Tech
Cyber Guerra: come sta messa l’Italia
Tempo di lettura: 2 minuti. A Roma si è svolta una tavola rotonda sulla resilienza delle infrastrutture critiche informatiche alle crisi cyber, con un focus sullo stress test delle difese a protezione delle banche dati interforze.
Il 4 luglio, presso la Scuola di Perfezionamento delle Forze di Polizia a Roma, si è tenuta una tavola rotonda sul tema della resilienza delle infrastrutture critiche informatiche in caso di crisi cyber. L’evento, organizzato dalla Direzione Centrale della Polizia Criminale e dal Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, ha avuto l’obiettivo di condividere gli esiti della prima esercitazione cyber su vasta scala che si è svolta a Roma alla fine di maggio.
L’esercitazione cyber e il ruolo del C-Soc
L’esercitazione ha simulato un attacco informatico alle banche dati interforze e ha visto la partecipazione di esperti in collaborazione con l’azienda Leonardo. Il ruolo del C-Soc (Cyber Security Operations Center) della Direzione Centrale della Polizia Criminale è stato centrale nell’esercitazione, operando come presidio a tutela del patrimonio informativo delle Forze di Polizia.
L’importanza del fattore umano e dei processi efficaci
Stefano Moni, direttore dell’Ufficio Protezione Dati della Direzione Centrale della Polizia Criminale, ha sottolineato l’importanza di mettersi alla prova, effettuando stress-test non solo sui sistemi ma anche sulle procedure e sulla reattività del personale che tutela le infrastrutture critiche informatiche. Ha evidenziato l’importanza di processi snelli e tempi di risposta rapidi per affrontare la minaccia cyber.
Statistiche e aumenti degli attacchi cyber
Clusit, Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica, ha presentato statistiche che mostrano un aumento del 168% degli attacchi cyber in Italia nel 2022, con la pubblica amministrazione come primo obiettivo. Questo sottolinea l’importanza di un sistema ben coordinato per fornire una risposta efficace.
L’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale e la formazione
L’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) sta lavorando in questa direzione, con un focus sulle esercitazioni e sulla formazione. La formazione, il fattore umano e la verifica periodica sono punti focali per affrontare la minaccia cyber, come sottolineato dal generale di brigata aerea Antonio Caruso. L’evento ha messo in luce l’importanza della preparazione e della resilienza delle infrastrutture critiche informatiche in Italia. La collaborazione tra diverse entità, la formazione e l’adozione di tecnologieavanzate sono essenziali per proteggere le infrastrutture critiche e i dati strategici da minacce cyber sempre più sofisticate.
Intelligenza Artificiale
OpenAI aiuta a scoprire immagini ed audio AI
Tempo di lettura: 2 minuti. Scopri come OpenAI sta avanzando nella tecnologia di rilevamento delle immagini e nel watermarking audio per garantire la trasparenza
OpenAI ha annunciato l’introduzione di nuovi strumenti per rilevare se immagini o tracce audio sono state generate dalla sua Intelligenza artificiale, DALL-E, e ha introdotto nuovi metodi di watermarking per contrassegnare più chiaramente i contenuti generati dall’IA.
Dettagli degli strumenti
Classificatore di Immagini: OpenAI ha sviluppato un classificatore che utilizza l’IA per determinare se una foto è stata generata dall’IA. Questo strumento predice la probabilità che un’immagine sia stata creata da DALL-E 3 con una precisione del 98%, anche se l’immagine è stata ritagliata, compressa o modificata nella saturazione.
Watermarking Audio: Insieme al classificatore, OpenAI ha introdotto un watermark resistente alle manomissioni che può etichettare contenuti audio con segnali invisibili. Questo è particolarmente utile per tracciare l’autenticità dei contenuti audio generati.
Prestazioni e Limitazioni: Mentre il classificatore funziona bene con le immagini generate da DALL-E 3, la sua efficacia nel rilevare immagini prodotte da altri modelli di IA è inferiore, riuscendo a identificare solo tra il 5 e il 10% delle immagini generate da altre piattaforme come Midjourney.
Implementazione di Watermarking
OpenAI ha già implementato i “content credentials” nei metadati delle immagini attraverso la Coalition of Content Provenance and Authority (C2PA), di cui fanno parte anche Microsoft e Adobe. Questo mese, OpenAI si è anche unita al comitato direttivo della C2PA, rafforzando il suo impegno nel fornire trasparenza sulla provenienza dei contenuti AI.
Progetti Futuri e Feedback: I nuovi watermark audio sono già stati aggiunti ai clip prodotti da Voice Engine, la piattaforma di sintesi vocale di OpenAI. Tuttavia, sia il classificatore di immagini sia il watermarking audio sono ancora in fase di perfezionamento e OpenAI sta cercando feedback dagli utenti per testarne l’efficacia.
Contesto Storico: OpenAI ha una lunga storia nello sviluppo di strumenti per il rilevamento di contenuti generati dall’IA, sebbene nel 2023 abbia terminato un programma per l’identificazione di testi scritti dall’IA a causa della bassa accuratezza del classificatore di testi.
Implicazioni
Questi sviluppi non solo aiutano a mantenere l’integrità e la trasparenza nell’uso delle tecnologie di generazione di contenuti IA, immagini ed audio, ma forniscono anche strumenti essenziali per gli utenti e i creatori di contenuti per verificare l’autenticità e la provenienza dei materiali che consumano o producono. Questi strumenti rappresentano un passo significativo verso un maggiore controllo e comprensione dei contenuti generati dall’IA, cruciali in un’era dove la distinzione tra contenuto reale e sintetico diventa sempre più sfumata.
Tech
Nuovi iPad Pro e iPad Air venduti senza caricabatterie nell’UE e nel Regno Unito
Tempo di lettura: < 1 minuto. Scopri perché i nuovi iPad Pro e iPad Air non includeranno un caricabatterie nelle confezioni vendute nell’UE e nel Regno Unito
Apple ha recentemente annunciato il lancio dei nuovi modelli di iPad Air 6, iPad 13, iPad Pro 13, disponibili per il preordine in molti paesi, queste nuove versioni verranno spedite a partire dalla prossima settimana, ma tuttavia, una sorpresa poco gradita attende i consumatori dell’Unione Europea e del Regno Unito perchè senza caricabatterie.
Dettagli del lancio
Nell’UE e nel Regno Unito, i nuovi iPad non includeranno un caricabatterie nella confezione. Questa decisione segna la prima volta che Apple applica la stessa politica già adottata per gli iPhone, anche ai suoi tablet. La mancanza del caricabatterie solleva questioni ambientali e pratiche per i consumatori, che ora devono riutilizzare un vecchio caricatore USB-C o acquistarne uno nuovo, aumentando potenzialmente la produzione di rifiuti a causa dell’imballaggio separato.
Impatto ambientale e economico
Questa mossa di Apple solleva interrogativi sull’effettivo beneficio ambientale di tale decisione. Mentre Apple sostiene di ridurre l’impatto ambientale, la necessità per i consumatori di acquistare caricatori separati potrebbe in realtà aumentare i rifiuti. Nonostante ciò, Apple risparmia sui costi di produzione e di spedizione, incrementando i propri profitti.
Reazioni e considerazioni
Questa politica potrebbe costringere i consumatori a considerare ulteriori costi e inconvenienti, bilanciando il desiderio di possedere l’ultima tecnologia con considerazioni ambientali e finanziarie. La situazione esemplifica una tendenza crescente tra i produttori di tecnologia di eliminare accessori essenziali dalla confezione principale sotto la bandiera della sostenibilità.
L’adozione da parte di Apple di questa politica per i suoi dispositivi iPad segue un modello ormai consolidato con gli iPhone, sottolineando una strategia aziendale che privilegia la riduzione dei costi e l’incremento dei profitti, con implicazioni miste per i consumatori e l’ambiente. Con questa mossa, Apple continua a spingere i consumatori verso un maggiore autogestione degli accessori, mentre solleva discussioni sull’effettivo impatto ambientale delle sue politiche di prodotto.
Smartphone
“Circle to Search” sbarca su tutti gli iPhone: come ottenerlo
Tempo di lettura: 2 minuti. Google rende disponibile la funzionalità “Circle to Search” su ogni iPhone attraverso un collegamento a Google Lens
All’inizio dell’anno, Google ha lanciato la funzionalità “Circle to Search” per Android, che consente agli utenti di fare uno screenshot e selezionare l’oggetto da cercare. Ora, grazie a Google Lens e agli Shortcuts di iOS, è possibile replicare questa capacità su qualsiasi iPhone.
Funzionamento di Circle to Search
Circle to Search differisce da Google Lens per la sua accessibilità universale su Android, attivabile con una pressione prolungata sulla barra dei gesti o sul pulsante home. Entrambi utilizzano la stessa tecnologia di ricerca e OCR (riconoscimento ottico dei caratteri), ma Circle to Search offre il vantaggio aggiuntivo di poter circondare o lassare gli elementi che si desidera selezionare anziché semplicemente toccarli.
Disponibilità su iOS
Google Lens è disponibile da tempo su iOS tramite l’app Google (Search). Recentemente, l’app Google ha introdotto uno shortcut che permette di scattare uno screenshot e inviarlo a Google Lens per l’analisi. Questo shortcut, chiamato “Search your screenshot,” può essere attivato facilmente con il pulsante Azione sull’iPhone 15 Pro.
Accessibilità su altri modelli di iPhone
La facilità di accesso può essere replicata su tutti gli altri iPhone moderni grazie al gesto di Back Tap. È possibile configurare il dispositivo per lanciare lo shortcut con un doppio o triplo tocco sul retro dell’iPhone:
- Vai su Impostazioni > Accessibilità > Tocco.
- Scorri verso il basso e seleziona Back Tap.
- Scegli tra Double Tap o Triple Tap.
- Nell’area degli Shortcut, scegli lo shortcut desiderato.
- Attiva Back Tap per applicare l’impostazione.
- Doppi o tripli tap sul retro del telefono per avviare lo shortcut.
Lo screenshot verrà inviato a Google Lens, permettendo agli utenti di copiare testi, tradurre o effettuare ricerche visive, con la possibilità di aggiungere una query testuale.
Anche se Circle to Search offre un’esperienza utente più ottimizzata, questo shortcut di Google Lens porta la funzionalità di ricerca visiva su ogni iPhone, sfruttando le funzionalità native di iOS. È una mossa intelligente da parte di Google, che estende ulteriormente l’utilità del suo strumento di ricerca visiva a un pubblico più ampio. Questa estensione non solo mostra l’adattabilità delle tecnologie di Google su diverse piattaforme, ma anche come tali strumenti possano migliorare l’interazione quotidiana degli utenti con il loro ambiente digitale.
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