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Inchieste

Le ombre dietro Vinted: truffe, blocco di account e mancanza di assistenza

Tempo di lettura: 2 minuti. Una realtà ben diversa dalla pubblicità in TV

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L’app Vinted, popolare piattaforma di compravendita di abbigliamento e accessori usati, ha recentemente suscitato molte polemiche riguardo alla presenza di truffatori, assistenza inesistente e gestione controversa degli account degli utenti che inviano .

Truffatori e scarsa assistenza

La presenza di truffatori all’interno della piattaforma è stata segnalata da molti utenti, che lamentano la mancanza di un’adeguata protezione e assistenza da parte di Vinted. Le truffe spaziano dalla vendita di falsi di marca, alla perdita di pacchi, fino a situazioni in cui l’acquirente afferma di aver ricevuto un pacco vuoto. In tutti questi casi, l’assistenza di Vinted sembra essere carente, lasciando gli utenti alle prese con problemi non risolti.

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Blocco di account e gestione controversa

Gli account di persone oneste vengono spesso bloccati senza ragione apparente, mentre quelli di truffatori, anche se segnalati, vengono lasciati aperti. Inoltre, la piattaforma monitora il forum degli utenti e, se si esprimono opinioni sgradite a Vinted, scatta il blocco dell’account o la cancellazione di articoli in vendita.

Sconti vergognosi e segnalazioni anonime

Gli utenti di Vinted lamentano anche la richiesta di sconti esorbitanti e il ricatto da parte di acquirenti che, in caso di rifiuto, si vendicano con segnalazioni anonime, portando al blocco dell’account del venditore.

Problemi con il saldo Vinted

Recentemente, molti utenti hanno riscontrato difficoltà nel trasferire i soldi del saldo Vinted sul proprio conto corrente. A chi ha insistito con l’assistenza per avere i propri guadagni, è stato bloccato il profilo in modo permanente.

In conclusione, Vinted appare come una piattaforma con numerose criticità e problemi, ben lontana dall’immagine positiva e accattivante mostrata nella pubblicità televisiva ed arrivano sempre più conferme da parte di utenti che vendono e che comprano a cui consigliamo di leggere questa serie di consigli:

Inchieste

Internet, un futuro sempre più da Prigione dell’Umanità d’Occidente

Tempo di lettura: 5 minuti. Internet, da baluardo della libertà di espressione dell’Occidente, è diventata una prigione dove la libertà è sempre più vigilata

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Tempo di lettura: 5 minuti.

La rete sta diventando la prigione dell’umanità perché sempre più filtrata, censurata e limitata come raggio d’azione ed il futuro non è tanto lontano. Quelli che erano concetti al limite della teoria del complotto e dei paesi canaglia applicati alla Rete come spionaggio, censura e violazione di diritti come la libertà di espressione, oggi sono attuali nell’Occidente democratico e prendono piede attraverso riforme di necessità come sostengono i nostri politici.

A dettare le regole del gioco vi sono le necessità di un maggiore contrasto alla criminalità organizzata ed il contrasto alla propaganda straniera in periodi sempre più bui della guerra, ma c’è un equilibrio che è sempre presente dagli albori ed è quello dei Cinque Occhi “Five Eyes” che impongono al resto del mondo alleato le regole del gioco tecnologico.

Sberle al comparto informatico e agli attivisti da tastiera

Se oggi nel settore c’è ancora chi millanta valori etici sbandierando teorie romantiche dalla propria postazione di lavoro per una multinazionale o da un posto pubblico di tutto rispetto che però va in controtendenza con i suoi buoni propositi. L’esperienza raccolta in questi anni parla di molti gatekeeper che credono di gestire il dissenso vendendoselo a chi detiene il potere decisionale e la storia di Piracy Shield ci ha mostrato ancora una volta questo aspetto bizzaro, quanto comune, dell’attivismo digitale.

Sezione 702: espansione preoccupante delle Sorveglianze

Nel recente dibattito politico statunitense, la discussione della Sezione 702 si è trasformata in un punto di accesa discussione. Elizabeth Goitein, esperta in materia di privacy e libertà civili, ha espresso una critica fervente contro l’ampliamento delle capacità di sorveglianza governativa che questa legge comporta. Goitein ha denunciato su X le manovre e le dichiarazioni fuorvianti adottate durante il processo legislativo ottenendo la massima condivisione di Edward Snowden che, ricordiamolo, oggi lavora per la Russia dove risiede da cittadino e sfugge ad un mandato di cattura internazionale emesso dai suoi ex colleghi della NSA.

Critica alla nuova autorizzazione

Secondo Goitein, la riforma di Sezione 702 rappresenta “una delle più drammatiche e terrificanti espansioni dell’autorità di sorveglianza governativa nella storia“, come ha efficacemente descritto il senatore Ron Wyden. La legge permetterebbe ora alla NSA un accesso pressoché illimitato agli strumenti di comunicazione di quasi tutte le imprese statunitensi, oltre che di numerosi individui e organizzazioni. Questo si traduce in un potenziale regalo per ogni presidente che desideri spiare i propri avversari politici, i giornalisti e gli oppositori ideologici. Questa è l’internet del futuro che i “potenti” sostenitori dei valori democratici non hanno previsto?

Tattiche e dichiarazioni ingannevoli

La modalità con cui l’amministrazione e i leader del comitato di intelligence hanno gestito il dibattito è stata particolarmente allarmante per Goitein, che si è detta “genuinamente scossa” dall’ammontare di menzogne ascoltate. L’uso di tattiche intimidatorie e la diffusione di informazioni false hanno sollevato seri dubbi sulla trasparenza e l’integrità del processo legislativo. Nonostante le numerose critiche, Goitein riconosce alcuni aspetti positivi, come l’impegno di alcuni senatori a proteggere le libertà civili e la partecipazione attiva dei cittadini, che hanno effettuato migliaia di chiamate ai loro senatori. Questo dimostra una comunità civica vivace e impegnata, pronta a lottare per i propri diritti. Mentre la legge è stata approvata, la lotta non è finita. Sono state estratte alcune promesse dall’amministrazione e dal presidente del comitato di intelligence del Senato, promesse che potrebbero tradursi in cambiamenti futuri, specie tramite l’inserimento di modifiche in leggi di spesa indispensabili come il National Defense Authorization Act. Goitein promette di tenere informati i suoi follower sugli sviluppi futuri e di continuare a lottare per una riforma significativa.

USA e Italia Unite contro la disinformazione

In un momento storico in cui la disinformazione e la manipolazione delle informazioni minacciano le fondamenta delle democrazie globali, Stati Uniti e Italia rafforzano la loro collaborazione con la firma di un nuovo memorandum d’intesa. Questo accordo segna un passo significativo nella lotta contro le fake news, soprattutto in vista delle imminenti elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo su cui è alta l’attenzione degli esperti sul tema ed altrettanta preoccupazione c’è da parte delle Istituzioni europee che vogliono chiudere il cerchio stringendolo sempre di più sulla libertà di espressione social.

Patto per la Democrazia

Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, e il ministro degli esteri italiano, Antonio Tajani, hanno sottolineato l’importanza del memorandum come strumento di difesa contro le campagne di disinformazione promosse da entità non democratiche. Queste ultime, attraverso l’uso distorto dei social media e dell’intelligenza artificiale, cercano di influenzare e manipolare l’opinione pubblica nelle democrazie occidentali.

Difesa della libertà di opinione

Entrambi i leader hanno espresso un forte impegno nel proteggere la libertà di opinione dei loro cittadini. Il memorandum non solo mira a combattere le notizie false, ma anche a preservare il diritto degli individui di essere informati correttamente, permettendo loro di fare scelte consapevoli basate su fatti oggettivi, piuttosto che su informazioni fuorvianti.

Importanza della collaborazione Transatlantica

La relazione transatlantica è stata definita da Tajani come la “stella polare” della politica estera italiana, sottolineando il valore di una cooperazione stretta con gli Stati Uniti e l’Unione Europea nella difesa dei principi democratici. Questo partenariato rappresenta un pilastro fondamentale non solo nel contesto del G7 e della NATO, ma anche nella più ampia lotta globale contro le autocrazie.

X e Rumble: pressioni sui contenuti minano libertà di espressione

Chris Pavlovski, fondatore della piattaforma di video sharing Rumble, ha recentemente sollevato preoccupazioni riguardo a richieste di censura provenienti da Australia, Nuova Zelanda e altri paesi, sostenendo che tali richieste violano i diritti umani fondamentali. Questo fenomeno non è isolato, come conferma anche Elon Musk, che ha espresso preoccupazioni simili riguardo alla crescente censura globale.

La censura su Internet è un argomento sempre più dibattuto, con governi che tentano di controllare o limitare i contenuti disponibili online in un futuro non troppo lontano. La questione solleva importanti riflessioni sui diritti umani e sulla libertà di espressione. La denuncia di Pavlovski segna un momento critico per la discussione sulla regolamentazione dei contenuti digitali e sul ruolo delle piattaforme di social media nell’era della comunicazione globale così come dopo le discussioni su alcuni provvedimenti in UK, l’Europol caldeggia la guerra alla crittografia end-to-end delle piattaforme di messagistica come un ostacolo alle indagini e punta il dito contro Meta che presto l’adotterà sulla sua piattaforma, avallando l’azione ambigua della Commissione sul Chat Control, e gli USA si collocano verso il ban di TikTok perchè arma di distrazione di massa e propaganda russo-cinese, ma che in Cina è assente.

Riflessioni dell’autore

E’ davvero singolare che l’Europa assuma provvedimenti che assottigliano l’ecosistema di diritti che fino a ieri contestava aspramente e che si appelli al contrasto della propaganda straniera con strumenti di altrettanta propaganda gestiti da associazioni politicizzate e fedeli ad una narrazione storicamente di parte. Singolare anche che l’Internet di oggi, strumento dove la libertà è sempre più vigilata, sia stato ampiamente anticipato da coloro che ne hanno sempre fatto un’analisi dei provvedimenti intrapresi, tendenze tecnologiche incluse, e delle necessità militari utili al servizio di unità e di scopo dell’Occidente con uno sguardo certosino all’epoca sul futuro. Come spesso avviene, tanti di quei detrattori “titolati” nei tempi non sospetti, oggi occupano posti di rilievo nella società e, da sostenitori dell’attivismo digitale, sono diventati i primi sponsor dei sistemi censori.

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Inchieste

Piracy Shield, Capitanio in trappola: AGCom tutela cittadini o imprese?

Tempo di lettura: 4 minuti. Piracy Shield vuole punire chi non paga gli abbonamenti streaming e i siti pirata, ma gli abbonati legittimi subiscono rincari sul calcio

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Tempo di lettura: 4 minuti.

L’inchiesta di Matrice Digitale #️⃣ su Piracy Shield ha colpito nel segno un’altra volta e lo ha fatto tendendo un tranello al lettore, spesso munito di una cultura informatica medio alta fino a raggiungere vette accademiche, ma anche al Commissario Capitanio che legittimamente non ha risposto alla richiesta di un’intervista da parte della Redazione.

Nota dell’editore

Premesso che quanto scritto come opinioni a margine delle inchieste, soprattutto circa le polemiche sterili che ci sono state contro la piattaforma con addirittura pareri dall’alto della autorevolezza accademica che ne chiedono l’immediato spegnimento, lo sottoscriviamo e confermiamo che il progetto si fonda su un valido motivo: provare a contrastare l’atavico fenomeno della pirateria online, ma c’è qualcosa che non torna nell’attività dell’Agcom sulla vicenda.

Piracy Shield rompe Internet? Diteci quando

Poggiando l’orecchio a terra nel settore dell’Information Technology, del service providing e nelle sezioni underground degli esperti informatici, non solo si parla di un codice scritto con i piedi secondo alcuni professionisti, ma addirittura di una iniziativa che facilmente può essere aggirata e che potrebbe portare alla rottura della rete Internet. Visto che si annuncia un evento così catastrofico, chi diffonde queste teorie fondate su un calcolo matematico, avrebbe dovuto prevedere anche il quando. Magari sommando le giornate rimanenti alla fine del campionato, o includendo anche quelle del campionato successivo, ed il ritmo di blocco degli IP, a maggior ragione che sono limitati, che la piattaforma ha di media, altrimenti, di autorevolezza c’è solo il pulpito da cui provengono messaggi catastrofici.

I dubbi dei sostenitori della piattaforma

Ci sono invece pareri negli stessi ambienti che sembrano disinteressati alla questione tecnica perché facilmente risolvibile e che danno il merito a Piracy Shield di essere uno strumento che, se adottato in una scala più istituzionale in termini di espansione globale, può essere un buon deterrente al fenomeno della pirateria e ad altri crimini che vengono commessi in rete. Proprio quello che c’è di buono nella piattaforma nasconde, secondo i suoi sostenitori, non solo il rischio che possa diventare uno strumento, volontario o involontario, di censura mal gestito, ma che rappresenti semplicemente un assist al sistema calcio che perde migliaia di posti di lavoro per colpa della pirateria secondo la ricostruzione di AGcom e delle associazioni di settore che ne hanno motivato l’attuazione a livello governativo.

Il burocrate Capitanio è stato messo alla prova

Proprio su quest’ultimo punto, le inchieste di Matrice Digitale redatte su Piracy Shield sono in realtà state molto caute ed hanno avallato le forti preoccupazioni dell’ambiente tanto da porre la testata non solo in un approccio analitico, ma anche propositivo quando si è suggerito di “convertire le tanto discusse multe agli utenti in bonus cultura per poter trasformare i pezzotti in contratti legittimi con i detentori dei diritti TV che forniscono lo streaming delle partite di calcio e di altri contenuti”.

Massimo Capitanio - AgCom
Massimiliano Capitanio – AgCom

Nonostante si sia chiesto un parere a Capitanio, la risposta tarda ad arrivare ed è qui che casca l’asino: i gestori dei pacchetti sportivi via streaming hanno annunciato che alzeranno i prezzi delle loro offerte per quel che concerne lo sport. Matrice Digitale non solo sta aspettando il blocco di Internet annunciato da finti attivisti che confondono l’etica alla moralità della Rete, già pesati più volte in questi cinque anni, ma proprio perché ci tiene nell’osservare quanto scritto nel manifesto della testata, ravvede in fatto che il provvedimento dell’AGCom comprenda bastonate ad un sistema criminale che va ad impoverire il sistema calcio su cui ci sarebbe molto da raccontare sul suo mondo speculativo, finanziario ed allo stesso tempo poco sportivo come emerso in alcuni casi eclatanti. Non c’è stata e non ci sarà nessuna carota per quelli che gli stessi ambienti politici da cui proviene Capitanio definiscono “abusi o reati di necessità“.

L’indirizzo politico dell’AGCom

Perché è innegabile che in un contesto socio politico dove l’inflazione divora la capacità della spesa del piatto a tavola e rende ostica per molti la sottoscrizione degli abbonamenti alla classe media da parte più soggetti, la criminalità trova delle facili prede. Sorprende quindi che, dinanzi a un momento di festa da parte dell’Istituzione italiana deputata alla cura del settore degli operatori della comunicazione del nostro paese, la stessa consenta al mercato di aumentare i prezzi quando persegue i cittadini che non operano in piena legittimità e non esclusivamente per propensione al crimine, ma anche per necessità. La domanda che sorge spontanea a questo punto e se l’Autorità Garante faccia l’interesse del mercato con il fine di tutelare i cittadini-consumatori in cui esercita il suo potere, garantendogli un minimo accesso ad un settore come quello calcistico che rappresenta un pezzo culturale del paese, oppure sia soggetta o addirittura interessata, e questo sospetto diventa legittimo allo stato attuale, nel favorire indistintamente i player del mercato tralasciando le questioni sociali?

Non sappiamo se Capitanio Risponderà come ha già fatto a distanza su altri concetti espressi dall’inchiesta di Matrice Digitale #️⃣, ma se prima trovava dei forti sostenitori nell’ala moderata e politica del settore informatico, dopo l’annuncio degli aumenti di prezzo dei pacchetti streaming dello sport italiano, resterà sicuramente più solo e comunicativamente, politicamente parlando si precisa, al servizio della lobby del Calcio.

Se non dovesse provvedere ad andare incontro anche ai consumatori onesti che vivono l’aumento dell’inflazione dovuto anche ad una responsabilità politica del governo di cui fa parte, Capitanio avrà fallito nel suo incarico di rappresentante dell’esecutivo svolgendo un’attività meramente parlamentare che spesso coincide con quella degli Stakeholders: portatore di interessi particolari e non pubblici.

La palla adesso passa all’Autorità Garante delle Comunicazioni italiana per dimostrare quale concetto applica alla sua governance:

un potere nelle mani del Mercato oppure un potere a garanzia del mercato in rappresentanza dei diritti dei cittadini

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Inchieste

Google licenzia 28 dipendenti in protesta per il Cloud con Israele

Tempo di lettura: 3 minuti. Google ha licenziato 28 dipendenti dopo proteste riguardanti un contratto cloud con Israele: una scelta che farà discutere

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Google licenzia 28 dipendenti in protesta per il Cloud con Israele
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Google ha recentemente licenziato 28 dipendenti in seguito alla protesta legata al suo contratto cloud con Israele del progetto Nimbus. Queste proteste, avvenute negli uffici di New York e Sunnyvale, hanno portato a comportamenti giudicati inaccettabili dalla compagnia, inclusa la presa di controllo di spazi ufficio, danneggiamenti della proprietà, e ostacoli fisici all’attività lavorativa di altri dipendenti.

Dettagli del licenziamento

Le proteste hanno portato alla defenestrazione e al danneggiamento della proprietà di Google, comportamenti che l’azienda ha categoricamente condannato. I dipendenti coinvolti sono stati immediatamente messi sotto indagine e i loro accessi ai sistemi di Google sono stati revocati. Alcuni di questi, che si sono rifiutati di lasciare gli uffici, sono stati arrestati dalle forze dell’ordine. Dopo un’indagine approfondita, Google ha deciso di terminare il rapporto lavorativo con 28 dei dipendenti coinvolti.

Politiche e standards di Comportamento

Google ha ribadito che il comportamento manifestato viola molteplici politiche aziendali, tra cui il Codice di Condotta e le politiche su Molestie, Discriminazione, Ritorsioni, Standard di Condotta e Preoccupazioni sul Posto di Lavoro. L’azienda ha sottolineato che tali azioni non trovano spazio all’interno del suo ambiente lavorativo e che qualsiasi violazione delle politiche interne è soggetta a severe sanzioni, inclusa la possibile terminazione del contratto di lavoro.

Implicazioni per il Futuro

Questo episodio segnala un chiaro messaggio agli impiegati di Google: l’azienda prende molto sul serio le politiche interne e non tollererà comportamenti che le violino. È atteso che i leader aziendali comunichino ulteriormente sui standard di comportamento e discorso ammissibili in ambito lavorativo, riaffermando l’impegno di Google nel mantenere un ambiente professionale e rispettoso.

Dichiarazione dei Lavoratori Google sulla Campagna No Tech for Apartheid e i Licenziamenti di Massa

Una recente dichiarazione rilasciata dai lavoratori di Google associati alla campagna “No Tech for Apartheid” solleva preoccupazioni serie riguardo alle azioni dell’azienda. I lavoratori denunciano licenziamenti di massa come atto di ritorsione per le loro proteste contro il contratto Project Nimbus di Google con il governo israeliano, che considerano supporto a operazioni militari contro i Palestinesi.

Dettagli dei licenziamenti

La dichiarazione specifica che Google ha licenziato indiscriminatamente più di due dozzine di lavoratori, inclusi alcuni che non hanno partecipato direttamente alle proteste di 10 ore che hanno avuto luogo nelle sedi di New York e Sunnyvale. I lavoratori descrivono questi licenziamenti come una chiara dimostrazione che Google dà priorità ai suoi contratti da miliardi con il governo israeliano rispetto al benessere dei suoi dipendenti.

Accuse di Comportamenti Inaccettabili

Secondo la dichiarazione, durante le proteste, Google avrebbe chiamato la polizia sugli stessi lavoratori, portando all’arresto di nove persone. I licenziamenti sono stati giustificati dall’azienda con accuse di “bullismo” e “molestie”, che i lavoratori ritengono infondate, sottolineando che anche i colleghi palestinesi, arabi e musulmani hanno subito discriminazioni e molestie supportate dalla tecnologia Google.

Reazioni e Supporto Interno

Nonostante la pressione e le azioni legali, i lavoratori affermano di aver ricevuto un supporto massiccio e positivo durante le proteste, smentendo le affermazioni di Google su danni alla proprietà o impedimenti al lavoro di altri. La dichiarazione evidenzia l’importanza del sostegno collettivo e la determinazione dei lavoratori di continuare a organizzarsi fino a che Google non abbandonerà Project Nimbus.

I lavoratori di Google chiamano in causa la leadership dell’azienda, in particolare Sundar Pichai e Thomas Kurian, accusandoli di trarre profitto da azioni considerate genocidi. La dichiarazione termina con una nota di sfida, promettendo di intensificare gli sforzi organizzativi nonostante i licenziamenti, mirando a porre fine al supporto di Google a ciò che percepiscono come azioni di genocidio.

Il licenziamento di questi 28 dipendenti da parte di Google evidenzia la tensione tra libertà di espressione dei lavoratori e le necessità di mantenere un ambiente di lavoro ordinato e conforme alle politiche aziendali. Questo evento è destinato a influenzare il dialogo interno sulla gestione delle proteste e delle espressioni di dissenso all’interno dell’azienda.

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