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Inchieste

Brindisi è il primo a pagare il conto della “memoria” mentre lo Stato cade sempre in piedi

Tempo di lettura: 6 minuti. La stampa prova a riciclarsi dopo i diversi errori sul Covid, ma l’ira del pubblico social si basa sulla memoria di quanto accaduto e chiede conto del servizio di informazione svolto.
Tra i primi a finire nel tritacarne, Brindisi di Zona Bianca: non solo ha umiliato i medici alternativi, si è appropriato dell’hashtag ciglione che da del coglione agli utenti social.

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Giuseppe Brindisi è stato autore della più grande esclusiva in tempi di guerra quando ha intervistato Lavrov e Matrice Digitale è stata tra le poche testate giornalistiche a complimentarsene con tanto di applausi.

La propaganda occidentale ha fallito ed ora ha paura: il COPASIR monitora le tv italiane

Questo però non apre a tantissime polemiche sulla sua narrazione in questi ultimi due anni di pandemia, anzi, Brindisi nell’ultima puntata di Zona Bianca ha allestito un ring, tanto di cappello anche per questo motivo, dove si è discussa la nuova ricerca che ha confermato la validità delle cure antinfiammatorie nel processo di trattamento della malattia, senza però scongiurare l’uso di vaccini.

A farne le spese, come al solito, il Ministro Speranza che rischia addirittura di rimanere senza poltrona se il PD a Napoli farà meno dell’8 per cento e su cui il popolo della rete, in fermento da sempre sulla questione Covid, vaccini e green pass, ne ha chiesto le patrie galere.

C’è però un altro conto che viene chiesto di pagare e riguarda i giornalisti ed i media che in questi mesi non hanno caldeggiato le opinioni di coloro che sono stati tra i più grandi sostenitori dei trattamenti al Covid con antinfiammatori e sono stati tacciati dagli stessi media come ciarlatani e poco esperti in medicina.

Il metodo per cadere sempre in piedi

Seppur l’AIFA non abbia mai preso fermamente le distanze dall’utilizzo degli antinfiammatori, quando arrivò l’allarme dal ministero francese, in Italia si sconsigliò l’utilizzo dei medicinali tramite le parole di esperti del settore come dimostra l’articolo di La Repubblica datato 16 marzo 2020

Un articolo di Open spiega come sono andate le cose e presenta una ricostruzione dettagliata, ma non considera il dettaglio più importante che riguarda appunto la differenza tra le veline circolate e le informazioni diramate dalle trasmissioni televisive, tra cui figura lo stesso Brindisi con Zona Bianca e molti medici che oggi sono diventate delle vere e proprie virostars. Un esempio del trattamento riservato ai medici “alternativi” al protocollo ministeriale lo fornisce lo stesso Stramezzi:

In poche parole: non abbiamo negato l’uso degli antinfiammatori e quindi siamo assolti da eventuali responsabilità.

Cosa non torna di questa vicenda?

Che i medici di famiglia sono stati indotti, un pò per direttive un pò per paura di andare oltre gli ordini impartiti, ad osservare la Tachipirina e la vigile attesa ed è per questo che si è frenata la prescrizione di antinfiammatori.

La questione che rende ancora più contorta la situazione è che ad oggi si incolpano gli stessi medici di famiglia che non hanno prescritto antinfiammatori con il fine di alleviare eventuali responsabilità delle scelte adottate in campo ministeriale.

In sintesi il Ministero ha detto ai medici di famiglia di stare a casa e di usare i dispositivi DPI e di consigliare telefonicamente il protocollo di “tachipirina e vigile attesa” che, come denunciato da anni dal medico di famiglia Mariano Amici e rimarcato alla nostra redazione è “un atteggiamento terapeutico che va contro le difese dell’organismo in quanto la febbre non è una malattia, ma è semplicemente un meccanismo di difesa dell’organismo che reagisce fisiologicamente alzando la temperatura poichè i microrganismi, particolarmente i virus, a temperatura alta non si replicano e la malattia si ferma. Abbassare la febbre è un atto che toglie all’organismo quella sua naturale difesa per cui con gli antipiretici la febbre si abbassa e l’individuo pensa di stare meglio. In realtà l’individuo per qualche giorno si sente meglio per via della remissione del sintomo febbre, ma la malattia continua ad andare avanti. Se trattasi di una normale forma influenzale, la malattia si allunga poichè si complica, ma le complicazioni in questo caso non sono mai mortali se ovviamente non trattasi di un paziente anziano con più patologie. Diversamente, di fronte al Covid, tale malattia può dare complicazioni gravi ed anche mortali, come nel caso della coagulazione intravasale disseminata per eccesso di coagulazione o della polmonite bilaterale interstiziale per eccesso di infiammazione. Quindi, non solo non possiamo abbassare la febbre con il paracetamolo, ma non possiamo neanche rimanere in vigile attesa poichè dobbiamo valutare se quel paziente sta andando verso l’eccesso di coagulazione o verso l’eccesso di infiammazione, nei quali casi dobbiamo somministrare per tempo i farmaci necessari a prevenire certe gravissime complicazioni. Avendo io curato migliaia di persone con i consigli e le terapie necessarie ed essendo riuscito con tale atteggiamento terapeutico a guarire tutti al proprio domicilio senza mai ricorrere ad alcun ricovero ospedaliero, e soprattutto non avendo mai riportato alcun decesso, posso affermare senza ombra di dubbio che di Covid non si muore, ma si muore esclusivamente a causa di terapie incongrue. A mio parere chi somministra terapie incongrue causando la morte del paziente è responsabile penalmente e deve essere perseguito per i reati compiuti“.

Con il senno di poi, Amici potrebbe entrare di diritto nei mitomani della medicina, ma come prova ha sempre fornito le linee guida inviate ai suoi 10.000 pazienti nei primi giorni della malattia e precisamente marzo 2020.

Da tachipirina e vigile attesa alle cure domiciliari

Oltre a fornire un protocollo di tachipirina e vigile attesa, il Governo ha sconsigliato e scongiurato l’utilizzo di altri farmaci come l’idroclorossichina, tenuta poi in considerazione, non ha spinto per il plasma autoimmune, su cui ci sono pareri discordanti e anche buoni risultati, e si sono apostrofati come ciarlatani coloro che si erano proposti per organizzarsi con le cure domiciliari.

Dal sito dell’Agenzia del Farmaco è possibile notare come siano ASSENTI gli antinfiammatori per trattare la malattia che ad oggi non ha una cura se non un vaccino preventivo sui sintomi e non sull’infezione.

Anche nella tabella dedicata alle cure domiciliari, il Governo non prescrive antinfiammatori, ma non li esclude inserendoli sullo stesso piano della Tachipirina:

Paracetamolo o FANS possono essere utilizzati in caso di febbre o dolori articolari o muscolari (a meno che non esista chiara controindicazione all’uso). Altri farmaci sintomatici potranno essere utilizzati su giudizio clinico.

L’aggiornamento del file è al maggio 2022, molto dopo l’inizio della pandemia.

Il problema dell’informazione a cui chiedono tutti il conto

Il problema non solo riguarda i medici, ma i media che li hanno ospitati nelle televisioni e sulle pagine di giornale ed hanno annullato il dibattito, così come avvenuto sulla guerra, censurando qualsiasi opinione ed esperienza di chi invece lavorava sul campo. Se oggi, come già riportato nell’articolo su Speranza, c’è chi chiede memoria anche dei comportamenti dei giornalisti nel non moderare gli interventi televisivi o nell’accanirsi contro chi promuoveva già un protocollo sensato di cure dettato da una scienza non di laboratorio, bensì di attività sul campo, è chiaro che siamo anche noi operatori dell’informazione ad essere stati colpevoli di aver dato voce alle virostar senza ascoltare il territorio.

Il 90% dei trattamenti con antinfiammatori riduce l’ospedalizzazione. Il parere di Burioni era quello di vaccinarsi, ad oggi muoiono di Covid i vaccinati, e ne si riconosce l’utilità nonostante abbiano dimostrato che non contengono l’infezione della malattia, abbassando di molto lo standard dei vaccini a cui siamo stati abituati.

Ed oggi, non è onorevole per un giornalista ed un conduttore televisivo andare in tv a fare il sorrisino verso chi poteva essere curato e non c’è più, mostrando una appartenenza alla politica più che alla scienza dicendo che l’unica soluzione è continuare la vaccinazione apostrofando gli utenti in #ciglioni.

Brindisi, e noi altri, dovremmo chiedere scusa alle famiglie che hanno perso i parenti con la Tachipirina e vigile attesa e dobbiamo passarci la mano sulla coscienza se abbiamo fatto parlare in tv topi da laboratorio e non chi la malattia l’ha combattuta sul campo con anni di esperienza nel curare i pazienti.

AGGIORNAMENTO: il dottor Mariano Amici ha raggiunto la redazione formulando in forma estesa il concetto espresso in precedenza in questo modo “se curata bene guarisce prima dell’influenza stessa, far abbassare la temperatura ” crea problemi al paziente perché annientando la febbre toglie i sintomi, ma non la replicazione del virus che continua in silenzio ad aumentare le infiammazioni all’organismo con eventi che possono diventare tragici fino a portare alla morte del paziente”. La redazione ha sostituito il contenuto in alto con una sua dichiarazione.

Inchieste

Temunao.Top: altro sito truffa che promette lavoro OnLine

Tempo di lettura: 2 minuti. Temunao.top è l’ennesimo sito web truffa che promette un premio finale a coloro che effettuano con i propri soldi degli ordini

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Temunao.Top
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L’inchiesta di Matrice Digitale sulla truffa Mazarsiu ha subito attirato l’attenzione dei lettori che hanno trovato una similitudine con il sito già analizzato e quello di Mark & Spencer scoperto qualche mese addietro: www.temunao.top.

Un lettore è stato contattato da una certa “Darlene” via WA da un numero +34 697 32 94 09 che lo ha fatto iscrivere alla piattaforma che si presenta con lo stesso modello di Mazarsiu. Questo portale è indirizzato a un pubblico spagnolo che cade in tranello leggendo “Temu” e si ritrova in una pagina in lingua ispanica.

In questa occasione, l’utente ha perso 750 euro, ma per fortuna non è caduto anche nella trappola di Mazarsiu e sembrerebbe che ci sia un collegamento tra le due organizzazioni per il modo di fare aggressivo-passivo degli interlocutori al telefono che mandano messaggi, ma non rispondono perché si dicono sempre impegnatissimi a trainare gli affari.

Il sito web è online dal 4 aprile di quest’anno e questo fa intendere che sia probabile che in molti siano caduti nella trappola perdendo soldi in seguito a quella che sembrerebbe una truffa messa in piedi dallo stesso gruppo criminale su scala internazionale.

Continuate a segnalare siti truffa o sospetti alla redazione via Whatsapp o attraverso il form delle SEGNALAZIONI

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Inchieste

Attenti a Mazarsiu.com : offerta lavoro truffa da piattaforma Adecco

Tempo di lettura: 2 minuti. Dalla piattaforma Adecco ad un sito che offre lavoro attraverso le Google Ads: è la storia di Mazarsiu e di una segnalazione in redazione

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Nel mese di gennaio abbiamo trattato la notizia di una offerta di lavoro fittizia che usava il blasone di Mark & Spencer. Una lettrice di Matrice Digitale ha prontamente contattato la redazione dopo che, in fase di navigazione su un sito di Adecco, società famosa per il suo servizio di lavoro interinale a lavoratori e aziende, ha cliccato su un banner pubblicitario che l’ha proiettata su questa pagina:

www.mazarsiu.com si presenta come sito web che consente di svolgere dei compiti e di guadagnare una volta finite le 38 “mansioni”. Ogni mansione ha un investimento incrementale che frutta diverse centinaia di migliaia di euro ai criminali.

L’ancoraggio alla potenziale vittima è stato fatto attraverso WhatsApp da parte di un numero italiano ( 3511580682 ) con un nome ispanico

L’utente Lara Cruz si presenta a nome di una società che reale con sede a Napoli, ma ha un volto asiatico in foto e un nominativo ispanico. E si propone di aiutare gli utenti nella loro fase di registrazione per poi indirizzarle da subito nel lavoro.

La segnalazione è stata inviata in redazione il 15 ed il sito è stato creato il 14 maggio, un giorno prima, ed il veicolo del sito truffa è stato possibile grazie all’utilizzo di una sponsorizzata su AdWords da una piattaforma legittima di Adecco e, per fortuna, la malcapitata ha letto l’inchiesta di Matrice Digitale che l’ha messa sull’attenti.

Se doveste trovarvi dinanzi a un sito che propone lavoro on line, come Mazarsiu o Mark & Spencer, e l’impiego consiste nell’anticipare dei soldi, contattate subito le Autorità o la redazione di Matrice Digitale nell’apposito form di segnalazione o via WhatsApp

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Inchieste

Terrore in Campania: dati sanitari di SynLab nel dark web

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Synlab Campania BlackBasta
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BlackBasta ha pubblicato i dati esfiltrati nell’attacco informatico riuscito contro Synlab Italia dove il colosso tedesco è stato colpito nelle sedi della Campania ed i dati dei pazienti sono stati resi disponibili dalla ransomware gang russa. Un disastro annunciato dopo che si è appresa la volontà della multinazionale di non pagare riscatto così come previsto dalla procedura internazionale che vieta alle vittime di recuperare i propri dati alimentando il crimine informatico globale.

Matrice Digitale ha dedicato una serie di approfondimenti sulla vicenda e, pur non essendo entrata in possesso dei dati visualizzati già da circa 4000 persone all’interno della piattaforma dark web dei criminali, ha potuto constatare che la maggior parte delle informazioni riguardano le sedi della Campania sia lato sedi sia fornitori sia pazienti. Un’altra informazione che potrebbe essere utile ed anche allo stesso tempo rincuorante per tutti i pazienti coinvolti, è che la dimensione dei dati non è scaricabile da chiunque visto il tera e mezzo di gigabyte necessari per portare a termine il download completo. Un altro punto di favore in questa terribile vicenda è il fatto che il server sembrerebbe essere poco capace di distribuire simultaneamente la grande mole di informazioni che BlackBasta ha messo a disposizione di tutti coloro che ne hanno accesso attraverso il link dark web.

Qual è stata la reazione dell’azienda ?

SynLab ha annunciato di non voler pagare il riscatto e di essere stata vittima da di un attacco matrice russa, aspetto ininfluente quando si parla di crimine informatico, e di essere in contatto costantemente con le Autorità. Almeno loro hanno acquisito tutte le informazioni esfiltrate dagli aguzzini. L’azienda promette e si impegna nel comunicare, così come previsto da legge vigente, ad ogni singolo paziente l’eventuale esposizione in rete. I risvolti della vicenda però non sono positivi per l’azienda nonostante abbia agito secondo procedure. Dal punto di vista della credibilità e della fiducia dei clienti, quest’ultimi continueranno ad avvalersi delle prestazioni private e convenzionate, ma all’orizzonte si configura una sanzione salata da parte del Garante della Privacy che si spera sia utile nel sensibilizzare gli altri colossi del nostro paese nel correre ai ripari prima di un attacco informatico.

Non basteranno, purtroppo, gli avvisi dell’azienda circa la perseguibilità penale di coloro che entreranno in possesso dei dati per motivi di ricerca, di business o di ulteriori crimini informatici.

Cosa abbiamo imparato da quest’attacco?

Tra le varie criticità emerse in queste settimane c’è quella di attivarsi predisponendo al meglio le proprie infrastrutture per ripristinare quanto prima i servizi dopo un attacco informatico, a maggior ragione quando riguardano settori vitali, ma allo stesso tempo c’è l’esigenza di implementare tecnicamente una infrastruttura di rete che in caso negativo possa essere penetrata in parte perché strutturalmente composta da più sezioni. Da quello che è accaduto, non è ancora chiaro se solo l’intera Campania sia stata compromessa da BlackBasta nell’attacco a Synlab, in attesa di ulteriori risvolti potenzialmente possibili anche in altre regioni dove la società multinazionale tedesca ha ereditato anamnesi intere di una buona fetta della popolazione italiana attraverso in seguito alle acquisizioni di quelli che un tempo erano i centri di analisi e diagnostica più importanti del territorio.

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