Sicurezza Informatica
La presidenza svedese propone una completa riscrittura della legge contro l’abuso sessuale sui minori
Tempo di lettura: 2 minuti. La presidenza svedese del Consiglio dell’UE ha proposto una completa riscrittura del testo legislativo per combattere il materiale di abuso sessuale sui minori (CSAM) online, apportando modifiche significative a tutto il testo.
La presidenza svedese del Consiglio dell’UE ha proposto una completa riscrittura del testo legislativo per combattere il materiale di abuso sessuale sui minori (CSAM) online. Il nuovo testo, datato 8 giugno, apporta modifiche significative a tutto il testo, incluso l’ambito di applicazione, l’etichettatura e il nuovo Centro dell’UE previsto.
Modifiche all’ambito di applicazione
Il nuovo testo di compromesso specifica che i servizi di comunicazione interpersonale che consistono in comunicazioni audio in tempo reale dovrebbero essere esclusi dagli ordini di rilevamento, mentre le comunicazioni audio non in tempo reale, come i messaggi vocali, rimangono nell’ambito di applicazione. Secondo il testo, il regolamento non si applica ai servizi utilizzati per la sicurezza nazionale, il mantenimento dell’ordine pubblico o scopi militari. Sono esclusi anche i sistemi di comunicazione utilizzati per le comunicazioni interne di un’organizzazione.
Nuova etichetta
I servizi di hosting e i servizi di comunicazione interpersonale, come le app di messaggistica istantanea, dovranno valutare il rischio che il CSAM venga circolato sulla loro piattaforma, con le autorità nazionali che avranno tre mesi per valutare se rimane qualche rischio. Se le autorità ritengono che la valutazione del rischio sia stata condotta correttamente e che non debbano essere prese ulteriori misure di mitigazione, devono autorizzare un’etichetta progettata dal Centro dell’UE da istituire, da esporre in modo prominente.
Il nuovo Centro dell’UE
La bozza di legge prevede l’istituzione di un nuovo Centro dell’UE per combattere l’abuso sui minori. Al ruolo del centro sono state aggiunte nuove responsabilità, come la promozione della prevenzione dell’abuso sessuale sui minori attraverso l’istituzione di un database con tutte le iniziative pertinenti a livello dell’UE e nazionale.
Registrazione dei log
La bozza di legge consente alle autorità giudiziarie di emettere ordini di rilevamento che obbligano i fornitori di servizi a implementare strumenti automatizzati per rilevare contenuti sospettati di essere illegali. Il testo di compromesso ha introdotto l’obbligo per i fornitori di servizi di hosting e i fornitori di servizi di comunicazione interpersonale di registrare informazioni dettagliate sull’esecuzione degli ordini di rilevamento, in particolare in termini di durata e persone coinvolte. Queste informazioni possono essere utilizzate solo per verificare “la liceità del trattamento”, l’auto-monitoraggio, per garantire l’integrità e la sicurezza dei dati e per “procedimenti penali o disciplinari”.
Ordini di rimozione e delisting
Il progetto di regolamento prevede un’architettura di applicazione per i casi transfrontalieri in cui un’autorità nazionale di coordinamento fornisce un unico punto di contatto per gli ordini provenienti da altri paesi che mirano a un fornitore di servizi con sede nel suo territorio. In particolare, per gli ordini di rimozione per eliminare contenuti illegali, l’autorità ricevente deve giustificare entro tre giorni se non sono applicati a causa di conflitti di legge, come gravi incompatibilità costituzionali.
Diritti fondamentali
Il testo del Consiglio affronta le preoccupazioni sui diritti fondamentali sollevate attorno al file, ovvero che potrebbe influire in modo sproporzionato sulla privacy delle persone e andare contro il principio della crittografia end-to-end. In questo senso, il testo sottolinea che i paesi dell’UE o le autorità nazionali non possono richiedere un monitoraggio generale né richiedere a un fornitore di servizi di hosting di “effettuare una valutazione indipendente cercando attivamente fatti o circostanze sottostanti al contenuto illegale”.
Sicurezza Informatica
Nuovo attacco “Pathfinder” alle CPU Intel: è il nuovo Spectre?
Tempo di lettura: 2 minuti. Pathfinder mira ai CPU Intel, in grado di recuperare chiavi di crittografia e perdere dati attraverso tecniche di attacco Spectre.
Ricercatori hanno scoperto due nuovi metodi di attacco che prendono di mira i CPU Intel ad alte prestazioni, potenzialmente sfruttabili per recuperare le chiavi di crittografia utilizzate dall’algoritmo AES (Advanced Encryption Standard). Questi attacchi sono stati denominati collettivamente Pathfinder.
Dettagli tecnici
Pathfinder permette agli aggressori di leggere e manipolare componenti chiave “del predittore di diramazione“, permettendo principalmente due tipi di attacchi: ricostruire la storia del flusso di controllo del programma e lanciare attacchi Spectre ad alta risoluzione. Questo include l’estrazione di immagini segrete da librerie come libjpeg e il recupero delle chiavi di crittografia AES attraverso l’estrazione di valori intermedi.
Meccanismo dell’attacco
L’attacco si concentra su una caratteristica del predittore di diramazione chiamata Path History Register (PHR), che tiene traccia delle ultime diramazioni prese. Questo viene utilizzato per indurre errori di previsione di diramazione e far eseguire al programma vittima percorsi di codice non intenzionali, rivelando così i suoi dati confidenziali.
Dimostrazioni pratiche
Nel corso delle dimostrazioni descritte nello studio, il metodo si è dimostrato efficace nell’estrazione della chiave segreta di crittografia AES e nella fuga di immagini segrete durante l’elaborazione con la libreria di immagini libjpeg ampiamente utilizzata.
Misure di mitigazione
Intel ha risposto con un avviso di sicurezza, affermando che Pathfinder si basa sugli attacchi Spectre v1 e che le mitigazioni precedentemente implementate per Spectre v1 e i canali laterali tradizionali attenuano gli exploit segnalati. Non ci sono prove che impatti i CPU AMD.
Implicazioni per la Sicurezza
Questo attacco evidenzia la vulnerabilità del PHR a fughe di informazioni, rivela dati non accessibili attraverso i Prediction History Tables (PHTs), espone una gamma più ampia di codice di diramazione come superfici di attacco potenziali e non può essere mitigato (cancellato, offuscato) utilizzando tecniche proposte per i PHTs. Queste scoperte sono cruciali per la comprensione delle vulnerabilità nelle moderne architetture di CPU e sottolineano la necessità di continuare a sviluppare e implementare robuste misure di sicurezza per proteggere dati sensibili e infrastrutture critiche.
Sicurezza Informatica
Nuovo attacco “TunnelVision” espone il traffico VPN
Tempo di lettura: 2 minuti. Scopri come il nuovo attacco TunnelVision utilizza server DHCP malevoli per esporre il traffico VPN, eludendo la crittografia e mettendo a rischio la sicurezza degli utenti.
Un recente attacco denominato “TunnelVision” può deviare il traffico fuori dal tunnel crittografato di una VPN, consentendo agli aggressori di intercettare il traffico non crittografato mentre si mantiene l’apparenza di una connessione VPN sicura. Questo attacco è stato dettagliato in un rapporto di Leviathan Security, che sfrutta l’opzione 121 del Dynamic Host Configuration Protocol (DHCP) per configurare percorsi statici di classe su un sistema client.
Metodo dell’attacco
Gli aggressori configurano un server DHCP malevolo che modifica le tabelle di instradamento in modo che tutto il traffico VPN venga inviato direttamente alla rete locale o a un gateway maligno, evitando così il tunnel VPN crittografato. L’approccio consiste nell’operare un server DHCP sulla stessa rete di un utente VPN bersagliato e configurare il DHCP per utilizzare se stesso come gateway.
Sicurezza e vulnerabilità
Una delle principali preoccupazioni è l’assenza di un meccanismo di autenticazione per i messaggi in entrata nel DHCP che potrebbero manipolare i percorsi. Questo problema di sicurezza è noto e sfruttabile dai malintenzionati almeno dal 2002, ma non ci sono casi noti di sfruttamento attivo in campo.
Identificazione e impatto
Il problema, denominato CVE-2024-3661, colpisce i sistemi operativi Windows, Linux, macOS e iOS, con l’eccezione di Android che non supporta l’opzione DHCP 121 e quindi non è influenzato dagli attacchi TunnelVision.
Mitigazione dell’attacco TunnelVision
Gli utenti possono essere più esposti agli attacchi TunnelVision se si connettono a una rete controllata dall’aggressore o dove l’aggressore ha presenza. Le mitigazioni proposte includono l’uso di spazi di nomi di rete su Linux per isolare le interfacce di rete e le tabelle di instradamento dal resto del sistema, configurare i client VPN per negare tutto il traffico in entrata e in uscita che non utilizza l’interfaccia VPN, e configurare i sistemi per ignorare l’opzione DHCP 121 mentre sono connessi a una VPN.
Raccomandazioni per i Fornitori VPN
I fornitori di VPN sono incoraggiati a migliorare il loro software client per implementare propri gestori DHCP o integrare controlli di sicurezza aggiuntivi che bloccherebbero l’applicazione di configurazioni DHCP rischiose. Questo attacco evidenzia la necessità di una maggiore vigilanza e di misure di sicurezza più robuste nei sistemi di rete, soprattutto per quegli utenti che dipendono da connessioni VPN per la protezione dei loro dati sensibili.
Sicurezza Informatica
Truffatori austriaci scappano dagli investitori, ma non dalla legge
Tempo di lettura: 2 minuti. Le forze dell’ordine hanno smascherato e arrestato un gruppo di truffatori austriaci dietro una frode di criptovalute.
Le forze dell’ordine austriache, cipriote e ceche hanno arrestato sei austriaci responsabili di una truffa online relativa a criptovalute. Europol e Eurojust hanno supportato questa indagine mirata ai creatori di una presunta nuova criptovaluta lanciata nel dicembre 2017. Durante l’operazione sono stati eseguiti sei perquisizioni domiciliari, sequestrando oltre 500.000 euro in criptovalute, 250.000 euro in valuta corrente, e bloccato decine di conti bancari. Inoltre, sono stati sequestrati due automobili e una proprietà di lusso del valore di 1.400.000 euro.
Dettagli della Truffa
Tra dicembre 2017 e febbraio 2018, i truffatori hanno finto di aver creato una compagnia di trading online legittima che aveva emesso una nuova criptovaluta. L’offerta iniziale di moneta (ICO) ammontava a 10 milioni di token – o diritti rispettivi alla nuova valuta. Gli investitori hanno pagato in criptovalute consolidate come Bitcoin o Ethereum. Per guadagnare credibilità con gli investitori, i truffatori austriaci hanno anche sostenuto di aver sviluppato il proprio software e un algoritmo unico per la vendita dei token.
Comportamenti sospetti ed Exit Scam
Tradizionalmente, un’ICO si basa sulla trasparenza e comunica chiaramente su ogni membro del team responsabile. In questo caso, c’era una mancanza di trasparenza riguardo i membri del team coinvolti e l’algoritmo alla base della criptovaluta. Nel febbraio 2018, i perpetratori hanno improvvisamente chiuso tutti gli account dei social media del progetto e ritirato offline il sito web della falsa compagnia. Dopo questa truffa di uscita, è diventato evidente agli investitori di essere stati frodati.
Sforzo collaborativo delle Forze dell’Ordine
Gli specialisti di Europol hanno organizzato cinque incontri operativi e hanno lavorato in stretta collaborazione con il desk austriaco presso Eurojust, fornendo un’analisi olistica dell’indagine. Europol ha anche dispiegato uno specialista con un ufficio mobile a Cipro per supportare le attività operative e facilitare lo scambio di informazioni. Eurojust ha supportato il giorno dell’azione con un centro di coordinamento, consentendo una comunicazione in tempo reale tra tutte le autorità giudiziarie coinvolte e l’esecuzione rapida dei mandati di arresto europei e dei mandati di perquisizione.
Autorità Partecipanti:
- Austria: Servizio di Intelligence Criminale dell’Austria (Bundeskriminalamt – Centro di Competenza per la Cybercriminalità (C4)), Ufficio Specializzato per la Lotta contro i Crimini Economici e la Corruzione (Wirtschafts- und Korruptionsstaatsanwaltschaft)
- Cipro: Polizia di Cipro a Larnaca
- Repubblica Ceca: Polizia della Repubblica Ceca, Agenzia Nazionale per la Lotta al Crimine Organizzato (Národní centrála proti organizovanému zločinu – NCOZ)
Agenzie Partecipanti: Europol, Eurojust
Questo caso dimostra l’efficacia della collaborazione internazionale nel contrasto al crimine organizzato e alla frode finanziaria, sottolineando l’importanza della vigilanza nella partecipazione a investimenti in criptovalute.
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