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Gli italiani e la richiesta di soldi disperata all’INPS. Server giù e scandalo digitale

L’Italia ha nominato una squadra di giuristi, informatici, economisti e medici per allestire una task force contro il COVID. Settantaquattro esperti che discutono di visione strategica futura del Paese e delle tecnologie all’avanguardia per attuarla. Questo caso rappresenta al momento le parole e le promesse di un futuro migliore, ma la realtà è un’altra. All’emergenza sanitaria che oramai grazie al lockdown risulta sotto controllo, si contrappone quella economica che sfugge ancora al Governo. L’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale ha ospitato sui suoi server le richieste telematiche di tantissimi cittadini che hanno disperato bisogno di formulare istanza per ottenere sussidi economici in questo momento dal valore vitale. Ed il risultato, qual è stato? Server giù ed un hastag polemico su Twitter in tendenza dal nome #INPSdown. Come può un server governativo venire giù dinanzi alle richieste di cittadini bisognosi in un momento di emergenza? E’ come se nessuno risponda alle chiamate del 118 in piena emergenza.
Oltre al fattore umano e sociale, la gravità della situazione sta nel fatto che il server dell’INPS è stato dotato di ulteriore banda per poter sopportare il traffico previsto, ma purtroppo la configurazione del cervellone web dell’Ente non è stata seguita a dovere ed è qui che è accaduto il vero dramma.
Più persone sono entrate simultaneamente e molti non hanno avuto accesso ai loro profili personali, bensì a quelli di altri sconosciuti. Una violazione di privacy senza precedenti per un ente governativo che custodisce dei segreti rilevanti della cittadinanza.
Abbiamo chiesto ad un esperto, che vuole restare anonimo, cosa sia realmente accaduto e lui così ci ha risposto:
“praticamente ieri sera e’ apparsa una CDN (linea di banda ad alta capacità) davanti al sito http:\\\\inps.it cosa dell’ultimo minuto credo, non l’avevo mai vista prima (e ci ho guardato di frequente negli ultimi giorni) il dubbio e’ che abbiano configurato il caching in modo errato come se le pagine del profilo fossero pubbliche (cache-control: public, o equivalente nella cdn). In sintesi, tu arrivi “primo” su quello specifico server della cdn, ti logghi e tutti gli altri che atterrano li vedono la tua pagina.”
Un errore tecnico che non deriva dalla mancanza di strumentazioni tecniche, bensì dagli errori degli informatici dell’INPS che non hanno attuato le verifiche del caso per consentire lo svuotamento in tempo reale della cache.
In giornata, per minimizzare le responsabilità dell’evento, si è data colpa agli Hacker. Gli hacktivisti italiani di LulzSec e Anonymous Italia hanno comunicato pubblicamente la loro estraneità con la verve che da sempre li contraddistingue
Caro @INPS_it, vorremmo prenderci il merito di aver buttato giù il vostro sito web, ma la verità è che siete talmente incapaci che avete fatto tutto da soli, togliendoci il divertimento! #INPS #Hacked #Anonymous #LulzSecITA #GDPR pic.twitter.com/waXvpyw8ZZ— LulzSecITA (@LulzSec_ITA) April 1, 2020
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Seattle, arrestato dopo indagine di diversi mesi per possesso di CSAM

Un uomo di West Seattle è stato arrestato giovedì mattina dopo una lunga indagine condotta dall’Unità di Investigazione sui Crimini via Internet contro i Minori (ICAC) del Dipartimento di Polizia di Seattle, in relazione a materiale di abuso sessuale su minori (CSAM).
I detective dell’ICAC, con il supporto dello SWAT di Seattle, del Gruppo di Risposta Comunitaria di Seattle, dell’Ufficio dello Sceriffo della Contea di King e delle indagini della Homeland Security, hanno sorvegliato l’abitazione del sospetto e lo hanno arrestato nelle vicinanze.
In seguito, è stato eseguito un mandato di perquisizione presso la residenza del sospetto, dove sono stati sequestrati diversi dispositivi digitali in base al mandato.
Il sospetto, un uomo di 37 anni, è stato interrogato dai detective e ha ammesso di aver caricato materiale CSAM e di aver comunicato con altre persone riguardo a conversazioni online con minori. È stato quindi condotto nel carcere della contea di King con l’accusa di possesso e diffusione di materiale contenente abuso sui minori.
Questo arresto è un altro esempio della collaborazione di successo tra i membri del Gruppo di Lavoro ICAC dello Stato di Washington, che ha portato all’identificazione di un potenziale predatore di bambini nella comunità di Seattle.
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DotRunpeX diffonde diverse famiglie di malware tramite annunci pubblicitari

Un nuovo malware chiamato DotRunpeX sta venendo utilizzato per distribuire numerose famiglie di malware noti, come Agent Tesla, Ave Maria, BitRAT, FormBook, LokiBot, NetWire, Raccoon Stealer, RedLine Stealer, Remcos, Rhadamanthys e Vidar.
“DotRunpeX è un nuovo iniettore scritto in .NET che utilizza la tecnica del Process Hollowing per infettare sistemi con diverse famiglie di malware noti”, ha dichiarato Check Point in un rapporto pubblicato la scorsa settimana.
In fase di attivo sviluppo, DotRunpeX si presenta come un malware di seconda fase nella catena di infezione, spesso distribuito tramite un downloader (o loader) trasmesso attraverso email di phishing con allegati dannosi.
In alternativa, si sa che sfrutta annunci pubblicitari dannosi di Google Ads nelle pagine dei risultati di ricerca per indirizzare utenti ignari alla ricerca di software popolari come AnyDesk e LastPass verso siti clonati che ospitano installer compromessi.
I più recenti artefatti di DotRunpeX, individuati per la prima volta nell’ottobre 2022, aggiungono un ulteriore strato di offuscamento utilizzando il protettore virtualizzante KoiVM.
Vale la pena sottolineare che queste scoperte si correlano con una campagna di malvertising documentata da SentinelOne il mese scorso, in cui i componenti del loader e dell’iniettore erano collettivamente indicati come MalVirt.
L’analisi di Check Point ha inoltre rivelato che “ogni campione di dotRunpeX ha un payload incorporato di una certa famiglia di malware da iniettare”, con l’iniettore che specifica un elenco di processi anti-malware da terminare.
Ciò è reso possibile abusando di un driver vulnerabile del processo explorer (procexp.sys) incorporato in DotRunpeX per ottenere l’esecuzione in modalità kernel.
Ci sono segni che DotRunpeX potrebbe essere affiliato a attori di lingua russa in base ai riferimenti linguistici nel codice. Le famiglie di malware più frequentemente distribuite dalla minaccia emergente includono RedLine, Raccoon, Vidar, Agent Tesla e FormBook.
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Cremlino vieta iPhone a operatori coinvolti nella campagna elettorale di Putin nel 2024

Il Cremlino ha imposto il divieto di utilizzo degli iPhone per i funzionari coinvolti nella campagna elettorale del presidente Vladimir Putin per il 2024, a causa del timore di spionaggio, come riportato dal quotidiano Kommersant. Gli ufficiali dell’amministrazione presidenziale russa, coinvolti nella politica interna, nei progetti pubblici, nel Consiglio di Stato e nei dipartimenti IT, dovranno rinunciare ai loro dispositivi di produzione statunitense entro il 1° aprile. Il Cremlino ritiene che gli iPhone siano più vulnerabili agli attacchi informatici e allo spionaggio rispetto ad altri smartphone e consiglia di sostituirli con dispositivi Android, cinesi o russi. Questa mossa si inserisce nel contesto della ricerca di una maggiore indipendenza della Russia dalla tecnologia occidentale attraverso la creazione di un “ecosistema mobile sovrano” basato sul sistema operativo russo Avrora.
Cosa è Avrora?
Avrora è un sistema operativo mobile sviluppato in Russia, originariamente progettato per dispositivi IoT (Internet of Things) e l’industria delle telecomunicazioni. Negli ultimi anni, il sistema operativo è stato adattato anche per l’uso su dispositivi mobili come smartphone e tablet, come parte degli sforzi della Russia per ridurre la dipendenza dalla tecnologia occidentale e creare un “ecosistema mobile sovrano”.
Avrora è basato sul sistema operativo open-source Sailfish OS, originariamente sviluppato dalla società finlandese Jolla. Tuttavia, Avrora è stato ulteriormente modificato per soddisfare le esigenze specifiche del mercato russo e per rispettare le normative sulla sicurezza informatica del paese. L’adozione di Avrora da parte del governo e delle aziende russe è vista come un passo verso l’autosufficienza tecnologica e la protezione delle infrastrutture critiche da potenziali minacce informatiche esterne.
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