Foundation, dalla Binational Science Foundation USA-Israele, e da varie istituzioni accademiche tra cui il Center for Nanoscience & Nanotechnology dell’Università di Tel Aviv. La collaborazione prosegue con l’obiettivo di sviluppare sensori più sofisticati e facili da produrre, ampliando le capacità tattili dei robot in modo efficiente ed economicamente accessibile.

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