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Domitilla Benigni: dal CTS di ACN ad un caso diplomatico con Google

Tempo di lettura: 5 minuti. Amnesty International nel frattempo tace: alla guida c’è l’hacker Nex

Tempo di lettura: 5 minuti.

L’Agenzia Cybersecurity Nazionale ha nominato un Comitato Tecnico Scientifico con diverse figure, maschili e femminili, rappresentative dei mondi delle Università, delle Aziende e dei lavoratori del settore.

In questi giorni sono scoppiati due scandali che hanno colpito un’azienda di cui è presidente Domitilla Benigni, ingegnere e CEO della società Elettronica S.p.a., di quest’ultima è proprietaria delle quote di maggioranza ereditate dalla sua famiglia.

Mentre Elettronica è la società dove l’ing. Benigni è nata e cresciuta professionalmente, Cy4Gate è l’ultima creatura di Elettronica che è stata fondata nel 2014 in sinergia con la società Expert System S.p.A. da cui hanno acquistato successivamente la società RCS Lab.

Chi è RCS Lab?

Si legge nel sito che la RCS Lab opera dal 1993 nel mercato mondiale dei servizi a supporto dell’attività investigativa affermando la propria esperienza e il proprio know-how attraverso la progettazione, la produzione e l’assistenza all’esercizio di apparecchiature destinate al controllo elettronico delle telecomunicazioni dotate di tutte le funzionalità previste per l’impiego nelle indagini dell’Autorità Giudiziaria“.

La società offre sistemi di intercettazione di nuova ed ultima generazione nel settore della pubblica amministrazione ed in supporto alle attività di indagini e di intelligence della Pubblica Autorità.

Lo scandalo di Palamara

Nei giorni scorsi, la società RCS Lab ha visto sospendersi l’autorizzazione a fornire i suoi servigi alla Procura di Napoli, prima che il suo ex Procuratore Capo Giovanni Melillo passasse alla DNA. La colpa di RCS Lab è quella di aver fornito una registrazione parziale della vita di Palamara quando questi era intercettato durante il periodo che ha poi alimentato lo scandalo della magistratura.

In quella occasione, il Trojan sviluppato dalla RCS Lab era stato utilizzato non in modo perpetuo ma in un modo che sembrava indirizzato, secondo la difesa dei PM inquisiti, ad escludere pezzi da 90 nel giro delle intercettazioni come Davigo. Per di più, c’è da evidenziare il fatto che per giustificare la mancanza di alcuni pezzi delle conversazioni, tra le varie cause indicate dalla società c’era anche quella che il software spia non funzionasse a dovere. Sempre la stessa società ha dichiarato che in caso di malfunzionamenti procedono ad organizzare gruppi di lavoro con le parti interessate per risolvere gli intoppi tecnici.

Il 4 maggio le attività della società sono state sospese ed il 4 giugno la Procura di Perugia ha disposto nuovi accertamenti irripetibili sui server di Napoli della Rcs. Accertamenti disposti anche dal procuratore di Firenze, Luca Turco, nell’ambito nell’ambito del procedimento aperto nella città toscana dopo gli esposti di Palamara e Cosimo Ferri.

Lo scandalo Hermit e come funziona lo spyware italiano

Nei giorni precedenti, Matrice Digitale ha illustrato la presenza di un software spia diffuso in Kazakistan, in Siria ed in Italia sviluppato dalla Rcs Lab. Il riferimento all’origine dell’arma cibernetica italiana è stato oramai fugato da ogni dubbio anche dal colosso.

Chi è la società che ha acquistato Rcs Lab? Cy4Gate.

Quale sarà la società che acquisirà Rcs Lab? Secondo voci di corridoio Elettronica.

Secondo il centro ricerca di Google, le campagne osservate hanno avuto origine con un unico link inviato all’obiettivo. Una volta cliccato, la pagina tentava di far scaricare e installare all’utente un’applicazione dannosa su Android o iOS. In alcuni casi, gli attori hanno collaborato con l’ISP dell’obiettivo per disabilitarne la connettività dati mobile. Una volta disattivata, l’aggressore inviava un link dannoso via SMS chiedendo all’obiettivo di installare un’applicazione per ripristinare la connettività dati. Per questo motivo la maggior parte delle applicazioni si è mascherata da applicazioni dell’operatore mobile. Quando il coinvolgimento del provider non è possibile, le applicazioni sono mascherate da applicazioni di messaggistica.

Il software spia offriva quindi una pagina in italiano con una richiesta di scaricare dei contenuti per “aggiustare” i social media di Meta (Facebook, WhatsApp, Instagram).

Perchè Google si schiera contro la società italiana che ha sviluppato un’arma cibernetica?

La motivazione per cui i giganti del web attaccano le società come Rcs Lab sono diverse.

La prima è che l’industria dello spyware commerciale stia prosperando e crescendo a un ritmo significativo e questa tendenza “dovrebbe preoccupare tutti gli utenti di Internet“.

Altro aspetto è che questi fornitori “permettono la proliferazione di pericolosi strumenti di hacking e armano i governi che non sarebbero in grado di sviluppare queste capacità internamente. Sebbene l’uso delle tecnologie di sorveglianza possa essere legale ai sensi delle leggi nazionali o internazionali, spesso si scopre che i governi le utilizzano per scopi antitetici ai valori democratici: prendere di mira dissidenti, giornalisti, operatori dei diritti umani e politici dei partiti di opposizione“.

In ultimo “i fornitori che accumulano vulnerabilità zero-day in segreto rappresentano un grave rischio per Internet, soprattutto se il fornitore viene compromesso. Questo è accaduto a diversi produttori di spyware negli ultimi dieci anni, sollevando lo spettro che le loro scorte possano essere rese pubbliche senza preavviso“.

Secondo Google c’è bisogno di correre ai ripari non solo per tutelare gli utenti Android, ma anche per salvare Internet dai mercenari dello spionaggio. Il nocciolo della questione ora è proprio questo:

Domitilla Benigni non è solo una venditrice di armi cibernetiche, ma è anche una donna al servizio del Governo Italiano quindi che si fa?

Ed è questo il nocciolo che mette in contraddizione non la CEO di Elettronica, ma tutto quel mondo che si fa spazio nell’associazionismo, nel giornalismo e nell’attivismo in favore di una “morte” commerciale delle società che producono software spia.

L’inserimento di Benigni nel CTS sembrerebbe un atto dovuto viste le esigenze di sicurezza nazionale, quindi l’Italia adesso cosa farà?

Il capo dell’agenzia Baldoni, è sicuramente consapevole di aver acquisito un’azienda, eccellenza italiana, con l’intento di solidificare gli strumenti di difesa e di attacco cibernetico del nostro Paese.

Google mette in guardia l’Italia sull’aver sviluppato un’arma cibernetica al servizio dei regimi kazaki e siriani, ma dimentica quanto sta facendo in Israele in favore delle forze occupanti.


Ancora più singolare il fatto che non si sia ancora esposta Amnesty International con a capo l’hacker italiano Nex, detrattore storico della competitor di RCS, NSO Group, e strano non si siano sollevati polveroni sul fatto che Domitilla Benigni sia il volto di una società equivalente all’azienda di software israeliana ed allo stesso tempo fornitrice di un software spia ad altri regimi poco democratici.

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Google fuori dal cloud nazionale

In questi giorni Aruba e Amazon sembrerebbero aver scalzato Google dal cloud Nazionale e la notizia di Hermit, che gira da mesi in forma anonima nel panorama delle maggiori società di sicurezza informatica mondiali, casca a fagiolo mentre si attende la controfferta della società statunitense che dovrà rinunciare a 700 milioni di euro per equipararsi ai suoi concorrenti nell’offerta prevista dal bando pubblico.

Che dietro Google ci sia una strategia finalizzata a mettere in pericolo una delle nostre eccellenze del Paese in ambito militare?

Oppure vuole mettere le mani sui segreti industriali di Elettronica come spesso gli americani hanno fanno in questi anni?

Bisognerebbe chiedere alla Olivetti o alla Leonardo se ricordano qualcosa in merito. Nel frattempo, la risposta della Cy4Gate è stata chiara:

 “I prodotti di Rcs Lab vengono forniti con una chiara, specifica ed esclusiva finalità: supportare gli enti preposti nella prevenzione e repressione di crimini efferati“. Il Gruppo afferma inoltre di essere “orgoglioso di offrire le proprie tecnologie a servizio delle Forze dell’Ordine nell’assoluto rispetto delle normative vigenti, con grande etica e professionalità“.

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro la pedopornografia online, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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