Inchieste
Paolo Benanti contro Elon Musk su Intelligenza Artificiale, media e politica
Elon Musk esprime opinioni sulla politica italiana e sul ruolo dei magistrati tanto da scomodare il Presidente Mattarella, ma il suo nemico è Padre Paolo Benanti
Il recente confronto tra Elon Musk e Sergio Mattarella ha assunto una risonanza mediatica notevole. Il Presidente della Repubblica ha espresso una posizione critica nei confronti delle dichiarazioni di Musk sul blocco del progetto migratorio in Albania, assumendo il ruolo di Capo Supremo della Magistratura. Tuttavia, è evidente che Musk, non essendo una figura influente sul nostro sistema giudiziario, non potrebbe condizionare i giudici italiani, né alterare criteri sanciti dalla nostra Costituzione e dai principi europei. Ci sarebbe anche da dire che il post incriminato dal titolare di Tesla, in realtà tiene conto della situazione americana dove i giudici non accedono alla professione tramite concorso, ma vengono nominati e sono soggetti a rotazione anche per volere politico. Questo, però, non lo assolve dal non conoscere le dinamiche italiane.
Un presidente sovranista?
Mattarella ha spesso invocato un rafforzamento dell’identità europea, esprimendo sostegno ai partiti favorevoli alla continuità della linea europea rappresentata da Ursula Von der Leyen. Tuttavia, questo impegno si scontra con una mancanza di sovranità costituzionale italiana rispetto alle norme europee, la stessa alla quale fa riferimento il presidente Mattarella nella lettera pubblica, che non permettono all’Italia una completa autonomia normativa.
Sotto il profilo politico, va ricordato che Mattarella proviene da una lunga militanza nei partiti di sinistra. Oggi, molti di questi partiti si trovano in difficoltà, mentre gli Stati Uniti, riferimento ideologico per alcuni leader italiani ed europei, fino a ieri messi in disparte, affrontano il rafforzamento dei repubblicani sia alla Camera che al Senato. Situazione che potrebbe influire sulle scelte politiche del nostro Paese nei prossimi mesi se non interverranno “anticorpi” o altri “agenti” stranieri capaci di tamponare le ingerenze statunitensi storicamente assorbite volentieri dal nostro paese.
Il coinvolgimento di Musk, vincitore delle elezioni insieme a Donald Trump, ha diviso il settore tecnologico statunitense, con alcune figure come Jeff Bezos, Sundar Pichai e Sam Altman che hanno tardato nelle loro congratulazioni, segnalando una frattura tra le big tech che tenderà a risolversi perché “tra i piani alti ci si mette sempre d’accordo“. Inoltre, il caso ha riportato in evidenza il ruolo di personaggi influenti, come George Soros e la sua fondazione Open Society, nel sostenere iniziative sul territorio italiano, creando discussioni su possibili ingerenze esterne anche attraverso il partito politico che egli stesso ha finanziato e che risponde a Più Europa fondato dalla Bonino.
In realtà, Mattarella ha dato molta importanza a Musk, rispondendo pubblicamente alle sue idee, come non ha fatto invece il premier Starmer durante le proteste inglesi di qualche mese fa dove addirittura il Tycoon prospettava una guerra civile nell’Isola della Monarchia. Il presidente della Repubblica ha dato voce ad una guerra silenziosa che da molto si sta preparando nei palazzi italiani e l’aspetto più interessante della vicenda è che la testa d’ariete ha sede in uno stato straniero: il Vaticano.
L’antiMusk italiano è un prete del Vaticano
Microsoft, fondata da Bill Gates, ha attirato l’attenzione per il suo recente progetto presentato in Vaticano, un’iniziativa lodevole di ricostruzione della Basilica di San Pietro attraverso droni e intelligenza artificiale, sotto la guida di Padre Paolo Benanti. Il progetto evidenzia l’ingresso della tecnologia in ambiti tradizionalmente etici, con implicazioni significative per il futuro del dialogo tra innovazione e morale su cui Benanti si spende continuamente con il concetto di Algoretica che rispecchia la linea politica del Papa tanto da farlo ospitare in esclusiva al G7 di Savelletri di Fasano in Puglia.
L’argomento della crescente influenza di Paolo Benanti in Italia, sia come presidente della commissione per l’intelligenza artificiale applicata all’editoria sia nel contesto dei progetti sviluppati con Microsoft, rivela diverse sfaccettature interessanti. Benanti ha recentemente consolidato un ruolo strategico nelle dinamiche tra editori e nuove tecnologie, mostrando posizioni favorevoli ai big dell’informazione, essendo stato nominato da Alberto Barachini conosciuto come l’uomo dei Berlusconi negli affari politici televisivi della famiglia, e meno inclini a supportare quelli minori sempre più penalizzati dalle regole fumantine di Google. Questo ruolo assume particolare importanza alla luce delle dichiarazioni di Elon Musk, il quale ha proclamato che gli utenti di Twitter rappresentano ormai “il vero media” – una sfida diretta alle narrazioni tradizionali, soprattutto in un’epoca in cui le elezioni statunitensi hanno mostrato un’altra volta le criticità nelle previsioni e nelle narrazioni del giornalismo confermandone la sua crisi di professionalità, con ricadute evidenti sulla credibilità, prim’ancora che sul mercato.
La visione di Benanti sul modo di fare informazione e sulle ONG solleva riflessioni per il suo ruolo nello stabilire rapporti con influenti figure come Bill Gates e con istituzioni come il Vaticano, per il progetto di ricostruzione della Basilica di San Pietro attraverso l’intelligenza artificiale. La collaborazione di Benanti con Gates e la vicinanza del Vaticano a movimenti filantropici legati a personalità internazionali come Soros, primo finanziatore del Partito Democratico statunitense, e la famiglia Clinton suggerisce una trama complessa che si collega alla politica italiana e internazionale e le figure politiche di riferimento sono gli esponenti, o menti, del Partito Democratico americano sconfitto alle ultime elezioni proprio per mano dei repubblicani con il titolare di Space X in prima linea e primo finanziatore della campagna elettorale trumpiana meno sontuosa di quella della perdente Kamala Harris.
Parallelamente, la figura di Elon Musk emerge come sfidante rispetto a tale scenario, soprattutto per le sue posizioni su social media e ONG, che entrano in contrasto con quelle di Benanti e di alcuni membri della politica italiana. Musk si è recentemente trovato indirettamente al centro di un’indagine sullo scandalo Sogei prima delle elezioni USA, dove il suo rappresentante in Italia, Andrea Stroppa, ad oggi risulta essere indagato ed accusato di aver avuto in via ufficiosa dei documenti strategici sull’infrastruttura satellitare italiana. Secondo alcuni, la posizione di Musk contro i magistrati è dovuta a questa soffiata contro i suoi interessi contigui alla società StarLink, mentre lo stesso Stroppa ha denunciato di essere stato diffamato dal Corriere della Sera perché individuato come figura “presa con i soldi in tasca” così come scritto dalla Guerzoni, già nota per aver pubblicato la notizia della fantomatica lista dei putiniani dove si parlò del professore Orsini come “licenziato” dalla LUISS quando ancora oggi è in ruolo presso l’ateneo rivendicando la bonarietà della lista perché prodotta dai servizi segreti italiani.
Quanto accaduto ha rafforzato la percezione di un fronte oppositivo verso Musk, anticipato dalle dichiarazioni di Benanti a ciel sereno prima delle elezioni, dove ha definito Musk “un imprenditore senza scrupoli“. Un ulteriore curiosità è l’adesione del sito Euractiv.it, house organ della sorosiana Open Society Foundation, al circuito del Corriere della Sera.
Da parte sua, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha preso una posizione netta contro Musk, una mossa che, secondo i sondaggi, ha diviso l’opinione pubblica. Da un lato, un movimento di X erede della sinistra progressista filoatlantista ed europeista si è riscoperto sovranista con le parole del presidente. Dall’altra parte sono state fatte notare le ingerenze italiane nei confronti di altre nazioni, come recentemente accaduto con Viktor Orbán in Ungheria ed il caso di Ilaria Salis, mettendo i sostenitori del presidente dinanzi ad una evidenza storica che riguarda l’influenza politica dell’Italia in ambiti esteri così come esponenti francesi e olandesi, compresi quelli dell’anonimo Lussemburgo, hanno minacciato più volte le posizioni dei politici italiani, intimando in alcuni casi delle ritorsioni dall’Europa se il voto fosse andato nella direzione “antieuropeista”.
Nel contesto politico interno, solo Meloni, silente con l’endorsment del fidato Donzelli a Mattarella, e Salvini si sono schierati con il nuovo corso presidenziale degli Stati Uniti, dimostrando una certa autonomia dalle posizioni europeiste di Von der Leyen ed una preferenza per la politica estera filoamericana di Trump e Musk che riscriverà gli equilibri dell’atlantismo. Il forzista Antonio Tajani e l’ex berlusconiano Maurizio Lupi si sono schierati con il presidente ed in linea con la posizione dei Berlusconi schieratisi apertamente contro Trump ed in favore di Ursula Von der Leyen. Ad oggi sono tanti i campanelli d’allarme individuabili con le dichiarazioni dei tedeschi, polacchi, inglesi e francesi che spingono per il potenziamento delle spesi militari ed il supporto economico all’Ucraina oramai in bancarotta ed incapace di pagare le spese della propria burocrazia, tra le più corrotte al mondo prim’ancora dello scoppio della guerra, senza che gli stati prestino i soldi. Tutti schierati con il vecchio mondo, a cui si è adeguato anche il Vaticano e la strada condivisa insieme agli USA per 80 anni rischia di separarsi fino a quando ci sarà il duo Trump-Musk alla Casa Bianca.