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Ho perso 500 euro con il crollo di Luna, ma non ho pensato al suicidio

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In questi giorni è crollato il mercato delle criptovalute per diversi motivi. Oltre alla guerra, c’è stato il crollo della moneta Luna riferita al più ampio progetto Terra. La motivazione è stata paradossale perché la strategia della cripto di ancorarsi al dollaro ha inficiato sulla sua autonomia nonostante fosse entrata nell’olimpo delle stable coin.

Cos’è Terra (LUNA)?

Monete che sono ancorate al dollaro statunitense e che dovrebbero garantire un valore stabile e poco incline alle flessioni vertiginose a cui il mondo cripto ci ha abituato in questi anni. Secondo alcuni analisti, Terra non è crollato per via di anomalie del progetto, ma perchè uno speculatore ha assottigliato il valore della moneta rispetto al dollaro ed ha bruciato l’intera capitalizzazione dopo che ha reimmesso in commercio tutto il quantitativo posseduto.

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La beffa è stata che per fare questa operazione, lo speculatore ha chiesto in prestito 100 milioni e quando ha rivenduto tutto ne ha guadagnati 800, portando a casa 700 milioni circa di netto e in moneta vera: il dollaro.

Cadendo il mito delle Stable Coin dopo il tonfo di Terra, molti hanno iniziato a preoccuparsi e a dismettere capitali in criptovalute, facendo calare le operazioni delle movimentazioni di mercato e di conseguenza il valore complessivo dell’ecosistema cripto. Un aspetto, questo che ha preoccupato in molti e che ha acceso l’ennesimo riflettore sul mercato delle criptovalute mondiale.

Perchè non ho pensato al suicidio

Che Terra fosse un grande progetto l’ho sempre pensato, come me anche altri. Terra, prima della sua conversione a stable coin, viveva di un progetto tutto suo collegato ad una attività concreta come un gioco. Da pochi centesimi di valore a tanti euro, ed infatti ci ho investito personalmente 500 euro con la moneta a 40 ed in poco tempo ho raddoppiato il valore ed ho messo la valuta in staking e precisamente ad inserire le mie monete in un fondo che maturava interessi del 10% annui e che generavano l’equivalente in moneta così come previsto.

Ad oggi l’intero valore dei miei 500 euro investiti circa un anno fa è di 0,00018 euro e non conviene venderli bensì tenerli in mano con la speranza che qualcuno riprenda il progetto, si parla di Polygon, ma mi ha sorpreso come in molti abbiano pensato il suicidio da questa esperienza negativa.

La risposta è semplice e consiglio il lettore di tenerla ben presente, 500 euro erano il rischio che potevo accollarmi sapendo di poterli perdere. Certo, confesso che mai avrei immaginato di vedere perdite del genere, non sono mai andato oltre il 50% di crollo, ma la vendita è stata impossibile perché improvvisa e avvenuta di notte. Quello che ahimè non è comprensibile è come abbiano in molti creduto totalmente in un progetto così “solido”, seppur sconosciuto, tanto da scommetterci i propri averi.

Gli errori sono sempre gli stessi: la finanza non tollera sentimenti, la diversificazione è importante, ma soprattutto bisogna investire sempre quanto si è disposti a perdere.

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro l’abuso dei minori, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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