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Italia, Meta usa metodi cinesi e censura i giornalisti, diffamandoli

Tempo di lettura: 9 minuti. Sanzioni delle sanzioni alle foto del figlio del presidente Biden, offese di disinformazione ai professionisti con errori di interpretazione da parte dell’intelligenza artificiale. O si cambia dall’interno come in USA con Trump oppure questo andazzo va sulla coscienza di politici, Istituzioni e dipendenti italiani di un social in profonda crisi di soldi e di identità

Tempo di lettura: 9 minuti.

Per chi non ha tempo:

  • Meta censura giornalisti e utenti sui social accusandoli di spargere disinformazione, compiere reati e di essere soggetti pericolosi
  • Non offre agli utenti la possibilità di appellarsi secondo un trattamento equilibrato che qualsiasi governo Democratico propone nelle sue Carte dei Valori
  • Il sistema di intelligenza artificiale non solo è fallace, ma discrimina la stessa tecnologia in uso da una delle principali aziende informatiche del pianeta, che ne perde di credibilità non solo valoriale, anche tecnica.
  • L’inchiesta è stata possibile stressando con dichiarazioni forti su due piattaforme la “pazienza” del social (leggere avviso in basso).
  • La conclusione è che Facebook dovrebbe moderare i suoi contenuti secondo standard democratici, chiari, ed deve essere libera da lottizzazioni politiche. Altrimenti dovrebbe rappresentare tutte le voci politiche accreditate in ogni singolo paese dove esercita con dei board permanenti h24.

Avviso sui toni di alcuni post dell’autore dell’articolo

E’ chiaro che Meta non sia una società criminale, è ancora più chiaro che i dipendenti non sono responsabili delle policy aziendali, ma quello espresso nell’articolo deve far riflettere invece su come la stessa Meta tratti i suoi utenti ed i professionisti dell’informazione etichettandoli frettolosamente come “pericolosi” per la società, disinformatori e autori di reati come quello della diffusione di materiale intimo.

Inoltre, si precisa ai dipendenti di Meta tirati in ballo, che anche chi ha condiviso il post sul figlio di Biden è stato sanzionato senza appello.

Facebook, la piattaforma social media del gruppo Meta nata per prima su larga scala globale, oggi è una piazza virtuale in decadenza con un titolo in borsa crollato dell’80 per cento ed ha fatto investimenti troppo pioneristici per lanciare il Metaverso, provando a monopolizzare anticipatamente la scena mondiale dell’universo parallelo che animerà il futuro delle società occidentali. Facebook in questi anni ha dichiarato di non essere un media, ma di ospitare contenuti e di voler continuare ad evitare di entrare nelle beghe dei singoli utenti e dei dibattiti che ci sono su di essi, ma questo non è stato possibile perché la politica ha fatto sempre la sua parte e non solo quella italiana, bensì anche quella statunitense. Seppur Zuckerberg sia sommessamente associato ai conservatori americani, intervistato in una trasmissione pro Trumpiana ha dichiarato di aver ricevuto pressioni dall’FBI per nascondere le foto del figlio di Biden mentre era in corsa alla casa Bianca.

In poche parole, è stato vietato ai cittadini americani di sapere che il figlio del loro futuro presidente non solo curasse gli affari di famiglia in Ucraina, ma che fosse anche un tossicodipendente. Se l’avessero saputo in molti negli States, di certo non si sarebbero stupiti quando il neo presidente degli USA appena eletto, Joe, dichiarò che Putin fosse un criminale e nemmeno si sarebbero stupiti apprendendo che gli USA puntano ad una guerra di sfinimento contro la Russia senza nessuna volontà di negoziazione per la pace. Il New York Post ha subito diverse censure e chi ha fornito assistenza tecnica al PC di Hunter è stato diffamato dalla stampa USA individuato come una spia dei russi o un uomo pagato da Trump per rovinare il figlio del rivale politico. Dopo l’ammissione di Zuck, dopo il siluramento di Musk dell’advisor legale di Twitter, che aveva acconsentito a questa attività di censura, e dopo che il commerciante che aveva segnalato all’FBI di detenere un pc con materiale scottante a cui aveva avuto accesso quando il suo proprietario non l’aveva rivendicato dopo tre mesi ha iniziato a querelare la stampa, è stato chiaro per molti che le piattaforme social si sono prestate non solo ad una attività di censura, ma hanno prestato il fianco ad attività di diffamazione a giornalisti e singoli cittadini con delle azioni di doppiopesismo e di censura della libertà di stampa e del diritto di parola, favorendo di fatto un candidato politico rispetto ad un altro. Mentre gli USA correvano al voto, i dipendenti LGBTQ+ e vicini alla comunità AfroAmericana hanno chiesto più volte di cacciare Trump dal social. Scelta che Zuckerberg non ha fatto per non perdere il miliardo di dollari di sponsorizzazioni sui social, aspettando lo scandalo di Capital Hill che ha poi dato il là all’esclusione dell’eversivo oramai ex presidente degli USA sconfitto al voto dopo 4 anni.

La foto del figlio tossicodipendente di Biden ad oggi continua ad essere censurata dal social con policy americane che vengono lasciate fare qui in Italia in barba alla Costituzione e a giudici che interpretano una materia che spesso non parte da un presupposto: quello che avviene dentro Facebook deve rispettare i principi della Costituzione. Quindi Facebook dovrebbe iniziare a dare spiegazioni sul perché di una policy di social scoring degli utenti, gestita non da esseri umani bensì da un motore di intelligenza artificiale, e deve spiegare anche perché questa intelligenza artificiale è strutturata per togliere voce e spazio ai giornalisti con regole diverse tra loro ed il caso del figlio di Biden è lampante così come è lampante la questione dell’ironia che spesso viene travisata e mette le persone in fallo negandole di fruire di un servizio che non prescritto un medico, sia chiaro, ma che ha acquisito una importanza di pubblica utilità.

La prova della tossicodipendenza del figlio di Biden la danno sempre le testate considerate autorevoli dal gruppo Meta

Si può sostenere che Berlusconi è un pedofilo, diffondere la notizia di Meloni che è figlia di un criminale, ma non pubblicare la foto di un tossicodipendente perché figlio del presidente degli USA e invischiato in affari riconducibili al padre

Il primo caso di restrizioni di queste sanzioni è quello della foto di Biden pubblicata in data 14 agosto che dimostra come un personaggio influente della scena politica mondiale sia coinvolto in una condizione di tossicodipendenza e curi degli affari di famiglia nel campo delle armi, e peggio anche nel gas in Ucraina, venga considerata da Facebook una foto intima. No, non lo è, perché dietro questa foto, censurata con i quadrettini, non c’è solo un tizio che si droga e frequenta prostitute, bensì il figlio del presidente degli USA e questo rappresenterebbe un problema di conflitto di interessi in tutte le democrazie che contano. Il primo giro di sanzioni giunge in data 21 settembre fino al giorno 13 ottobre quando Meta chiede scusa per la sanzione:

POST DI AGOSTO SANZIONATO IL 21 SETTEMBRE, RIMOSSO E “SCUSATO” IL 21 SETTEMBRE

In data 29 ottobre giunge una nuova sanzione per la stessa foto, che Facebook aveva rimosso già dalla bacheca nonostante si sia scusata, come è evidente, a cui è seguito un ulteriore blocco alle attività del profilo grazie alla valutazione dell’intelligenza artificiale sulla foto e non sul contenuto testuale che ovviamente è assolutamente contestabile.

Quindi Facebook ha sanzionato 2 volte un utente, un giornalista, per la stessa foto vera e di rilevanza informativa?

Sì ed ed è occorsa anche una coincidenza. Il giorno prima, 28 ottobre, sul profilo Twitter sono stati pubblicati diversi post contro Meta:

https://twitter.com/liviovarriale/status/1586096208505888780

Parole dure e chissà se siano state all’origine di una sanzione della sanzione già in vigore sulla piattaforma social. A questo punto, si è andati avanti con la fase di test, alzando sempre più il tiro in data 29 ottobre:

Il giorno dopo, in data 30 ottobre, si è pubblicato un post così articolato con le fonti inserite in questo articolo a conferma delle dichiarazioni in esso contenuto:

Buongiorno a tutti, al Ministro della Salute che ha la sua Università nel progetto delle terapie geniche di Pavia.

FONTE MIUR

700 milioni di investimento con i soldi in prestito dell’Europa dove c’è anche un certo signor Von der Leyen che non è parente a Ursula bensì ne è il marito.

Ma come? L’Europa che sfida il patriarcato, che dice alle donne di prendersi il cognome dei figli, ha la sua presidente che incarna i principi di meritocrazia e di patriarcato del nazismo a lei caro?

Preside dell’Università di Tor Vergata, grande sostenitore di Greenpass, vaccini a MRNA seppur sperimentali, la prima dichiarazione fatta qual è stata?

Pacificazione con medici NoVax e via dispositivi sanitari da ospedali ed altro ancora

Questo denota lo spessore di un ministro tecnico, preso dal mondo accademico. Uno che ieri faceva il leone ed oggi presta il fianco a quelli che definiva cogl***.

Quanti altri virologi ci siamo sorbiti che virologi non erano e gli è stato dato il verbo della scienza per denigrare, delegittimare non solo semplici cittadini bensì medici che di pazienti ne hanno visitati quotidianamente e in tanti.

Pregliasco non è virologo
Crisanti non è virologo

Adesso che sono emersi conflitti di interesse, gli affari privati, si sentono presi per le palle ed il fattore più interessante è che di faccia manifestano con supponenza degli H-index farlocchi, ma in realtà sono più accattoni di chi chiede l’elemosina in tangenziale.

Voi mi dite: ma è di destra perché sta nel governo Meloni. No, questo l’ha messo Mattarella mentre questi fascisti con il lasciapassare della medicina accademica hanno avuto gran risalto grazie alla società Meta che non solo ha apposto un bollino di qualità ai nostri post, ma ci ha bloccato, bannato e sanzionato con il metodo cinese.

Fascisti e criminali, loro ed i loro dipendenti.

Dopo nemmeno 2 minuti arriva il blocco totale di Meta al profilo con una sfilza di sanzioni che si aggiungono a quelle della sera precedente:

La sanzione della sanzione alla foto di Biden erano i 58 giorni di pubblicità e dirette ai quali si sono aggiunti blocco della pubblicazione, visibilità dei post in basso, attività gruppo vietata.

La motivazione?

Secondo la piattaforma sarebbero state divulgate informazioni false che addirittura potrebbero causare danni fisici perchè potrebbero spingere le persone a non cercare cure mediche e rimanda ai link dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il post, però, non parla di medicina, nemmeno di cure mediche, anzi, riporta delle notizie verificabili su ogni fonte giornalistica di quelle accreditate dalla stessa piattaforma META.

Quindi Meta, blocca il profilo quando avrebbe dovuto chiudere i profili di mezza stampa italiana per DISINFORMAZIONE, pericolosa per l’incolumità dei suoi utenti.

Cosa ancora più interessante è che esegue un’azione inappellabile perché l’unica scelta è ovviamente quella di ACCETTARE la punizione senza poter fare appello

E prende anche per il sedere ringraziando per aver accettato l’unica scelta disponibile

Se questo non è un metodo censorio dell’attività di un utente e del suo diritto di espressione e anche del giornalista nell’esercitare il suo diritto di informazione e i dipendenti dell’azienda, compresi i dirigenti, approvano questo senza opporsi, manifestano connivenza mista a sudditanza, con lo schema che lede e di molto gli individualismi sociali ed i diritti umani delle democrazie moderne.

Il fatto che una piattaforma privata, con un metodo non compatibile con la Costituzione italiana, delegittimi anche formalmente la figura di una persona, un professionista, per aver espresso in modo forte delle opinioni basate su fatti veri inserendolo in un calderone “sociale” dove orbitano mondi oscuri, vedi novax e terrapiattisti, rende già idea della dimensione democratica della piattaforma che, nel fatto specifico, è riassumibile con:

  • Una sanzione di una sanzione su cui aveva chiesto anche scusa
  • L’accusa di aver fatto disinformazione medica in un post che non parlava di medicina
Non puoi investire con noi

In seguito a questo tipo di sanzione civile simile al social scoring cinese, resta il rammarico di non poter investire su una piattaforma, in calo anche nella soddisfazione dei suoi investitori, e dispiace davvero poter finanziare un modello sociale, prim’ancora di business, che ricorda molto quello cinese o, trovandoci in Italia, quello fascista. A differenza di Trump, dei diritti LGBTQ+ e delle popolazioni afrodiscendenti, c’è da domandarsi come mai i dipendenti della piattaforma si siano ricordati solo ora di “avere famiglia“.

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro l’abuso dei minori, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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