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Donatella di Cesare nella lista dei nemici dell’Ucraina. Meloni le dia subito la scorta

Tempo di lettura: 3 minuti. Nemica del paese perchè pacifista, ma “con una narrazione simile a quella russa”. Zelensky pubblica manifesto segnaletico di una donna più che sessantenne stimata nel mondo accademico.

Tempo di lettura: 3 minuti.

Quando in Italia vengono diramate foto segnaletiche, sono quelle di personaggi considerati pericolosi per motivi di terrorismo o criminalità organizzata. Nell’ultimo periodo c’è una tendenza che riserva questo “onore” a giornalisti, intellettuali ed accademici. Qualcuno già le ha associate alle liste di proscrizione di memoria del ventennio fascista e che sono promulgate da organi di vigilanza internazionale senza alcuna autorità se non quella di una Stampa che vi partecipa attivamente attraverso il ruolo di debunker o accademici dell’informazione attraverso scuole di giornalismo.

Fin qui nulla di male se non ci trovassimo dinanzi ad una sorta di Ministero della Verità che decide cosa sia giusto e cosa invece sbagliato seppur i promotori di questa iniziativa siano da sempre stati in favore della libertà di espressione ed in contrasto con i principi delle dittature.

Facendo un’analisi di come sono state strutturate queste iniziative, il modello di verità proposto è di parte perché storicamente negazionista e russofobo. La motivazione alla base è la solita: disinformazione, fake news e propaganda che invade l’Occidente da tempo e su cui c’è bisogno di mettere un freno definitivo.

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Le ragioni sono fondate, per carità, ma tendono a nascondere gli investimenti di lungo corso da parte dell’Occidente in armi di disinformazione simili a quelle russe, così come non si può escludere dal gioco del vero e del falso l’appartenenza dell’informazione occidentale ad una naturale ideologia in favore dei valori del proprio territorio, che induce già a fare da filtro a storture provenienti dai nemici giurati dell’ordine mondiale prestabilito dal Vecchio e dal Nuovo Continente. Al netto di tutte queste vicende, l’Europa e gli Usa si sono affidate all’Ucraina per la gestione delle informazioni che provengono dal conflitto e lo ha fatto grazie alla legge marziale in vigore nel paese invaso e che come primo provvedimento ha ristretto il campo di azione dei media per motivi di urgente interesse nazionale.

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L’Ucraina è un paese Democratico sotto attacco dei russi, ma molto più Democratura come direbbe Saviano dell’Italia, ed i fatti antecedenti alla guerra lo dimostrano, così come lo dimostra anche l’elevato indice di corruzione su cui più volte ci sono stati dei richiami dagli enti internazionali preposti. Aggiungiamo anche che secondo l’Europol c’è un rischio accertato di traffici umani e che molte armi finiscano nelle mani sbagliate di una criminalità organizzata da sempre attiva, a cui includiamo anche che l’Ucraina abbia naturalizzato nell’esercito il battaglione Azov, molto apprezzato da febbraio 2022 mentre prima era accusato dai suoi attuali sostenitori di essere filonazista oltreché ultranazionalista. Infine, concludiamo l’equazione che l’antiterrorismo pochi giorni fa ha smantellato una cellula nazista in Campania con collegamenti anche gli stessi combattenti d’élite dell’esercito Ucraino.

Il Consiglio di sicurezza ucraino ha pubblicato sui social e su Telegram una foto segnaletica della professoressa Donatella di Cesare perché sostiene tesi pacifiste di narrazione “Putiniana”.

In virtù del contesto bellico dove si annidano ideologie estremiste e criminalità organizzata, si aprono tutti i presupposti ad una vigilanza del Governo nei suoi confronti per tutelare l’incolumità della docente.

Perché è chiaro che quest’atto del Governo ucraino verso una cittadina italiana, incensurata e stimata anche perché accademica, dovrebbe essere condannato dal Governo e dalla società civile ampiamente rappresentata sui social network. Meloni e coloro che da mesi stanno caldeggiando il modello marziale ucraino, anche in Europa, ed avallano liste di proscrizione con l’ausilio di sovrastrutture internazionali a difesa della “libertà di espressione”, tipiche di quello che in un regime dittatoriale sarebbe individuato come Ministero della Verità

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro l’abuso dei minori, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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