ASML offre intelligence agli Stati Uniti sulla Cina mentre Huawei cresce in AI e infrastrutture

di Redazione
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La crescente competizione tecnologica tra Stati Uniti e Cina si è trasformata in un confronto sempre più diretto, dove aziende chiave come ASML e Huawei diventano strumenti di pressione geopolitica. Nel cuore della contesa si collocano le tensioni sulle limitazioni all’export dei sistemi litografici avanzati e la corsa cinese all’autonomia tecnologica, due dinamiche che stanno ridisegnando le catene globali dei semiconduttori. Mentre ASML tenta di ricucire rapporti con Washington dopo aver infranto un accordo informale sulle vendite alla Cina, Huawei accelera l’ecosistema Ascend e consolida un’infrastruttura nazionale che non dipende più dai fornitori occidentali. Sullo sfondo, l’Europa si divide sulla presenza della tecnologia cinese nelle reti 5G, con Deutsche Telekom che difende pubblicamente le antenne Huawei. È un quadro che mostra come la tensione tra potenze non sia più limitata alle sanzioni: coinvolge modelli di governance, capacità produttive, sicurezza informatica e il controllo della futura intelligenza artificiale.

ASML tra violazioni, pressioni diplomatiche e offerte di cooperazione segreta

La vicenda che coinvolge ASML non è semplicemente un episodio di compliance commerciale, ma un segnale della crescente fusione tra politica industriale e geopolitica. L’azienda olandese avrebbe infatti violato un accordo informale con Stati Uniti e Paesi Bassi limitando le vendite di macchinari DUV alla Cina durante il periodo di transizione verso il divieto totale previsto nel 2024. In quel frangente, ASML avrebbe consegnato più unità del consentito, scatenando l’ira del governo olandese e la pressione immediata di Washington. In un incontro descritto come teso, l’allora primo ministro Mark Rutte avrebbe rimproverato il CEO Peter Wennink, sostenendo che ASML aveva messo il governo in una posizione “pericolosa e imbarazzante”. La risposta di ASML, come rivelato nel libro investigativo De belangrijkste machine ter wereld, sarebbe stata sorprendente: l’azienda avrebbe offerto agli Stati Uniti un flusso diretto di informazioni sui clienti cinesi. Un modo per rimediare alla violazione e riconquistare fiducia, ma anche un indizio del livello di interdipendenza tra aziende occidentali e apparati diplomatici. La proposta arriva in un contesto dove le macchine litografiche di ASML sono considerate uno dei colli di bottiglia fondamentali per la produzione di chip avanzati. Con la Cina esclusa dai sistemi EUV e ora pesantemente limitata anche nei DUV più potenti, ogni deviazione dalle linee guida viene vista come una minaccia all’egemonia tecnologica occidentale. Il caso mette in luce una realtà inquietante: nel confronto con la Cina, le aziende non sono più meri operatori privati, ma estensioni operative delle politiche di sicurezza nazionale. In questo schema, ASML — gigante europeo cruciale per l’intero ecosistema globale — rischia di trovarsi schiacciata tra due potenze che le chiedono fedeltà.

Huawei accelera l’ecosistema Ascend e costruisce una filiera domestica dei semiconduttori

Mentre l’Occidente dichiara guerra alle forniture avanzate, la Cina risponde con una strategia di autonomia totale, ed è Huawei a guidare il fronte industriale. Attraverso il fondo Hubble, l’azienda ha investito in oltre 60 società della filiera semiconduttori: dai materiali per photoresist ai componenti ottici, dai wafer composti alle tecnologie DUV adattate al multi-patterning. La punta di diamante della strategia è la piattaforma Ascend, con il nuovo acceleratore Ascend 910C, un chip dual-chiplet che raggiunge 780 TFLOPS BF16 e viene inserito in sistemi come CloudMatrix 384, una super-infrastruttura da 300 PFLOPS costruita con 384 processori interconnessi a topologia ottica all-to-all. L’efficienza non raggiunge ancora Nvidia, ma Huawei compensa con una scalabilità orizzontale massiccia, costi energetici più bassi e data center meno vincolati da normative ambientali. Il risultato è un ecosistema che — pur non potendo competere sul fronte dell’efficienza di GPU come Blackwell o Hopper — riesce tuttavia a offrire una piattaforma di addestramento AI completamente autonoma, costruita con supply chain e supporti software nazionali come MindSpore e CANN. A questo si aggiungono segnali di un’espansione ancora più ampia, tra cui la recente validazione del nodo 5 nm DUV attraverso tecniche di multi-patterning spinte e la comparsa di memoria HBM Samsung e altri componenti provenienti da reti parallele di approvvigionamento. Una realtà che mostra come la Cina abbia già costruito un piano di riserva industriale in caso di un blocco totale delle importazioni occidentali.

Huawei introduce la condivisione file con iPhone, un gesto tecnico dal forte valore politico

Nel mezzo della guerra tecnologica, Huawei continua a lavorare sul lato consumer. Con HarmonyOS 6, l’azienda lancia una funzione che permette la condivisione diretta di file con iPhone e dispositivi Apple, utilizzando un’app dedicata disponibile sull’App Store cinese. La compatibilità è limitata geograficamente, ma il significato è chiaro: Huawei vuole ridurre la frizione tra ecosistemi, colpendo Apple sul mercato cinese proprio mentre iPhone 17 mantiene ottime vendite. La mossa arriva a pochi giorni dal lancio dei nuovi Mate 80, progettati per sfruttare l’onda lunga del ritorno in auge di Huawei dopo anni di sanzioni. Il gesto mostra una strategia bilaterale: da un lato l’azienda combatte per l’autonomia tecnica, dall’altro mantiene la capacità di tenere aperti canali con gli utenti e gli ecosistemi rivali, quando ciò rafforza il suo ruolo nel mercato interno.

Deutsche Telekom si schiera contro un possibile divieto UE della tecnologia Huawei

Sul fronte europeo, la tensione con Huawei si manifesta attraverso il dibattito sul possibile divieto totale delle apparecchiature di rete del colosso cinese. Una linea sostenuta da Commissione Europea e diversi governi, che vedono nella presenza della tecnologia Huawei un rischio troppo alto per sicurezza e integrità delle infrastrutture 5G. A sorpresa, però, Deutsche Telekom rompe il fronte: il CEO Timotheus Höttges afferma pubblicamente che le componenti Huawei utilizzate nei loro sistemi — in gran parte antenne passive e apparati periferici — non presentano alcun rischio pratico per la sicurezza. I sistemi core, sottolinea, sono invece interamente privi di tecnologia cinese. Il messaggio è chiaro: imporre un divieto totale avrebbe un costo eccessivo per gli operatori e un impatto minimo sulla sicurezza effettiva. È una posizione che espone la fragilità europea: mentre gli Stati Uniti impongono restrizioni strategiche, l’UE si divide tra esigenze geopolitiche e sostenibilità economica delle sue infrastrutture.

Huawei rafforza la formazione globale con l’ICPC Challenge

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In parallelo alla corsa ai supercomputer e alla litografia, Huawei continua a investire sui talenti globali con il terzo ICPC Challenge Championship, una competizione internazionale ospitata a Shanghai. Il focus di quest’anno è la gestione della memoria negli LLM, un tema centrale per la futura scalabilità dei modelli linguistici. La gara riunisce oltre 110 concorrenti da più di trenta paesi, dimostrando come Huawei utilizzi questi eventi non solo come vetrina, ma come laboratorio di ricerca applicata. Le soluzioni sviluppate dai partecipanti diventano infatti parte delle pipeline di ottimizzazione interne all’azienda.

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L’investimento prosegue una collaborazione con ICPC avviata nel 2019 e che ha già coinvolto migliaia di studenti e ricercatori in tutto il mondo. È una strategia che costruisce capitale umano, rafforza relazioni internazionali e consolida l’immagine della Cina come attore centrale nell’istruzione tecnologica.

Una geopolitica dei semiconduttori sempre più aggressiva

Le vicende di ASML, Huawei e Deutsche Telekom si incrociano in un punto comune: il controllo della tecnologia è diventato il nuovo confine della sovranità nazionale. Ogni attore coinvolto — aziende, governi, istituzioni di ricerca — si muove in un quadro dove innovazione e politica non sono più scindibili. Le sanzioni spingono la Cina a innovare più rapidamente. La Cina, innovando, spinge gli Stati Uniti a irrigidire ulteriormente le restrizioni. L’Europa resta bloccata tra due potenze, tentando di proteggere le proprie aziende strategiche mentre naviga le pressioni di Washington. In questo scenario, ASML cammina su un equilibrio sempre più fragile, Huawei accelera, e l’Occidente si trova per la prima volta davanti a un rivale tecnologico capace di competere su larga scala.