AGCOM rafforza regole contro pirateria online

di Redazione
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Il 17 luglio 2025, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) ha approvato la Delibera 472/24/CONS, rafforzando le misure contro la pirateria online in Italia. Il provvedimento rappresenta un’evoluzione del Regolamento per la tutela del diritto d’autore, dotando AGCOM di strumenti più rapidi ed efficaci per intervenire contro la distribuzione illegale di contenuti digitali. Tra le novità principali, la possibilità di ordinare il blocco immediato dei siti pirata, anche tramite DNS, entro 30 minuti dalla segnalazione e senza necessità di provvedimenti giudiziari. La delibera nasce in risposta alla crescente ondata di streaming illegale, che secondo le stime comporta perdite annue pari a 1,7 miliardi di euro per l’industria culturale e creativa italiana. Le nuove regole estendono il blocco anche a domini mirror e servizi di streaming sportivo illegale. Gli operatori di telecomunicazioni sono ora obbligati a collaborare attivamente e ad attuare misure tecniche immediate per inibire l’accesso ai contenuti pirata. Per velocizzare il processo, AGCOM ha annunciato il lancio di una piattaforma automatizzata per le segnalazioni da parte dei titolari dei diritti, rendendo più snella l’intera procedura. Le sanzioni possono arrivare fino a 258.228 euro, ma le nuove misure sollevano anche preoccupazioni legate alla privacy, alla libertà di accesso ai contenuti e al rischio di falsi positivi.

Contesto e obiettivi della Delibera 472/24/CONS

Con l’adozione della Delibera 472/24/CONS, AGCOM aggiorna il Regolamento del 2014, introducendo un pacchetto normativo che mira a contrastare in modo più efficace la pirateria digitale. Il fenomeno è in forte crescita: solo negli ultimi dodici mesi, gli accessi a siti illegali sono aumentati del 20%, con un picco durante gli eventi sportivi in diretta. L’obiettivo è duplice: tutelare i diritti d’autore di produttori cinematografici, musicali e sportivi e arginare le perdite economiche e occupazionali che derivano dalla pirateria. I dati sono allarmanti: oltre ai 1,7 miliardi di euro annui sottratti al mercato legale, si stimano circa 9.400 posti di lavoro persi. Con la nuova delibera, AGCOM può emettere ordini di blocco in tempi estremamente rapidi – entro 30 minuti – agendo su DNS, IP o URL. La misura si estende a piattaforme di streaming illegali, IPTV e siti torrent. Per supportare l’applicazione, viene istituita una task force dedicata al monitoraggio dei domini mirror, capaci di riformarsi rapidamente per sfuggire ai blocchi. Le nuove disposizioni si pongono in linea con la normativa europea, in particolare con il Digital Services Act, e coinvolgono direttamente i principali stakeholder del settore, tra cui Sky, DAZN e altri detentori di diritti, favorendo un flusso continuo di segnalazioni rapide e coordinate. Tuttavia, il rischio di collaterali effetti negativi sugli utenti, come il blocco accidentale di siti legittimi, continua a preoccupare associazioni e osservatori indipendenti.

Piattaforma automatizzata per segnalazioni in tempo reale

Uno degli strumenti più innovativi introdotti da AGCOM è una piattaforma digitale automatizzata che consente ai titolari dei diritti – come emittenti televisive, case cinematografiche e federazioni sportive – di inviare segnalazioni in tempo reale. Il sistema si basa su tecnologie di intelligenza artificiale, in grado di validare le richieste e accelerare l’intervento fino a un massimo di 30 minuti. Gli operatori di telecomunicazioni ricevono notifiche automatiche e sono obbligati a bloccare l’accesso a domini, sottodomini o indirizzi IP indicati. Ogni segnalazione viene archiviata digitalmente, consentendo una tracciabilità completa e facilitando l’elaborazione di report annuali da parte dell’Autorità. L’accesso alla piattaforma è riservato a soggetti accreditati, dotati di credenziali verificate, e il sistema sarà operativo a partire da ottobre 2025. Tuttavia, la parziale automazione del processo solleva il timore di errori di classificazione: esperti e giuristi auspicano l’introduzione di controlli manuali in fase di validazione per evitare blocchi abusivi. La piattaforma si integra inoltre con database internazionali, contribuendo all’identificazione di siti pirata globali.

Blocco DNS e implementazione delle misure tecniche

La delibera impone agli operatori di telecomunicazioni l’adozione di misure tecniche immediate, principalmente tramite blocco DNS, filtraggio IP e intervento su URL. Tra queste, il blocco DNS è il più rapido e diffuso, poiché consente l’interruzione dell’accesso al sito pirata entro 30 minuti dalla segnalazione. I blocchi IP vengono implementati attraverso firewall di rete, mentre i blocchi URL richiedono l’uso di deep packet inspection, risultando più precisi ma anche più complessi e invasivi. Una delle novità più rilevanti è l’obbligo di bloccare anche i domini mirror, repliche dinamiche dei siti originali, che gli operatori devono monitorare costantemente. Aziende come TIM e Vodafone sono già al lavoro per implementare sistemi automatizzati di risposta, anche se il costo complessivo per l’adeguamento infrastrutturale si aggira intorno ai 10 milioni di euro annui per l’intero comparto. Nel frattempo, molti utenti ricorrono a VPN e DNS alternativi per aggirare le restrizioni, una pratica che AGCOM potrebbe sanzionare se considerata intenzionale. Le misure tecniche restano coerenti con il Digital Services Act, ma non mancano critiche per possibili derive censorie. Gli operatori telecom, per contenere il rischio di falsi positivi, stanno conducendo test approfonditi prima dell’applicazione massiva delle nuove regole.

Come funziona il blocco DNS automatizzato?

Il blocco DNS previsto dalla delibera si basa su una configurazione tecnica dei resolver DNS operati dai provider italiani. Quando un sito viene segnalato e validato tramite la piattaforma automatizzata, il dominio incriminato viene aggiunto a una lista aggiornata in tempo reale, inviata agli operatori tramite API dedicate. I DNS configurati bloccano le richieste di risoluzione e reindirizzano gli utenti a una pagina di notifica del blocco. La trasmissione dei dati avviene tramite protocolli sicuri, come DNS over HTTPS (DoH), per evitare intercettazioni o manomissioni. Il tempo massimo di attivazione del blocco è di 30 minuti. I domini mirror vengono identificati grazie a algoritmi di intelligenza artificiale in grado di analizzare pattern di traffico e correlazioni semantiche tra contenuti. Il sistema è progettato per essere leggero, con un impatto massimo del 2% sulle prestazioni di rete. Gli errori di classificazione sono ridotti attraverso feedback loop continui, che affinano le regole in base alle esperienze operative.

Sanzioni, enforcement e cooperazione internazionale

Il nuovo impianto normativo aumenta in modo significativo le sanzioni per i soggetti che gestiscono piattaforme pirata, portando le multe fino a 258.228 euro per ogni singola violazione. Anche gli operatori di telecomunicazioni che non rispettano gli ordini di blocco possono essere puniti con ammende fino a 100.000 euro. Inoltre, AGCOM può ordinare la rimozione di contenuti entro 48 ore e i recidivi rischiano sospensione dell’attività. L’enforcement prevede anche la collaborazione con le autorità giudiziarie, in particolare per perseguire i gestori di server all’estero, e con Europol per il tracciamento di piattaforme attive sul dark web. I gestori dei siti pirata si spostano spesso su server offshore, ma l’incremento delle sanzioni sembra già sortire un effetto dissuasivo. Nonostante gli utenti finali non siano destinatari diretti di sanzioni, chi accede in modo ripetuto e consapevole a contenuti illegali potrebbe ricevere avvisi ufficiali. L’azione combinata tra blocchi rapidi, multe elevate e cooperazione internazionale rafforza l’impianto repressivo, ma resta aperto il dibattito sul potenziale abuso di potere regolamentare.

Impatto economico e ricadute sul settore culturale

La pirateria digitale ha un impatto devastante sull’intero ecosistema culturale italiano. Le perdite stimate in 1,7 miliardi di euro toccano in modo trasversale cinema, musica e sport, con il calcio che da solo registra un danno annuo superiore ai 500 milioni di euro. Le piattaforme legittime, come Netflix e DAZN, riportano una flessione negli abbonamenti, alimentata dalla diffusione di alternative illegali. AGCOM ritiene che la nuova delibera possa recuperare almeno 300 milioni di euro per l’industria creativa, proteggendo migliaia di posti di lavoro. Gli operatori di telecomunicazioni, pur affrontando costi elevati per adeguarsi alle nuove disposizioni, potrebbero beneficiare di una maggiore fiducia dell’utenza verso le piattaforme ufficiali. I contenuti legali diventano così l’alternativa più accessibile, anche se il costo degli abbonamenti resta una barriera per molti utenti. La pirateria non scompare, ma si trasforma, migrando verso reti P2P o ambienti più difficili da controllare, come il dark web. AGCOM si impegna a monitorare l’evoluzione del fenomeno, con report semestrali che misurano l’efficacia delle misure e l’andamento dei blocchi. Nel complesso, la delibera rappresenta un tentativo di rafforzare l’ecosistema digitale a tutela della produzione culturale nazionale.

Dubbi e contrasti su privacy e libertà digitali

Le nuove regole introdotte da AGCOM sollevano anche preoccupazioni legittime in materia di privacy e libertà online. I blocchi DNS, se non calibrati con attenzione, rischiano di limitare l’accesso a contenuti legittimi, penalizzando gli utenti. Alcuni osservatori parlano apertamente di sorveglianza di massa, ma AGCOM assicura che il sistema non raccoglie dati personali e si limita a monitorare domini associati alla pirateria. La piattaforma automatizzata non conserva informazioni relative agli utenti e, per garantire la conformità con il GDPR, AGCOM collabora con l’Autorità Garante per la Privacy. Tuttavia, le critiche di attivisti digitali e associazioni di consumatori si moltiplicano: denunciano la mancanza di trasparenza nelle modalità di blocco e l’assenza di strumenti di opposizione da parte degli utenti. L’Autorità pubblicherà linee guida specifiche per la segnalazione di errori, ma il dibattito si sposta anche sui social, dove si fa strada la richiesta di un bilanciamento tra protezione del diritto d’autore e libertà di espressione. Mentre le VPN offrono una via di fuga alle restrizioni, non tutti gli utenti sono in grado o disposti ad utilizzarle, generando una frattura digitale anche sul piano sociale.

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