Inchieste
Allarme dal Giappone: ampia diffusione dei credit card sniffers
Tempo di lettura: 4 minuti. Odisseus: in Giappone hanno interpellato l’ACN locale per contrastare la truffa

I “credit card sniffers” sono codici malevoli generalmente programmati in JavaScript e progettati per rubare segretamente informazioni di pagamento con carta di credito e informazioni personali identificative (PII) inserite dalla vittima su un sito Web di commercio elettronico o di un commerciante compromesso. I programmi di sniffing sono anche spesso definiti “Online Skimmer”. R3NIN è un esempio recente di uno di questi “sniffer”.
Come funzionano gli Sniffer?
Un attaccante inietta un server web con uno script dannoso oscurato, che viene attivato una volta che una vittima visita la pagina compromessa. Lo script cattura le variabili di input, le converte in una stringa e le invia al pannello dello sniffer ospitato dall’attaccante. L’attaccante sfrutta anche l’iFrame (un frame inline utilizzato all’interno di una pagina web per caricare un altro documento HTML al suo interno) ingannando le vittime affinché inseriscano ulteriori dati richiesti da una falsa finestra pop-up, che idealmente non è richiesta su una pagina legittima.
Una volta che gli aggressori hanno esfiltrato con successo i dati della vittima da un sito web compromesso, questi vengono elaborati in un formato commercializzato – Numero | Scadenza | CVV | Nome, e venduti in forum sotterranei, dove vengono utilizzati per altri scopi illeciti come il “carding”.
R3NIN Sniffer
R3NIN Sniffer è un toolkit e un pannello pronto all’uso per rubare dati di pagamento con carta di credito da siti web di commercio elettronico compromessi e viene venduto in un noto forum di cybercrime in lingua russa dal threat actor che utilizza lo stesso pseudonimo, “r3nin”. Le caratteristiche salienti di questo toolkit includono opzioni per generare codici JavaScript personalizzati per l’iniezione, l’esfiltrazione incrociata di dati di pagamento compromessi su browser diversi, la gestione dei dati esfiltrati, la verifica dei BIN, la conversione dei dati e la generazione di statistiche. Il toolkit dello sniffer viene offerto ad un prezzo introduttivo di 1.500 dollari USA, ma successivamente è stato rivisto ad una fascia di prezzo compresa tra 3.000 e 4.500 dollari USA.
Il 13 gennaio 2023 è stata rilasciata la versione 1.1, che includeva funzionalità migliorate per un bypass di Cross-Origin Resource Sharing (CORS) migliore e aggiunta una nuova funzionalità, “Extractor”. Il 15 gennaio, la versione 1.2 è stata rilasciata, che includeva funzionalità per nascondere completamente gli script dannosi e nascondere gli URL del server di controllo e comando (C&C). Il 26 gennaio, è stata annunciata un’altra aggiornamento per aggiungere un keylogger nel modulo dello sniffer che può registrare gli input da più campi di input, cioè “inputs”, “selects” e “textareas” in un sito compromesso. Il 30 gennaio, è stata introdotta la compatibilità del modulo dello sniffer con un’altra funzionalità chiamata “Clipboard Hijacking”. Questa funzionalità consente al modulo di intercettare e registrare tutto ciò che viene copiato negli appunti del computer dell’utente, come ad esempio password, informazioni personali e altro ancora.
Il 2 febbraio, gli sviluppatori hanno rilasciato un altro aggiornamento che ha introdotto una funzionalità di “Backdoor” nel modulo dello sniffer. Questa funzionalità consente agli attaccanti di accedere al sito compromesso in qualsiasi momento, senza la necessità di autenticarsi o di avere accesso alle credenziali dell’amministratore del sito.
Il 5 febbraio, i ricercatori della sicurezza hanno scoperto che il malware si diffonde anche attraverso campagne di phishing tramite e-mail. Gli attaccanti inviano e-mail di phishing a utenti specifici, contenenti link malevoli che portano a siti web compromessi contenenti il malware.
Da allora, sono state introdotte altre funzionalità nel malware, come la possibilità di installare moduli aggiuntivi a discrezione degli attaccanti e la capacità di rubare le chiavi di criptazione SSL/TLS per effettuare attacchi di tipo “Man-in-the-Middle”.
In generale, il malware si è evoluto in un’arma potente e sofisticata che rappresenta una minaccia significativa per la sicurezza degli utenti di Internet e dei siti web. È importante che gli utenti e gli amministratori di siti web adottino le precauzioni necessarie per proteggere se stessi e i propri siti web da questa minaccia in costante evoluzione.
Il parere di Odisseus
Interpellato da Matrice Digitale, il ricercatore Odisseus ha dichiarato alla redazione che “Mai come in di questi tempi è stato rischioso fare acquisti sul Web. Eh si, bisogna sapere che ogni volta che mettete i dati della vostra carta di credito su un sito web, questo potrebbe essere stato compromesso a vostra insaputa sicuramente, ma anche, purtroppo ad insaputa dei gestori del sito stesso dove state effettuando l’acquisto. Non stiamo parlando dei grandi, come Amazon o Google che teoricamente si possono permettere infrastrutture iper controllate: parliamo dei piccoli, dei siti di moda, di cibo, di quelli che utilizzano infrastrutture a buon mercato che costano poco e che sono il bersaglio preferito delle gang criminali. Stanno infatti emergendo ricerche e analisi che documentano come l’attività criminale si concentri recentemente proprio nel “defacing” dei siti di e-commerce, il che significa che all’insaputa degli utenti qualcuno ha inserito alcuni “script aggiuntivi” nel sito che vende le vostre scarpe preferite ad esempio, il quale “spedisce” i dati della vostra carta di credito su siti pirata ben camuffati, che pensano poi a derubarvi con comodo avendo tutte le informazioni essenziali per farlo. In alcuni studi infatti si esortano i siti di e-commerce a monitorare i traffico degli acquisti per essere sicuri di non aver subito attacchi, appello che cadrà probabilmente nel vuoto: difficile avere personale esperto che monitora le transazioni h24. Ancor più difficile per gli utenti identificare la truffa, bisognerebbe analizzare il codice sorgente delle pagine web, cosa molto difficile per gli esperti, figuriamoci per i meno esperti. I consigli sempre sono quelli rivolti agli utenti che scaricano le App: ogni volta che scaricate qualcosa, ogni volta che mettete i vostri soldi su Internet, fate attenzione, la truffa e il furto sono dietro l’angolo. “


Le foto arrivano da uno studio giapponese e si riferisce al Giappone dove è stato incaricato il centro di controllo del crimine informatico nipponico: l’equivalente della nostra ACN per intenderci.

Inchieste
Meta vuole sottopagare la Musica italiana, ma va difesa perchè la SIAE è il male
Tempo di lettura: 3 minuti. Il paradosso italiano: firmare i contratti perchè c’è chi paga poco, ma paga. Anche se sottopaga pur avendo bisogno degli artisti del Bel Paese

La scomparsa della musica italiana da Instagram e Facebook ha causato grande sconcerto tra gli utenti. Questo è avvenuto a seguito del mancato accordo tra il colosso dei social media, Meta, e la SIAE, l’ente che tutela i diritti d’autore degli artisti italiani. La licenza per l’utilizzo delle canzoni italiane è scaduta a gennaio, e Meta ha cercato di negoziare senza concedere alcun margine di compromesso, chiedendo sostanzialmente alla SIAE di accettare le loro condizioni senza garanzie.
Il governo italiano ha cercato di intervenire nella disputa, ma finora non è stata raggiunta alcuna soluzione concreta. Nel frattempo, gli utenti italiani sono impossibilitati dall’utilizzare la musica italiana nelle loro storie e reel su Instagram e Facebook. Questa situazione potrebbe indurre molti a passare al concorrente cinese TikTok, che ha già guadagnato una quota significativa del mercato nel 2022.
L’industria musicale italiana è gravemente danneggiata da questa situazione, in quanto il mercato digitale rappresenta l’83% dei suoi ricavi. Gli utenti italiani si trovano ora senza la possibilità di condividere la colonna sonora delle loro vite attraverso i social media, e ciò potrebbe portare a un calo dell’interesse per la musica italiana sia a livello nazionale che internazionale.
In sintesi, il mancato accordo tra Meta e SIAE ha creato una situazione difficile per l’industria musicale italiana e per gli utenti dei social media nel paese. Se non verrà raggiunta una soluzione, il settore musicale italiano e la sua presenza sulle piattaforme digitali potrebbero risentirne notevolmente, con possibili ripercussioni negative sulla promozione e la diffusione della musica italiana nel mondo.
Fino a qui, la ragione sembra trovarsi dalla parte della piattaforma statunitense che “offre” una opportunità di visibilità per quegli artisti che non hanno successo e nemmeno i soldi per promuoversi. La domanda è però un’altra: il patrimonio artistico culturale del nostro paese è più importante di una piattaforma commerciale statunitense?
La verità da parte di SIAE, che rappresenta molti artisti locali ma non tutti, è che l’offerta economica del social era stata già decisa a tavolino e non aveva margini di trattativa ulteriori. Il muro contro muro è una strategia che fa comprendere alla piattaforma come sarebbe il social senza la musica italiana.
Premesso che gli effetti sono visibili solo ed esclusivamente su testi italiani, su cantanti che appartengono a SoundReef, un’alternativa per gli artisti alla SIAE, o altre etichette e che questo giochi a sfavore non solo dei “deboli”, ma anche a grossi nome come la Pausini, c’è però da fare una considerazione sul perchè Soundreef sia migliore di Siae: solo perchè è presente su Facebook?
Contenuti senza musica o senza musica il nulla politico?
C’è poi il dettaglio dei contenuti: Facebook nasce come social di “foto” e “testo”, la musica è arrivata dopo con i video, ma è chiaro senza la musica, i contenuti della piattaforma perderebbero molto in termini di valore, qualità e gradimento. Questo dovrebbe far riflettere quante più persone sull’abbandonare la piattaforma senza maledire la SIAE che invece sta rappresentando un intero settore “sottopagato” come da anni avviene nel mondo della globalizzazione, diventata gigaeconomy, e che sta facendo emergere la vera realtà di un social che ospitava pensieri profondi ed idee politiche per essere diventato poi il modello perfetto di censura, controllo e manipolazione del pensiero occidentale.
Stesso discorso per Instagram, dove alle foto hanno fatto spazio video per lo più televendite di profili pornografici di Onlyfans, ma “Meta non era contro il porno?”, che avvicinano minori a profili a luci rosse e foto dove la musica non è richiesta per forza. Chi ha interesse affinché la SIAE svenda la musica al dandy americano? Solo chi non comprende che i social vivono di contenuti e dell’intelletto altrui ed è per questo che TikTok, paga tutti i creator a differenza di Facebook che ha una lista di influencer favoriti decisi anche dalla politica globalista e regole di ingaggio poco chiare e spesso rivelatesi scorrete per il mercato.
Azienda, piattaforma social o comitato d’affari?
Perchè il Governo dovrebbe intervenire? Per favorire gli americani di Zuckerberg a discapito dei cinesi per via di TikTok e della sciurezza del nostro paese?
E perchè non invece essere più sodale con YouTube che oramai, insieme a Spotify, è il metro preferito dall’industria musicale globale?
Sarebbe forse il caso di iniziare a valutare realtà come Meta per quello che sono, aziende presenti sul mercato che non hanno nè più nè meno di diverso rispetto alle altre e proprio per questo non meritano attenzioni particolari e possono tranquillamente gestirsi da sole senza troppi aiuti di figure governative comprensivi, fin troppo, forse al limite della connivenza.
Inchieste
Killnet assalta gli ospedali e Phoenix colpisce missione EOSDIS della NASA
Tempo di lettura: 4 minuti. Hanno monitorato tutti gli attacchi dal 18 novembre 2022 al 17 febbraio 2023, osservando un aumento da 10-20 attacchi giornalieri a novembre a 40-60 attacchi ogni giorno a febbraio

Killnet è tornato ed ha hackerato la NASA dopo un periodo di silenzio a causa del grande successo avuto dei cugini di NoName057. Il collettivo di hacktivisti russi ha pubblicato dettagli e dati sulla missione spaziale della NASA prevista sul satellite della terra.
🤴 Il gruppo di hacker russi PHOENIX si assume la piena responsabilità di aver violato alcuni dei vostri sistemi.
Lo dico in modalità 🔴 in quanto ho fiducia in me stesso e nei vostri professionisti IT.
✔️На al momento abbiamo accesso a (i dati saranno aggiornati):
⚡️Данные dai satelliti della missione MMS
⚡️Учетные record degli utenti/specialisti di EOSDIS
⚡️Нескольо terabyte di dati di ricerca, schemi di veicoli spaziali, rapporti e documenti aziendali
⚡️SOON…

Nonostante Killnet si sia da sempre contraddistinta per gli attacchi di DDoS, questa volta invece ha giocato un ruolo diverso dal solito entrando nei server della NASA: l’ente di aviazione spaziale americana famosissima anche per i suoi sistemi di sicurezza informatici avanzati e a prova di intrusioni non solo di hacker bensì anche militari da parte di altri paesi. Un’attività a questa che dovrà essere smentita dall’ente statunitense oppure confermata, ma attualmente sono stati pubblicati i dati con relative password delle persone impegnate nel progetto e quindi si può affermare che danno permanente è stato fatto salvo smentite sulal qualità dei contenuti
Cosa è la missione EOSDIS?
EOSDIS, acronimo di Earth Observing System Data and Information System, è un sistema gestito dalla NASA per raccogliere, archiviare e distribuire i dati provenienti dai satelliti di osservazione terrestre e dalle missioni scientifiche aeree. L’obiettivo principale di EOSDIS è fornire un accesso semplice e veloce a una vasta gamma di dati e informazioni relative all’ambiente terrestre, all’atmosfera, all’oceano e alle aree glaciali e polari.

EOSDIS fa parte del programma Earth Science Data Systems (ESDS) della NASA e utilizza diversi centri di elaborazione e distribuzione dei dati, chiamati Distributed Active Archive Centers (DAACs), per archiviare e distribuire i dati a ricercatori, scienziati e altre parti interessate in tutto il mondo.
Tra i principali servizi offerti da EOSDIS vi sono la possibilità di cercare e scaricare dati e immagini, visualizzare mappe e grafici e accedere a strumenti di analisi per comprendere meglio le tendenze e i fenomeni legati all’ambiente terrestre e ai cambiamenti climatici.
L’allarme dagli USA: Killnet colpisce gli ospedali
Questa settimana, i ricercatori nel campo della cybersecurity hanno osservato che il gruppo di hacker pro-Russia noto come Killnet sta intensificando gli attacchi DDoS (Distributed Denial of Service) contro le organizzazioni sanitarie a partire dal novembre scorso.
Killnet è stato creato in seguito all’invasione della Russia in Ucraina nel febbraio 2022 e ha trascorso gran parte dell’ultimo anno lanciando attacchi DDoS contro governi e aziende di tutto il mondo. Sebbene gli attacchi siano per lo più un fastidio – mettendo offline i siti web per circa un’ora nella maggior parte dei casi – hanno suscitato preoccupazione all’interno del governo degli Stati Uniti, in particolare quando vengono lanciati contro infrastrutture critiche come aeroporti e ospedali.
Nei mesi recenti, il gruppo ha concentrato la sua attenzione sui siti web delle organizzazioni sanitarie, lanciando una campagna a febbraio che ha preso di mira ospedali in oltre 25 stati. La Cybersecurity and Infrastructure Security Agency (CISA) ha affermato che meno della metà di questi attacchi – che prevedevano l’invio di un’enorme quantità di richieste di pagina ai siti web presi di mira – ha avuto successo nel mettere offline i siti.
Venerdì, i membri del Microsoft Azure Network Security Team, Amir Dahan e Syed Pasha, hanno pubblicato un’analisi degli attacchi DDoS alle organizzazioni sanitarie utilizzando i loro strumenti di sicurezza.
“Le tipologie di organizzazioni sanitarie attaccate comprendevano il settore farmaceutico e delle scienze della vita con il 31% di tutti gli attacchi, gli ospedali con il 26%, le assicurazioni sanitarie con il 16% e i servizi e le cure sanitarie anch’esse con il 16%”, hanno dichiarato. Killnet ha solitamente provato due metodi diversi: creare molte connessioni diverse e cercare di mantenerle attive il più a lungo possibile per rendere inutilizzabile un sito web, oppure stabilire quante più nuove connessioni possibili in un breve lasso di tempo per esaurire le risorse.
“Killnet e i suoi avversari affiliati utilizzano gli attacchi DDoS come tattica più comune. Utilizzando script DDoS e stressor, reclutando botnet e utilizzando fonti di attacco contraffatte, KillNet può facilmente interrompere la presenza online di siti web e app”, hanno affermato i ricercatori. Servizi di protezione DDoS come Cloudflare hanno segnalato tendenze simili. Akamai, un’altra azienda che offre strumenti simili, ha pubblicato un rapporto il mese scorso che evidenziava un aumento significativo degli incidenti DDoS in Europa nel 2022, con un numero crescente di campagne che ora coinvolgono tattiche di estorsione. L’azienda ha anche avvertito che gli attacchi DDoS vengono ora sempre più utilizzati come copertura per vere e proprie intrusioni che coinvolgono ransomware e furto di dati.
Omer Yoachimik di Cloudflare ha riferito a The Record che la loro ricerca sulla campagna DDoS di Killnet nel settore sanitario indica che gli attacchi venivano “crowdsourced”, ovvero gli operatori di Killnet si rivolgevano ad altri gruppi e individui che utilizzano più botnet o metodi di attacco diversi. Anche la CISA ha dichiarato a The Record che gli incidenti DDoS sono diventati una questione prioritaria per l’agenzia, poiché cercano di proteggere le infrastrutture critiche.
“Il nostro personale regionale sta lavorando a stretto contatto con i nostri partner sul territorio e incoraggiamo tutte le organizzazioni, compresi gli enti statali e locali, a rimanere vigili e ad adottare misure per proteggersi”, ha detto il portavoce, facendo riferimento a una guida pubblicata insieme all’FBI a ottobre su come le organizzazioni possono ridurre la probabilità e l’impatto degli attacchi DDoS. Il portavoce ha aggiunto che per gran parte dell’ultimo anno, la CISA ha aiutato le organizzazioni a mitigare gli attacchi DDoS, in particolare quelli lanciati da Killnet. L’agenzia ha anche collaborato con diverse aziende tecnologiche per fornire risorse gratuite alle organizzazioni con finanziamenti limitati, al fine di aiutarle a ridurre l’impatto degli attacchi DDoS.
Inchieste
ACN finalista su LinkedIn: spegnetegli i social

“A pensar male ci si azzecca” diceva qualcuno di molto importante nella storia del nostro Paese.
L’Agenzia della Cybersicurezza Nazionale ha venduto sui social un grande successo che in realtà ha confermato una grande parte delle critiche mosse al suo ufficio di comunicazione da molti esperti informatici del Paese. Molta fuffa, molta politica, tantissima comunicazione e grande autoreferenzialità all’interno dei social network, ma pochissima sostanza.
Durante un periodo in cui l’ente è finito in un turbine di polemiche in seguito ad attacchi informatici da ogni dove, tra l’altro che hanno interessato più volte gli stessi obiettivi, c’è chi sui social ha pensato di vendersi l’essere rientrata tra i finalisti in un contest organizzato da LinkedIn.
Sì, proprio quella piattaforma utilizzata dall’Agenzia per una comunicazione “uno a molti” dove dipendenti dello Stato hanno più volte dato patenti di ignoranza ad esperti informatici che hanno dimostrato di aver svolto il ruolo delle “cassandre” e li ha offesi o addirittura minacciati via mail quando è stato segnalato un bug al CSIRT. LinkedIn, di proprietà della Microsoft che ha stipulato con l’ex direttore Baldoni un accordo per formare 100.000 esperti informatici nei prossimi anni a botte di certificazioni Microsoft, ha inserito tra i finalisti l’ACN per aver speso speso più tempo sul social network a dirsi di essere “bella e brava” ed “innovativa” senza però risolvere concretamente i problemi del paese per i quali è stata costituita.
Speriamo vinca il premio finale, altrimenti oltre ad aver messo in cattiva luce le proprie capacità pratiche, la beffa di non portare a casa la “mucca Carolina” sarebbe il colpo finale ad un’attività di comunicazione per un ente totalmente tecnico che dovrebbe spegnere i social ed occuparsi della sicurezza cibernetica in Italia.
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