Editoriali
Ecco perchè il giornalismo occidentale ha le mani sporche del sangue innocente ucraino
Tempo di lettura: 3 minuti. L’inchiesta di Amnesty International ha gettato ombre non solo sul conflitto ucraino, ma sul metodo dei nuovi giornalisti di guerra.
In questi mesi concitati di dibattito politico, Matrice Digitale è stata tra le poche testate a non schierarsi secondo la logica dell’invasore e dell’invaso ed ha provato a filtrare al meglio le informazioni provenienti dal fronte ucraino dove, si è spiegato sempre in queste pagine, si è annidato il seme della propaganda occidentale.
Il seme della propaganda ha colpito molti giornalisti in giro per il mondo e questo fattore più volte è stato denunciato dapprima da illustri colleghi di guerra, poi dagli eventi che hanno fornito riscontri diversi dai rapporti che quotidianamente venivano forniti dai territori e riportati nelle trasmissioni televisive sempre celeri nel dare bollettini che con il tempo si sono dimostrati “inquinati da una lettura strumentale alla propaganda ucraina“.
Per ricostruire velocemente quanto accaduto sul fronte occidentale si tracciano i seguenti punti affrontati su queste pagine:
- L’Unione Europea chiude per la prima volta in assoluto lo spazio cibernetico e televisivo alle informazioni provenienti dalle testate russe
- Secondo disposizione della legge marziale ucraina, Zelensky affida la comunicazione di guerra ad una ONG americana-ucraina nota per le aderenze al gruppo Open Society e nata nel 2014 in occasione degli scontri
- Giornalisti italiani seguono la guerra da “embedded” quindi accompagnati da personale ucraino e monitorati dall’intelligence al servizio di Zelensky
- C’è massimo risalto alla resistenza ucraina anche grazie alle imprese del battaglione Azov, prima del conflitto descritto come corpo dell’esercito ucraino vicino ai valori del nazismo e finanziato da un oligarca israeliano condannato per truffa in diversi paesi come Cipro, Israele ed Ucraina, finanziatore, tra l’altro, della campagna elettorale di Zelensky.
- Vengono escluse le partecipazioni in tv dei russi ed iniziano ad emergere liste di proscrizione che colpiscono non solo giornalisti, bensì anche accademici e società civile che si definisce pacifista.
- Quando è stato evidente il fallimento della resistenza Ucraina, i giornalisti occidentali hanno evitato di raccontare la guerra e l’attenzione sull’Ucraina è scemata.
Giornalisti italiani: bravi ragazzi, intortati dall’intelligence anglo-ucraina
In Italia c’è stata una lettera di giornalisti di vecchia data agli inizi del conflitto che ha contestato alle nuove leve dell’informazione di non andare oltre le veline ufficiali del ministero di Kiev preposto al tema.
Peccato, però, che si sono levati gli scudi contro la vecchia guardia e nelle tv si è fornita l’attenzione a quello che è sempre stato il racconto dell’invasore e dell’invaso e delle notizie su cui ci sono basi di verità, ma ci sono state molte smentite nel tempo e altrettanti dettagli non coincidenti con i racconti forniti dal mondo dell’informazione. E’ vero, ci sono state le eccezioni nel panorama italiano e sono state quelle di Cartabianca, Otto e Mezzo e Piazza Pulita.
Quali sono gli eventi che le nuove leve del giornalismo non hanno raccontato oppure hanno ignorato perché si sono fidati, impauriti anche dagli eventi della loro prima guerra, degli uomini messi a disposizione della stampa dall’intelligence anglo-ucraina?
- Le sanzioni hanno avuto effetto (c’è bisogno di riportare fonti in tal senso?)
- I soldati russi stanno stuprando mezzo paese e la Russia non rispetta i cordoni umanitari (silurata la commissaria ucraina per aver enfatizzato gli stupri e non aver saputo gestire i corridoi)
- La resistenza ucraina non è gestita dall’intelligence straniera (comprovata la presenza della CIA e di mercenari in quota all’esercito)
- Il battaglione Azov è “giusto” e non è nazista (non solo è estremista, ma è parte dell’esercito ed ospita cellule naziste. La svastica è un simbolo anche buono è stato detto in una tv italiana)
- I russi colpiscono i civili (ogni giorno i russi, ci hanno riferito, che come sport preferito avevano quello di bombardare obiettivi civili, ma c’è un rapporto di Amnesty International che smentisce di molto questa narrazione)
Ci sarebbe da discutere e molto anche sulla buona fede visto che in Italia si è configurata comunque una narrazione “atlantica” ed allo stesso tempo “russofoba” che ha da subito messo in dubbio anche il fatto che alcune informazioni fossero già note a chi era sul campo e che sono state omesse per non intralciare la narrazione che si è avuta sulle principali testate con gli editori schierati su ideali atlantici.
Perchè mani sporche di sangue?
Quando ci viene detto che la resistenza ucraina sta avendo i suoi effetti, quando ci viene detto che è necessario armare l’esercito ed i civili per sconfiggere l’invasore e si mistifica ogni informazione che proviene dalla Russia del tipo “abbiamo colpito obiettivi militari” oppure si da notizia che un razzo utilizzato era russo e poi si scopre che invece era ucraino. Quando si omettono molti dettagli sui collaborazionisti di Bucha assassinati, i giornalisti non fanno più il loro mestiere, ma aiutano il governo a giustificare l’invio di armi al popolo ucraino che le utilizza per installare basi militari dentro ospedali, scuole e nei giardini degli abitanti che restano destinatari degli attacchi sanguinari dell’esercito invasore. Quindi la domanda che sorge in conclusione è d’obbligo:
siamo sicuri tutti noi abbiamo fatto il nostro lavoro e non quello per conto di altri che lavorato per spargere sangue con una guerra che poteva essere evitata?
Editoriali
Anche su Giovanna Pedretti avevamo ragione
Tempo di lettura: 2 minuti. Procura di Lodi chiede l’archiviazione sul suicidio di Giovanna Pedretti, escludendo colpe di Lucarelli e Biagiarelli: la recensione era falsa
Recentemente, la Procura di Lodi ha avanzato una richiesta di archiviazione per il caso di Giovanna Pedretti, la ristoratrice di Sant’Angelo Lodigiano trovata morta a gennaio nelle acque del Lambro. L’indagine ha escluso qualsiasi istigazione o aiuto al suicidio da parte di terze persone.
Dettagli dell’indagine
La vicenda di Pedretti aveva suscitato grande attenzione mediatica, specialmente sui social media, dopo che era stata accusata ingiustamente di aver pubblicato una recensione falsa online. Questo episodio era seguito a una tempesta di critiche, principalmente influenzata da una serie di post di Selvaggia Lucarelli e del suo compagno, Lorenzo Biagiarelli, che avevano messo in dubbio l’autenticità della recensione. Tuttavia, le indagini hanno dimostrato che la recensione era effettivamente falsa e che nessuna azione diretta di terzi ha contribuito al tragico evento.
Esito e Reazioni
Con la richiesta di archiviazione, si chiude un capitolo doloroso, ma sorgono interrogativi sulla responsabilità dei media e delle figure pubbliche nell’amplificare situazioni che possono avere conseguenze gravi. Selvaggia Lucarelli, tramite i suoi canali social, ha espresso sollievo e ha criticato duramente la stampa per la gestione della notizia, sottolineando come la situazione abbia evidenziato una “storia squallida e meschina”.
Matrice Digitale dalla parte della verità
Matrice Digitale si è schierata senza esito a favore di Selvaggia Lucarelli e del giornalista del TG3 andato a chiedere spiegazioni sulla veridicità del post su cui si è scatenata una gogna mediatica con un richiamo ufficiale dell’azienda attraverso il Governo. La verità era chiara dall’inizio: la recensione era falsa ed era stata trasformata in una notizia solo perchè sfruttava l’immagine della comunità LGBT con un messaggio che poteva essere positivo, ma non era sicuramente una notizia. Questo caso non dovrebbe passare inosservato per “rispetto del dolore della famiglia” bensì diventare un caso di studio come tanti altri avvenuti in passato dove la notizia si è costruita per fini politici e commerciali.
Editoriali
Chip e smartphone cinesi ci avvisano del declino Occidentale
Tempo di lettura: < 1 minuto. Un declino quasi annunciato facendo un’analisi geopolitica degli ultimi eventi nel settore dei semiconduttori
Dopo mesi di sanzioni alla Russia si scopre che l’approvvigionamento di Mosca dei processori è ritornato al livello di normalità Questo vuol dire che su 140 paesi nel mondo, le sanzioni anglo-euro-nato non sono state efficaci a costringere i russi a “rubare le lavatrici per utilizzare i chip“.
La Russia, sta costruendo in casa sua i processori, ma non hanno molto successo se consideriamo il fatto che molti sono difettosi. Quindi li prende dalla Cina che attraverso Huawei è entrata silenziosamente nel Mercato Europeo con la sua ultima creatura: la Serie Pura 70 non solo è uno smartphone potente, ma allo stesso tempo è l’evoluzione in stile Apple di quella che un tempo era considerata una cinesata.
Oggi questa cinesata è prodotta al 90% in Cina con materiali cinesi e questo dovrebbe far comprendere a noi Europei che se non facciamo i bravi, saremmo costretti ad usare i chip delle friggitrici ad aria e le plastiche delle bici per produrre degli smartphone.
Chiudiamo l’analisi, che difficilmente leggerete altrove per tanti motivi, tra cui la lesa maestà. La chiusura della fabbrica di Intel in Russia coincide con risultati economici disastrosi del gigante tecnologico.
Indovinate chi sta sopperendo a questa perdita con fondi pubblici: l’Europa.
Editoriali
MITRE vittima di zero day Ivanti: anche i migliori le prendono
Tempo di lettura: 2 minuti. Anche le organizzazioni ben preparate come MITRE possono essere vulnerabili a minacce cibernetiche avanzate
Nel contesto della sicurezza informatica, anche le organizzazioni più preparate possono trovarsi vulnerabili di fronte a minacce persistenti e avanzate, come dimostrato dagli attacchi recentemente subiti da MITRE. Questo caso sottolinea l’importanza di adottare un approccio informato sulle minacce per la difesa contro gli attacchi cyber sempre più sofisticati.
Cos’è MITRE?
MITRE è una corporazione senza scopo di lucro americana con sede principale a Bedford, Massachusetts, e una secondaria a McLean, Virginia. Fondata nel 1958, l’organizzazione opera centri federali di ricerca e sviluppo (FFRDCs) per conto del governo degli Stati Uniti. MITRE è dedicata all’interesse pubblico e lavora su una vasta gamma di questioni di sicurezza nazionale, aviazione, sanità, cybersecurity e innovazione del governo.
La missione principale di MITRE è quella di risolvere problemi complessi per un mondo più sicuro, fornendo ricerca, sviluppo e consulenza strategica ai vari enti governativi per aiutarli a prendere decisioni informate e implementare soluzioni tecnologiche avanzate. Uno degli aspetti notevoli del lavoro di MITRE è il suo impegno nella sicurezza informatica, attraverso lo sviluppo di framework e strumenti come il Common Vulnerabilities and Exposures (CVE) e l’ATT&CK framework, che sono largamente utilizzati a livello internazionale per la gestione delle minacce e la protezione delle infrastrutture critiche. Per ulteriori informazioni, puoi visitare il sito ufficiale.
Dettagli dell’attacco subito da MITRE
MITRE, un’organizzazione che si impegna a mantenere elevati standard di sicurezza cibernetica, ha recentemente rivelato di essere stata vittima di un attacco informatico significativo. Nonostante la solidità delle sue difese, MITRE ha scoperto vulnerabilità critiche che sono state sfruttate dagli attaccanti, segnalando un tema di sicurezza concentrato sulla compromissione di dispositivi di protezione perimetrale.
L’incidente e le sue conseguenze
L’attacco ha avuto inizio con un’intensa attività di ricognizione da parte degli attaccanti nei primi mesi del 2024, culminata nell’uso di due vulnerabilità zero-day nel VPN di Ivanti Connect Secure, bypassando l’autenticazione multifattore tramite session hijacking. Questo ha permesso agli attaccanti di muoversi lateralmente e infiltrarsi profondamente nell’infrastruttura VMware di MITRE, utilizzando account amministrativi compromessi e un mix di backdoor sofisticate e web shell per mantenere la persistenza e raccogliere credenziali.
Risposta di MITRE all’incidente
La risposta all’incidente ha incluso l’isolamento dei sistemi colpiti, la revisione completa della rete per impedire ulteriori diffusione dell’attacco, e l’introduzione di nuove suite di sensori per monitorare e analizzare i sistemi compromessi. Inoltre, l’organizzazione ha avviato una serie di analisi forensi per determinare l’entità del compromesso e le tecniche utilizzate dagli avversari.
Lezioni apprese e miglioramenti futuri
Questo incidente ha rafforzato per MITRE l’importanza di comprendere i comportamenti degli hacker come mezzo per sconfiggerli, spingendo l’organizzazione a creare tassonomie comportamentali che catalogano le TTP (tattiche, tecniche e procedure) degli avversari, che hanno portato alla creazione di MITRE ATT&CK®. Questo evento ha anche stimolato l’adozione del concetto di difesa informata dalle minacce, culminando nella creazione del Center for Threat-Informed Defense. L’incidente di sicurezza subito serve da monito per tutte le organizzazioni sulla necessità di mantenere sistemi di difesa aggiornati e proattivi, utilizzando le risorse come il MITRE ATT&CK, costantemente monitorato anche da CISA i cui bollettini sono riportati puntualmente da Matrice Digitale, per rimanere informati sulle ultime strategie degli avversari e su come contrastarle efficacemente.
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