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Inchieste

Lista filoputin e rapporto sulla propaganda russa: DIS influenzato dagli USA?

Tempo di lettura: 9 minuti. Non confondiamo i Servizi con il DIS! Dopo il documento diffuso al Copasir ed al Corriere, emergono ancora più dubbi sull’utilità per gli interessi nazionali.

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I contenuti del bollettino desecretato da Gabrielli per “un’operazione verità” è stato stilato dal “DIS per investigare non sulle persone, ma sulle dicerie messe in piedi in occasione della guerra da chi si oppone al Governo ed alla sua politica

Il documento scaricabile integralmente qui sul sito del Riformista

Il documento risale al periodo dell’intervista di Rete Quattro a Lavrov, realizzata da Carta Bianca, ma ci sono segnati altri punti oscuri su cosa è stato detto in tv e quali siano le teorie “false ed eversive“.

Vi citiamo alcune teorie che non tornano, spiegandovi perchè, e che sono state bollate come fake news “eversive” da inserirne i promotori in una lista di proscrizione pubblicata dal Corriere e caldeggiata pubblicamente da una componente del Copasir.

A partire dalla seconda metà di aprile, le narrative diffuse dalla propaganda russa hanno registrato critiche all’operato del presidente del Consiglio Mario Draghi ritenuto responsabile – con la linea d’azione adottata dal suo governo dell’aumento dei prezzi dei generi alimentari ed energetici, della chiusura di numerose aziende, nonchè di avere colpito il popolo italiano con misure sanitarie inutili e di trascinare il Paese in guerra“.

Commento: il sentiment degli italiani è certamente quello di insoddisfazione verso il Governo Draghi non solo per il fronte “no vax” e di tutto quello che consegue dalla vicenda COVID, bensì per quanto registrato dai cittadini come aumenti nel campo del settore energetico e della vita quotidiana.

Bombe al fosforo solo russe

Commento: l’Ucraina ha utilizzato le bombe al fosforo? Non ci sono conferme, ma nemmeno certezze. Un servizio Vg a cura di una giornalista di Sky News Uk, rilanciata dal tg italiano, agli inizi della guerra non ha escluso l’utilizzo di tali armi ad opera anche dell’esercito Ucraino.

Negazionismo sull’esistenza della propaganda occidentale

Commento: Sempre in questi giorni, è emersa la tesi, riferita da Sky, che le vittime di Bucha siano stati collaborazionisti russi gettando forti dubbi sulla paternità della strage. Il giornalista di guerra, Nico Piro, ha definito sin dalle prime ore “Circo dell’Orrore” sollevato all’attenzione dei media Occidentali e su cui anche altri giornalisti illustri come Santoro hanno espresso dubbi sulla dinamica e sulle prove fornite dal NyTimes. L’ultima notizia riapre i giochi e di molto.

https://tg24.sky.it/mondo/2022/06/06/guerra-russia-ucraina-filorussi

Una fabbrica delle fake news? Sì, esiste e non solo a Mosca.

Con decreto del Governo Zelensky, nell’ambito della legge marziale, è stata affidata la comunicazione di guerra ad una onlus, metà ucraina metà usa, attiva dal 2014 sul territorio.

Zelensky affida la comunicazione di guerra unificata ad una non-profit americana con base in Ucraina dal 2014

Scudi umani per i soldati ucraini? Non è una fake news

Commento: Utilizzare civili come scudi umani è un’accusa rivolta ai soldati ucraini e confermata da alcuni fatti accertati. Il caso di Khariv non possiamo commentarlo, ammettiamo la nostra ignoranza, ma è possibile invece trovare riscontri fotografici sull’utilizzo di ambulanze per spostare soldati, pratica condannata in guerra. Sul fatto che a Mariupol siano stati occupati dei condomini dagli ucraini e che i civili nell’Azovstal sono stati costretti a non arrendersi perchè “altrimenti avrebbero ammazzato i soldati“, è possibile verificare questa informazione scorrendo i reportage di Piazza Pulita sul tema in questi mesi.

Così come c’è presenza di articoli in rete che parlano di una fronda di traditori nell’esercito ucraino e della volontà di Zelensky di stanarli. Idem l’insoddisfazione delle truppe che non sono state armate a dovere, dagli occidentali, e dei gruppi di soldati che si sono arresi ai russi perchè sconfitti in partenza.

Gli Usa hanno pianificato il conflitto a tavolino?

Commento: se il problema della questione è il finanziamento di droni, con il rispettivo invio, crediamo bonariamente alle informazioni del DIS sulla parola, ma che il DIS abbia ignorato che il consigliere economico di Zelensky ha elogiato ad Otto e Mezzo l’Azov come squadrone militare di eccellenza che negli anni ha “goduto” di un addestramento NATO, allora significa che qualcosa non torna del tutto nella narrazione attuale.

Gli USA non hanno pianificato il conflitto, ma sapevano da novembre che sarebbe scoppiato come ha riportato il Wall Street Journal e così come ha ammesso Biden in questi giorni, con tanto di risposta al vetriolo di Zelensky. Da non trascurare però che la guerra tra Russia ed Ucraina va avanti dal 2014 e questo concetto è stato spesso negato dall’Occidente che ha sempre ripudiato la definizione di “operazione speciale” data da Putin.

Il premier russo utilizzava il suddetto termine perché era, la sua invasione, parte di una “operazione speciale all’interno di una guerra che andava avanti dal 2014 al confine Est dell’Ucraina“.

Quindi ci sono più elementi per pensare che l’invasione non è stata effettuata da “un pazzo, come Hitler“, strano che questa narrazione manchi nel rapporto, ma che sia una conseguenza di una guerra già esistente e precisamente dall’anno 2014 ed il coinvolgimento americano ed inglese è storicamente accertato.

Marine Le Pen non è stata finanziata da Putin. O forse sì?

In questo debunking ci aiuta lo stesso Floris che ha smentito ad Otto e Mezzo la questione “Marine le Pen finanziata da Putin”. La candidata all’Eliseo ha ammesso il finanziamento della russia “a causa di una legge voluta da Macron colpevole di limitare l’approvvigionamento sul territorio francese delle campagne elettorali“.

L’OSCE e i Diritti Umani violati

Commento: L’OSCE non è un’organizzazione perfetta a quanto pare. Le critiche rivolte, anche con informazioni stravolte ed è giusto ammetterlo, certificano i malumori verso la gestione del conflitto ucraino sia dal punto di vista della sicurezza sia per quanto riguarda la questione della violazione dei diritti umani. La comunicazione sugli stupri di guerra e sulla violazione del coprifuoco ai danni dei russi è stata interrotta dallo stesso Zelenski che ha silurato per incapacità la sua commissaria per i diritti umani. La colpa? aver puntato la comunicazione sugli stupri, che i nostri media non hanno verificato ed hanno spinto pur avendo poche prove, e di aver gestito male i corridoi umanitari: gli stessi che venivano violati dai “russi” secondo le accuse precise della stessa Commissione e riportate dai media italiani senza verificare le notizie.

https://www.corriere.it/esteri/22_giugno_12/scandalo-osce-ucraina-3c433afa-e9b9-11ec-aa6f-61acc9a2d510.shtml

https://www.rainews.it/articoli/2022/06/kiev-licenzia-la-commissaria-ai-diritt-umani-denisova-troppa-enfasi-sugli-stupri-2d1b4edb-bdbc-43bb-93b2-53b3d0dc252f.html

Lavrov e gli ebrei “antisemiti” parenti di Hitler

Commento: I media hanno riportato per giorni le dichiarazioni “antisemite” di Lavrov che possiamo suddividere in due ambiti. “Hitler era ebreo” ed “i peggiori antisemiti sono gli ebrei“. La prima frase fa riferimento a uno studio, pubblicato anche come notizia dal Corriere diversi anni fa, dove si era riscontrato un gene “impuro” nell’ariano Hitler e destino della sorte voleva che quel gene fosse di origine ebraica. L’articolo sulla ricerca scientifica, a cui ne sono seguite altre che hanno smentito la tesi, non solo definisce nulla di male “che Hitler avesse discendenze ebree“, ma è altresì un punto di forza a sfavore degli stessi nazisti perchè “inquina” il gene del creatore dell’ideologia ariana.

https://lanostrastoria.corriere.it/2010/08/26/le_origini_ebraiche_di_adolf_h/

I peggiori antisemiti sono gli Ebrei” è una frase che non appartiene ai nazisti, ma a tutti coloro che hanno preso fermamente le distanze dai collaborazionisti ebrei del regime nazista, Judenrat, che hanno avuto salva la vita nella seconda guerra mondiale fornendo liste di fratelli che sarebbero stati deportati. Anche l’ebreo Moni Ovadia è stato definito antisemita dai suoi stessi fratelli, così come esiste un dibattito nella comunità israeliana tra ortodossi e progressisti in tal senso riferita alla questione palestinese.

https://www.agenzianova.com/news/ucraina-duro-botta-e-risposta-tra-russia-e-israele-dopo-le-dichiarazioni-di-lavrov/

Aldilà della questione politica Israeliana, su cui ci vorrebbe un approfondimento storico, sorprende che il DIS non abbia fatto questi approfondimenti alla luce anche degli incontri avuti successivamente da Putin in Israele, dove bastava leggere i giornali del periodo.

Quello che solleva attenzione ad un occhio attento sul tema è la definizione di maurizioblondet.it e di Antidiplomatico.it come siti accertati di disinformazione. Qui si inizia a comprendere la manina che si è mossa dietro questo documento del DIS e non è ad opera dei servizi italiani, ma in favore di un Ministero della Verità Internazionale che spesso prova a mettere in regola il mondo dell’informazione indipendente, emergente ed escluso dai grossi gruppi editoriali, i quali seguono una linea editoriale spesso uniforme su questioni geopolitiche.

I giornalisti in ucraina morti non sono 80. Sono 40 e contano meno degli 80.

Non sono 80 i giornalisti ucraini ammazzati dal 2014 ad oggi, come dichiarato da Fazolo, ma sono 40. Anche lo scrittore Nicolai Lilin ha confermato nella trasmissione l’Aria che Tira la presenza del nazismo in Ucraina e conosce personalmente giornalisti che sono stati “sparati in faccia da estremisti” collegati al governo.

Quindi il DIS cosa vuole dimostrare fornendo queste informazioni?

Che 40 “is meglio che 80” scimmiottando la nota pubblicità della Sammontana?

Oppure minimizzare l’accaduto come scritto negli articoli del Corriere che se uno dice 80 è una fake news perchè ne sono in realtà 40?

Questo numero ridotto, non rappresenta un problema in 8 anni di libertà di stampa ed espressione in Ucraina?

https://www.la7.it/laria-che-tira/video/antonio-caprarica-vs-nicolai-lilin-hai-parlato-di-regime-nazista-in-ucraina-ci-sono-i-nazisti-al-06-06-2022-441198

Se aggiungiamo i 40 di prima del conflitto ai 40 circa caduti durante la guerra da febbraio, il numero di circa 80 è approssimativamente preciso.

Visione TV ha detto la verità, smentita dal Ministero della Verità

Come esempio di lavoro svolto in modo molto impreparato, Floris ha proposto l’accusa mossa a Visione TV di aver considerato una critica nei confronti della NATO la dichiarazione del Papa Francesco. In realtà era una critica, anzi, è servita, come abbiamo rivelato nella nostra analisi della propaganda, a dare maggiore spazio ai pacifisti come Orsini ed ex giornalisti di guerra impegnati meno sul fronte, più in tv.

La propaganda occidentale ha perso: ecco le armi “spuntate” messe in campo dai media

Zelensky ha 800 milioni di dollari nei fondi offshore?

Non sappiamo quanto abbia in banca Zelensky, ma è vero che è stato inserito nella vicenda Pandora Papers dove risulta intestatario di un conto offshore. L’evento non è rievocato solo per “sancire la disonestà del premier ucraino“, ma per rappresentare il fatto che, quello descritto più volte come modello di leader europeo non è solo incompatibile con le nostre figure democratiche (immaginate se si scoprisse che Draghi, Salvini o altri hanno conti esteri quale sarebbe la reazione), ma si presta anche ad altre logiche torbide sulla nascita del fenomeno Zelensky e dei suoi finanziatori tra cui un pluricondannato per crimini finanziari in Ucraina, Cipro e Israele come Igor Kolomoisky.

https://www.adnkronos.com/ucraina-russia-meloni-zelensky-persona-lucida-un-leader-europeo_4Ae4g4ckAMvAxRBRIzSBvi

https://www.eastjournal.net/archives/97151

Conclusioni

Fa bene il DIS ad informare il Governo sul sentiment del popolo e sul suo livello di informazione circa il conflitto ucraino che ha sprofondato l’Italia in una condizione di crisi gravissima, oramai persistente dal Covid, e lo ha fatto anche con meccanismi matematici di equazioni semplificate come ad esempio filoputin=novax. Fenomeni corretti, non del tutto rappresentativi dell’opinione pubblica. Fornire letture di parte non dovrebbe essere un modus agendi dei Servizi Italiani nè tantomeno basarsi solo su fonti provenienti dall’ala dell’intelligence USA e riferita ad un chiaro indirizzo politico. Questo aspetto fa sorgere delle ipotesi su come sia andata la questione in tal senso e sul perché i giornalisti del Corriere hanno avuto questo documento in primissimo piano:

Dal punto di vista di chi scrive, il documento può essere stato scritto dal DIS direttamente, ma su una sollecitazione che non proviene dai Servizi, bensì stimolato da qualche informatore che ha estrapolato molte informazioni dai rapporti della società americana NewsGuard e che ha diffuso quanto scritto al Corriere.

https://www.newsguardtech.com/it/special-reports/centro-di-monitoraggio-della-disinformazione-sul-conflitto-russia-ucraina-oltre-100-siti-pro-putin-e-le-10-false-narrazioni-piu-diffuse/

https://urbanpost.it/newsguard-controlla-e-censura-i-media-italiani-quis-custodiet-ipsos-custodes/

Che il Copasir fosse informato di tutto, l’ha ammesso Urso e la dichiarazione della sua vice in occasione di un evento pubblico lo ha testimoniato.

Il documento dovrebbe fornire degli approfondimenti scientifici su tesi che potrebbero allarmare il Governo invece che giudicare teorie come false senza spiegare il perchè.

La motivazione risiede, ed è lo scopo di questa analisi, nel far comprendere che nessuno può stabilire cosa sia verità in molti casi dove è necessario un lavoro scientifico complesso e non da mettere in questo modo all’attenzione di un Governo che deve risolvere problemi, diplomatici ed economici, senza preoccuparsi di presunte voci “ritenute innocue” dallo stesso Gabrielli.

Il Copasir, se realmente vuole svolgere il suo lavoro, dovrebbe chiedere quali sono le fonti di questo documento e se chi ha fornito il contributo lo ha fatto con un’ottica oggettiva ed utile agli interessi del paese, oppure condizionato da logiche straniere. Indirizzare il Governo non è ruolo del Copasir e nemmeno dei Servizi, ma informarlo con analisi oggettive.

Ha ragione Floris avrebbero potuto farlo meglio” ed ha ragione Caracciolo Chi stabilisce cosa sia verità?”.

Nessuno, visto che tra i tanti concetti espressi in un documento, desecretato dopo che è stato secretato e dato in pasto ai giornali, molti non possono ritenersi verità assoluta, seppur basino le loro critiche su alcune imprecisioni, e, vista la pochezza del contenuto, è possibile che l’Italia abbia dei Servizi Segreti che possono produrre documenti così approssimativi e soprattutto inquinati da ingerenze estere?

Non è credibile come tesi, ma è più probabile che qualcuno abbia utilizzato il brand dell’intelligence italiana per condurre una battaglia ideologica mal riuscita.

Inchieste

Terrore in Campania: dati sanitari di SynLab nel dark web

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Synlab Campania BlackBasta
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BlackBasta ha pubblicato i dati esfiltrati nell’attacco informatico riuscito contro Synlab Italia dove il colosso tedesco è stato colpito nelle sedi della Campania ed i dati dei pazienti sono stati resi disponibili dalla ransomware gang russa. Un disastro annunciato dopo che si è appresa la volontà della multinazionale di non pagare riscatto così come previsto dalla procedura internazionale che vieta alle vittime di recuperare i propri dati alimentando il crimine informatico globale.

Matrice Digitale ha dedicato una serie di approfondimenti sulla vicenda e, pur non essendo entrata in possesso dei dati visualizzati già da circa 4000 persone all’interno della piattaforma dark web dei criminali, ha potuto constatare che la maggior parte delle informazioni riguardano le sedi della Campania sia lato sedi sia fornitori sia pazienti. Un’altra informazione che potrebbe essere utile ed anche allo stesso tempo rincuorante per tutti i pazienti coinvolti, è che la dimensione dei dati non è scaricabile da chiunque visto il tera e mezzo di gigabyte necessari per portare a termine il download completo. Un altro punto di favore in questa terribile vicenda è il fatto che il server sembrerebbe essere poco capace di distribuire simultaneamente la grande mole di informazioni che BlackBasta ha messo a disposizione di tutti coloro che ne hanno accesso attraverso il link dark web.

Qual è stata la reazione dell’azienda ?

SynLab ha annunciato di non voler pagare il riscatto e di essere stata vittima da di un attacco matrice russa, aspetto ininfluente quando si parla di crimine informatico, e di essere in contatto costantemente con le Autorità. Almeno loro hanno acquisito tutte le informazioni esfiltrate dagli aguzzini. L’azienda promette e si impegna nel comunicare, così come previsto da legge vigente, ad ogni singolo paziente l’eventuale esposizione in rete. I risvolti della vicenda però non sono positivi per l’azienda nonostante abbia agito secondo procedure. Dal punto di vista della credibilità e della fiducia dei clienti, quest’ultimi continueranno ad avvalersi delle prestazioni private e convenzionate, ma all’orizzonte si configura una sanzione salata da parte del Garante della Privacy che si spera sia utile nel sensibilizzare gli altri colossi del nostro paese nel correre ai ripari prima di un attacco informatico.

Non basteranno, purtroppo, gli avvisi dell’azienda circa la perseguibilità penale di coloro che entreranno in possesso dei dati per motivi di ricerca, di business o di ulteriori crimini informatici.

Cosa abbiamo imparato da quest’attacco?

Tra le varie criticità emerse in queste settimane c’è quella di attivarsi predisponendo al meglio le proprie infrastrutture per ripristinare quanto prima i servizi dopo un attacco informatico, a maggior ragione quando riguardano settori vitali, ma allo stesso tempo c’è l’esigenza di implementare tecnicamente una infrastruttura di rete che in caso negativo possa essere penetrata in parte perché strutturalmente composta da più sezioni. Da quello che è accaduto, non è ancora chiaro se solo l’intera Campania sia stata compromessa da BlackBasta nell’attacco a Synlab, in attesa di ulteriori risvolti potenzialmente possibili anche in altre regioni dove la società multinazionale tedesca ha ereditato anamnesi intere di una buona fetta della popolazione italiana attraverso in seguito alle acquisizioni di quelli che un tempo erano i centri di analisi e diagnostica più importanti del territorio.

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Inchieste

Melinda lascia la Bill Gates Foundation e ritira 12,5 Miliardi di Dollari

Tempo di lettura: 5 minuti. Melinda French Gates lascia la Gates Foundation, portando con sé 12,5 miliardi di dollari per le sue iniziative filantropiche

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Melinda French, Bill Gates, Epstein
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Melinda French Gates ha annunciato il suo ritiro dalla Bill and Melinda Gates Foundation, portando con sé un capitale di 12,5 miliardi di dollari. Questa decisione arriva tre anni dopo il suo annuncio di separazione da Bill Gates, il cofondatore di Microsoft.

Dettagli della transazione

Melinda ha comunicato che investirà i 12,5 miliardi di dollari in iniziative filantropiche personali, focalizzate principalmente sul supporto a donne e famiglie. Le disposizioni per questo trasferimento di fondi sono state già messe in atto. In seguito alla sua uscita, la fondazione subirà anche un cambio di nome da Bill and Melinda Gates Foundation a Gates Foundation, un titolo già in uso non ufficiale per brevità e chiarezza. Bill Gates rimarrà l’unico amministratore della fondazione.

Impatto e prospettive future

La Gates Foundation, una delle maggiori organizzazioni filantropiche private del mondo, detiene un patrimonio di 75,2 miliardi di dollari e ha contribuito con 77,6 miliardi di dollari a vari progetti nel corso di quasi tre decenni, con un focus particolare su progetti medici. Melinda French Gates, dal canto suo, continua il suo impegno per la promozione delle opportunità per donne e minoranze negli Stati Uniti tramite la sua iniziativa Pivotal Ventures, fondata nel 2015.

Dalla medicina alla rappresentanza femminile

Pivotal Ventures è un’impresa di investimento e incubazione fondata da Melinda French Gates nel 2015. La missione di questa organizzazione è accelerare il progresso sociale negli Stati Uniti, rimuovendo le barriere che impediscono alle persone di realizzare il loro pieno potenziale. Pivotal Ventures opera attraverso investimenti ad alto impatto, partenariati e iniziative di advocacy, focalizzandosi in particolare sul potenziamento delle donne e delle minoranze.

Le attività di Pivotal Ventures sono diverse e comprendono sia il sostegno a iniziative volte a promuovere la diversità e l’inclusione nei settori della tecnologia e della politica, sia l’investimento in soluzioni innovative che mirano a risolvere problemi sociali complessi. L’organizzazione lavora in stretta collaborazione con altri filantropi, fondazioni e aziende per creare un impatto duraturo e significativo. Tra le iniziative di spicco vi sono programmi per aumentare la rappresentanza femminile nelle posizioni di leadership e per sviluppare strumenti educativi e risorse che supportano i giovani svantaggiati. Pivotal Ventures si impegna così a creare un futuro più equo e inclusivo, utilizzando una combinazione di capitali privati e collaborazione pubblica per catalizzare il cambiamento sociale.

Filantropia o elusione fiscale?

Non ci sono informazioni specifiche sulle cifre esatte del risparmio fiscale di Bill e Melinda Gates attraverso le loro fondazioni. Tuttavia, possiamo discutere di come funzionano generalmente le fondazioni private e il loro impatto fiscale negli Stati Uniti.

Le fondazioni private, come la Bill & Melinda Gates Foundation, sono organizzazioni filantropiche esenti da tasse federali sul reddito. Queste fondazioni beneficiano di diversi incentivi fiscali, che includono la deducibilità delle donazioni e l’esenzione da tasse sui redditi d’investimento, soggetti a una tassa di excise dello 1,39%. Questi vantaggi fiscali incentivano la creazione e il sostegno di fondazioni filantropiche, consentendo ai donatori, come Bill e Melinda Gates, di detrarre le donazioni dalle loro imposte personali.

Il processo funziona così: quando i Gates donano denaro o altri beni alla loro fondazione, possono ricevere una detrazione fiscale significativa. Questo riduce l’imposta sul reddito che devono pagare. Inoltre, le risorse trasferite alla fondazione crescono e vengono utilizzate esentasse, permettendo alla fondazione di aumentare il suo impatto filantropico. Tuttavia, le fondazioni sono obbligate a distribuire almeno il 5% del loro patrimonio netto medio di mercato ogni anno per scopi caritatevoli per mantenere il loro status di esenzione fiscale.

Perchè c’è del marcio in questa operazione?

Negli Stati Uniti, il trasferimento di capitali tra fondazioni, come nel caso di donazioni da una fondazione privata a un’altra entità caritatevole, è regolato da specifiche normative fiscali che mirano a incoraggiare le attività filantropiche pur mantenendo un certo livello di controllo sugli abusi.

Quando una fondazione privata effettua una donazione a un’altra organizzazione esentasse, come un’altra fondazione privata, un’università o un ente di beneficenza, queste donazioni sono generalmente deducibili dalle tasse della fondazione donante. Ciò significa che tali trasferimenti possono ridurre l’ammontare del reddito imponibile della fondazione donante, diminuendo così l’ammontare delle tasse dovute, a patto che l’organizzazione ricevente sia riconosciuta dal Servizio delle Entrate Interne (IRS) come un’entità esente da tasse.

Aspetti chiave della regolamentazione:

  1. Status di Esenzione Fiscale: Perché i trasferimenti siano deducibili, entrambe le fondazioni devono mantenere lo status di esenzione fiscale sotto l’Internal Revenue Code Section 501(c)(3). L’organizzazione ricevente deve essere qualificata come esente da tasse e non deve operare per il profitto personale dei suoi membri.
  2. Distribuzione Minima Richiesta: Le fondazioni private sono soggette a una regola di distribuzione minima annuale, che richiede loro di distribuire almeno il 5% del valore del loro patrimonio netto non caritativo per scopi caritativi ogni anno. I trasferimenti a altre organizzazioni caritative possono essere utilizzati per soddisfare questo requisito.
  3. Documentazione e Conformità: Le fondazioni devono mantenere una documentazione accurata di tutte le donazioni per garantire la conformità con le regole IRS. Questo include la conservazione dei record che confermano lo status di esenzione fiscale dell’organizzazione beneficiaria.
  4. Evitare Benefici Personali: È essenziale che i trasferimenti di fondi non risultino in benefici personali per i dirigenti o i donatori della fondazione. Le regole di auto-dealing dell’IRS cercano di prevenire situazioni in cui i fondi delle fondazioni sono usati per benefici personali piuttosto che per scopi caritativi.

Queste regolazioni aiutano a garantire che il trasferimento di fondi tra fondazioni sia utilizzato per promuovere effettivamente attività filantropiche e non per eludere gli obblighi fiscali o per fini personali. L’IRS monitora attentamente queste attività per prevenire abusi del sistema di esenzione fiscale.

L’amicizia tra Gates ed Epstein

Il divorzio tra Bill Gates e Melinda French Gates, annunciato nel maggio 2021, ha suscitato grande attenzione non solo per le sue implicazioni finanziarie, ma anche per i dettagli personali emersi, inclusi i rapporti di Bill Gates con Jeffrey Epstein. Secondo vari report, tra cui uno del New York Times, Melinda aveva espresso preoccupazioni riguardo alla relazione del marito con Epstein, un finanziere noto per le sue condanne per reati sessuali. Queste preoccupazioni sono emerse dopo che Bill Gates aveva partecipato a numerosi incontri con Epstein, che si sono protratti fino a tarda notte e sono stati descritti come tentativi di Epstein di lavorare con la fondazione Gates.

Questi incontri sono avvenuti nonostante le precedenti condanne di Epstein e la sua reputazione discutibile, fatti che hanno aggravato le tensioni all’interno del matrimonio Gates. Melinda ha rivelato in un’intervista di aver avuto incubi dopo aver incontrato Epstein una volta, sottolineando che aveva chiarito a Bill la sua disapprovazione per qualsiasi ulteriore interazione con lui. Questi elementi hanno contribuito a creare un contesto complesso che ha influenzato la decisione di Melinda di procedere con il divorzio, un processo che, secondo le rivelazioni, era in preparazione da alcuni anni prima dell’annuncio ufficiale.

Il precedente di Bezos e l’ex Lady Amazon

I divorzi nel mondo delle Big Tech sono stati spesso fonte di interesse pubblico, data la loro portata finanziaria e mediatica. Ad esempio, uno dei divorzi più noti è stato quello tra Jeff Bezos, fondatore di Amazon, e MacKenzie Scott. Dopo 25 anni di matrimonio, la coppia si è separata nel 2019, con un accordo che ha visto MacKenzie Scott ricevere circa il 4% delle azioni di Amazon, valutate allora circa 36 miliardi di dollari. Questo accordo ha reso MacKenzie una delle donne più ricche del mondo.

L’uscita di Melinda French Gates dalla fondazione che ha co-fondato segna un nuovo capitolo sia per lei che per l’organizzazione. Questo movimento riflette un cambiamento significativo nel panorama filantropico globale e pone le basi per future iniziative indipendenti da parte di Melinda che continueranno a influenzare positivamente le comunità di tutto il mondo. Questi sviluppi rappresentano un momento significativo per la filantropia globale, evidenziando come anche i leader del settore possono evolvere e adattarsi a nuove realtà e sfide personali e professionali.

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Inchieste

Perchè il motore di ricerca OpenAI fa paura ai giornalisti?

Tempo di lettura: 4 minuti. OpenAI sfida Google con un nuovo motore di ricerca basato su ChatGPT, promettendo un’evoluzione nella ricerca online.

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OpenAI
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OpenAI sembra pronta a rivoluzionare il mondo della ricerca online lanciando un proprio motore di ricerca basato su ChatGPT, secondo quanto riportato da diverse fonti autorevoli. Il lancio di questo nuovo servizio è previsto per il 9 maggio e potrebbe segnare una svolta significativa nel modo in cui le informazioni vengono cercate e trovate su Internet secondo molti addetti ai lavori dell’informazione tecnologica, ignari che questo cambiamento sia già in corso.

Dettagli del lancio

Il nuovo motore di ricerca, indicato con il dominio https://search.chatgpt.com, è al centro di numerose discussioni e speculazioni. Il CEO di OpenAI, Sam Altman, ha espresso in più occasioni l’intenzione di integrare i modelli linguistici avanzati (Large Language Models) nella ricerca web, proponendo un’alternativa all’approccio tradizionale di Google che presenta pagine di risultati piene di annunci e link.

Implicazioni di Mercato

Google, che domina il mercato dei motori di ricerca con una quota vicina al 90%, potrebbe trovarsi di fronte a una nuova concorrenza significativa. Non solo, Microsoft, uno dei principali finanziatori di OpenAI, potrebbe vedersi in una posizione complicata se OpenAI decidesse di competere direttamente con Bing, il suo motore di ricerca. Oppure il motore di ricerca firmato ChatGPT è il fumo negli occhi per evitare maggiori attenzioni delle indagini concorrenziali dei vari garanti del mercato in giro per il mondo?

Collaborazioni e competizioni

Anche Apple è menzionata come un possibile collaboratore di OpenAI, intensificando le trattative per integrare ChatGPT nei dispositivi iOS. Tuttavia, ciò potrebbe complicare le relazioni tra Apple e Google, che paga miliardi ogni anno per rimanere il motore di ricerca predefinito su dispositivi iOS.

Aspetti tecnologici e innovativi

Il motore di ricerca di OpenAI promette di utilizzare l’intelligenza artificiale per migliorare l’esperienza di ricerca degli utenti, fornendo risposte più contestualizzate e precise, sfruttando le capacità uniche dei modelli generativi di linguaggio. Il lancio del motore di ricerca di OpenAI rappresenta non solo un’evoluzione tecnologica significativa ma anche un potenziale cambio di paradigma nel settore dei motori di ricerca. Le implicazioni di questa mossa sono vastissime, influenzando non solo le aziende tecnologiche ma anche gli utenti e il modo in cui accedono alle informazioni online.

Google deve preoccuparsi?

Al netto delle notizie che annunciano il nuovo motore di ricerca realizzato da OpenAI, gli acchiappa clic dell’informazione italica hanno intitolato che ad aver paura di questa iniziativa imprenditoriale di nuova generazione debba essere Google, da anni motore di ricerca, incontrastato con un monopolio di fatto nonostante ci siano diversi alternative e l’Europa stia andando verso una direzione rappresentativa dell’intero mercato. Seppur un nuovo competitor, con una tecnologia proprietaria all’avanguardia rispetto a tutto il resto del mercato, rappresenti una preoccupazione per il grande burattinaio della rete, a doversi preoccupare in realtà sono tutti gli attori impegnati oggi per pochi spiccioli a fornire contenuti alla materia oscura di Google. Questa preoccupazione, ad oggi, è comunque parte di un colosso che sta già agendo in questa direzione ed è possibile notarlo attraverso gli aggiornamenti oramai a cadenza semestrale che BIG sta facendo sottoforma di reindicizzazione della rete Internet.

Non è data sapere la metodica ed i criteri dell’algoritmo con cui Google sta provvedendo Nel riscrivere le regole della ricerca su Internet, ma tutti i siti Internet, a parte quelli inviso alla cupola della sezione News, stanno subendo dei cali vertiginosi proprio dagli indici di ricerca. Se Google nel suo ultimo aggiornamento si è concentrato nell’arginare i contenuti di intelligenza artificiale generati solo ed esclusivamente per imbrogliare l’algoritmo con il fine di indicizzare siti di cucina insieme a quelli di tecnologia per esempio, oggi sta iniziando a fornire direttamente le risposte e tutto questo va in danno ai link dei siti Internet che pubblicano le informazioni.

Davvero chi oggi descrive l’avvento del motori di ricerca di OpenAI in realtà non ha ancora compreso che tutto questo andrà a penalizzare un intero settore che non è più ristretto ai Media, ma all’intera generazione di contenuti su Internet?

Il fatto che le risposte generate da Google, seppur citino la fonte, fanno perdere tanto traffico ai siti dal punto di vista della ricerca organica, soprattutto in un’epoca dove l’utente è abituato a non approfondire, bensì a leggere velocemente soffermandosi sulle prime risposte senza avvertire la necessità di approfondire nel link d’origine.

Con ChatGPT ed il suo motore di ricerca questo procedimento si amplificherà di più a maggior ragione del fatto che la sua tecnologia è criticata proprio per essere irriconoscente nei confronti di coloro che generano contenuti e che li utilizza impropriamente per addestrare la il suo modello linguistico avanzato. Se Google ha dato, e sta dando, una mazzata notevole alla rete, OpenAI rischia di dare un colpo di grazia definitivo a tutti coloro che quotidianamente forniscono risposte ed informazioni ai quesiti degli utenti della rete mantenendoli aggiornati con il corso del tempo.

Il paradosso del Click

Quindi assistiamo al fatto che per catturare un singolo clic, le testate editoriali fanno riferimento alla paura di Google ignorando quei rischi che in realtà potrebbero definitivamente gli potrebbe far perdere clic e visualizzazioni in futuro difficili più di quanto stia avvenendo ora, sacrificando visualizzazioni ed in introiti pubblicitari. Non è un caso che la Commissione Editoria voluta dal governo abbia promosso un equo compenso per gli editori che verranno surclassati dalla tecnologia dell’intelligenza artificiale applicata nella generazione di informazioni e di risposte fornite dai motori di ricerca già alimentata da colossi del settore che intendono effettuare un passaggio strutturale definitivo concentrato all’impiego di contenuti generati attraverso applicativi di intelligenza artificiale.

E mentre la cupola dei grandi gruppi editoriali è stata garantita dall’immagine divina di padre Paolo Benanti e del curatore degli interessi della famiglia Berlusconi padre Alberto Barachini, sottosegretario all’editoria, se Google debba iniziare a preoccuparsi, lo sa bene anche la stessa Microsoft che si nasconde dietro ai progetti di OpenAI che stanno decretando una crescita improvvisa e smisurata della sua offerta tecnologica, ma ad essere a rischio non solo è la proprietà intellettuale, ma tutto un sistema di informazione che ovviamente assottiglia sempre di più la sua visibilità in un mercato che è tutt’altro che libero e che non offre le stesse possibilità di crescita: sempre che non si riesca a far parte della cupola di Governo in combutta con Google News ed altre realtà come le piattaforme social.

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